ROMA – Crescono le polemiche sui polemica social dopo la notizia dell’annullamento della lavanda dei piedi da parte di un sacerdote, perché tra i fedeli partecipanti al rito ci sarebbero stati degli immigrati. E’ successo durante la messa serale del giovedì santo, nella chiesa di San Michele Arcangelo a Manduria, in provincia di Taranto: l’episodio è stato riferito da un cittadino, che ha postato sulla propria pagina Facebook la vicenda.
“Vergognosamente stasera il razzismo è salito sull’altare“. I fedeli non hanno potuto fare nulla contro la decisione del parroco, il quale non ha voluto ascoltare ragioni, salvo reagire poi sui social diffondendo la notizia dell’episodio: “Ci sarebbe tanto da dire ma mi limito a condividere il tuo sfogo, invito però molti a farsi un esame di coscienza” scrive un’altra signora in risposta; “Per fortuna nella Chiesa ci sono persone che combattono il razzismo, compreso il Santo Padre. Chi non segue i valori della solidarietà andrebbe, quanto meno, richiamato dalle autorità cattoliche” ha scritto un altro utente cattolico; “Abbiamo raggiunto il fondo” aggiunge un altro frequentatore della San Michele Arcangelo a conclusione di questa brutta pagina della parrocchia a causa dai Servi di Maria.
La Diocesi di Oria, sotto la cui competenza ricade Manduria, finge di non sapere nulla: starebbe aspettando che terminino le celebrazioni pasquali per far chiarezza sull’imbarazzante vicenda, specificando però nel frattempo che i padri che hanno officiato la messa in questione “non sono diocesani, ma religiosi appartenenti all’ente ecclesiastico dei Servi di Maria“». Come se tutto ciò fosse una giustificazione, quando invece costituisce un’aggravante.
Di tutt’altro avviso Papa Francesco Bergoglio che nel nel corso del rito della messa del Giovedì santo in Coena Domini nel carcere di Regina Coeli, ha lavato i piedi a diversi migranti ed ha dedicato la lavanda anche ai profughi di religione musulmana. Padre Vittorio Trani, francescano conventuale, che compirà a settembre 40 anni come cappellano di Regina Coeli ha spiegato che sono stati seguiti due criteri per sceglierli: quello territoriale e quello religioso.
“Qui ci sono detenuti che provengono dai cinque continenti e da oltre sessanta nazioni.” Per questo motivo sono stati scelti ha lavato i piedi a dodici detenuti provenienti da sette diversi Paesi: quattro italiani, due filippini, due marocchini, un moldavo, un colombiano, un nigeriano e uno della Sierra Leone. Otto di loro sono di religione cattolica; due musulmani; uno ortodosso e uno buddista, quattro europei, quattro africani (provenienti da Marocco, Nigeria e Sierra leone), tre asiatici (due filippini e un moldavo) e un colombiano.
Volevamo poi dare espressione alle diversità religiose presenti nel carcere: i dodici sono in maggioranza cattolici, e poi un ortodosso, due musulmani e un buddista“. I due musulmani sono immigrati. Per i detenuti, ha aggiunto ancora padre Trani, è stata “una grandissima emozione. Incontrare il Papa è la possibilità di stare a contatto con una figura straordinaria: il responsabile della religione cattolica ma anche un uomo straordinario che non dimentica nessuno“.
Gesù “viene a servirci”, ha detto papa Francesco a Regina Coeli. Egli “non si chiama Ponzio Pilato. Gesù non sa lavarsi le mani” ed ha aggiunto, “che ha voluto scegliere 12 di voi, come i 12 apostoli, per lavare i piedi. Oggi io, che sono peccatore come voi, ma rappresento Gesù, sono ambasciatore di Gesù“, ha continuato il Papa. “Oggi, quando io mi inchino davanti a ognuno di voi, pensate: “Gesù ha rischiato in quest’uomo, un peccatore, per venire da me e dirmi che mi ama“. Questo è il servizio, questo è Gesù: non ci abbandona mai; non si stanca mai di perdonarci. Ci ama tanto. Guardate come rischia, Gesù“.
Esattamente il contrario di certi preti “razzisti” che farebbero bene a lasciare la Chiesa.