ROMA – Pasquale Tridico neo-presidente dell’ Inps a margine di un incontro al Salone del Libro di Torino, ha reso noto che su oltre un milione di domande ricevute per ottenere il reddito di cittadinanza, 3 su 4 sono state autorizzate dall’Inps. Per circa 300mila, una volta ricevuta la tessera con l’importo accreditato, scatta la seconda fase, quella cioè prevede l’”attivazione” dei beneficiari per essere avviati a un percorso di inclusione sociale o lavorativa.
In realtà però sulla base di quanto risulta a diversi CAF , i centri di assistenza fiscale sparsi sul territorio, sta crescendo in maniera esponenziale il numero di “beneficiari” del reddito di cittadinanza che sono decisi a tornare indietro sui propri passi, rinunciando alla tessera prepagata, al punto tale che l’Inps presa alla sprovvista dalle molte rinunce, si sarebbe messa al lavoro per predisporre la procedura di rinuncia. Qualcosa che nè il Ministro del Lavoro Luigi Di Maio, nè i dirigenti dell’ INPS immaginavano minimamente.
Numero che però non equivale ai beneficiari effettivi che si ottengono sottraendo il 25% (il tasso di rifiuto delle richieste registrato in media finora). A conti fatti quindi i nuclei beneficiari finora sono 710mila che equivalgono a circa 1,8 milioni di italiani (numero che si ottiene moltiplicando per 2,5: la composizione media di una famiglia). Sono tanti o pochi? In realtà questo numero può considerarsi un mezzo “flop” se si prende in considerazione la platea di persone sbandierata dai Cinque Stelle a cui sarebbe destinato il loro cavallo di battaglia.
Da mesi si parla di una platea di 5 milioni di poveri che è stata ribadita anche dallo stesso vice premier Luigi Di Maio, durante la presentazione lo scorso 4 febbraio della prima card per il reddito di cittadinanza insieme al premier Giuseppe Conte . Una stima tra l’altro anche inferiore rispetto a quanto annunciato in passato. Quando i “grillini” cominciarono a ragionare anni fa sulla possibilità di introdurre il reddito di cittadinanza parlavano addirittura di 9 milioni di italiani (per una spesa di 17 miliardi). Come sempre fanno i conti senza alcuna credibilità
Le prime stime al momento prevedono circa 100mila persone che vorrebbero rinunciare. Perchè ? I motivi sono diversi: gli importi sono molto più bassi rispetto alle promesse del M5S, oltre anche al timore di subire dei controlli quindi . Per molti cittadini, insomma, ricevere il reddito di cittadinanza sarebbe un problema . Sono quei 35mila beneficiari di importi mensili oscillanti tra i 40 e i 50 euro, gli oltre 11mila tra i 50 e i 75 euro , ed i quasi 20mila che ricevono tra i 75 ed i 100 euro mensili. Ma ci sono anche quei 40mila che non arrivano a percepire neanche 200 euro !
“Beneficenze di Stato” ( o “reddito di cittadinanza” chiamatelo come volete !) ben lontane dai 780 euro al mese del beneficio “pieno” previsto per un single, come da promesse elettorali del M5S. Sul lato dei controlli, chiamati a scendere in campo sono i Comuni, l’Inps, l’Ispettorato del lavoro e la Guardia di Finanza che dovrebbero attivarsi nella fase due di applicazione del reddito di cittadinanza, chiamati a scovare i “furbetti” che hanno ricevuto la card, ma non sono in regola con i requisiti previsti per Legge.
La legge prevede diversi casi in cui il reddito di cittadinanza viene perso. È sufficiente che uno dei componenti del nucleo familiare non effettui la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro; oppure non sottoscriva il Patto per il lavoro o il Patto per l’inclusione sociale; o che non partecipi, in assenza di giustificato motivo, alle iniziative di carattere formativo o di riqualificazione o ad altra iniziativa di politica attiva o di attivazione; non aderisca ai progetti utili alla collettività, nel caso in cui il comune di residenza li abbia istituiti; non accetti almeno una di tre offerte di lavoro congrue oppure in caso di rinnovo, non accetta la prima offerta di lavoro congrua oppure non comunichi l’eventuale variazione della condizione occupazionale oppure effettua comunicazioni mendaci producendo un beneficio economico del reddito di cittadinanza maggiore; non presenti una Dsu aggiornata in caso di variazione del nucleo familiare; o che venga trovato, nel corso delle attività ispettive svolte dalle competenti autorità, intento a svolgere attività di lavoro dipendente, ovvero attività di lavoro autonomo o di impresa, senza averlo comunicato.
Infatti la Legge prevede che chiunque presenti dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere oppure ometta informazioni dovute è punito con la reclusione da due a sei anni. È prevista la reclusione da uno a tre anni , invece, nei casi in cui si ometta la comunicazione all’ente erogatore delle variazioni di reddito o patrimonio, nonché di altre informazioni dovute e rilevanti ai fini della revoca o della riduzione del beneficio. In entrambi i casi, è prevista la decadenza dal beneficio con efficacia retroattiva e la restituzione di quanto indebitamente percepito.
Concludendo in base a questi numeri od a quelli previste dalla relazione tecnica del decreto si può affermare che il reddito di cittadinanza ha raggiunto finora la metà dei potenziali beneficiari. Insomma il bicchiere sarebbe realmente mezzo vuoto .