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22 Novembre 2024 06:30

Referendum, vince il No. Renzi si dimette

"Mi assumo tutte le responsabilità della sconfitta. Chi lotta per un'idea non può perdere - ha aggiunto-. Voi non avete perso, sentitevi soddisfatti per il vostro lavoro. Vorrei che foste fieri di voi stessi".

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Il premier Matteo Renzi  dopo la sconfitta nel referendum costituzionale, poco prima di incontrate la stampa, ha telefonato al Presidente della Repubblica.  Arrivato per una dichiarazione alla stampa a Palazzo Chigi dopo l’esito del referendum ha detto:  “Si può perdere un referendum, ma non si perde il buon umore. Io ho perso e lo dico a voce alta, nella politica italiana non perde mai nessuno. Io credo nella democrazia, andiamo via senza rimorsi . Mi assumo tutte le responsabilità della sconfitta e dico agli amici del Sì che ho perso io, non voi. Tutto il Paese  – ha aggiunto – sa di poter contare su un guida autorevole e salda come quella del presidente Mattarella. Il Governo – ha dichiarato il premier – sarà al lavoro nei prossimi giorni per assicurare l’iter della legge di bilancio e seguire i provvedimenti sul post sisma. Qui in questa sala saluterò il mio successore, chiunque egli sarà, e gli consegnerò la campanella e il dossier delle cose che restano da fare”.

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Il premier Matteo Renzi annunciando le proprie dimissioni dopo la sconfitta nel referendum costituzionale ha detto: “Ho perso e a saltare è la mia poltrona. L’esperienza del governo è finita e nel pomeriggio salgo al Colle per dimettermi. Volevo tagliare le poltrone della politica e alla fine è saltata la mia”

Cdg renzi_agneseRenzi ha ringraziato la propria famiglia .Grazie ad Agnese, per aver sopportato la fatica di questi mille giorni e per come ha splendidamente rappresentato il nostro Paese” – ha detto Renzi, davanti alla moglie che era presente alla conferenza stampa – “Grazie ai miei figli. Sono stati mille giorni che sono volati, ora per me è tempo di mettersi in cammino”.  

Renzi visibilmente emozionato durante la conferenza stampa convocata a Palazzo Chigi intorno a mezzanotte,  sotto lo sguardo della moglie Agnese,  presente in sala per accompagnarlo come ha  fatto spesso nei momenti più importanti del suo mandato ha fatto quello che aveva annunciato all’inizio della campagna elettorale, in caso di vittoria del No.

CdG agnese renzi

 “Domani pomeriggio convocherò il consiglio dei ministri – ha detto il premier – ringrazierò i miei colleghi e salirò al Quirinale, dove consegnerò le dimissioni nelle mani del presidente Mattarella” ringraziando tutto coloro che hanno lavorato perché le riforme andassero avanti  . “L’esperienza del mio governo finisce quiIn questa sala saluterò il mio successore, chiunque egli sarà, e gli consegnerò la campanella e il dossier delle cose che restano da fare“.

Hollande, omaggio a Renzi: “Riforme coraggiose” Il presidente della Repubblica francese, Francois Hollande, “prende atto con rispetto della decisione del presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi di dimettersi in seguito al risultato negativo del referendum in Italia“. Hollande, in un comunicato diffuso in nottata dall’Eliseo, “rende omaggio al dinamismo” di Renzi e alle “sue qualità messe al servizio di riforme coraggiose per il suo paese“.

La maggioranza di Renzi non esiste, né sui territori né nel Paese e forse neppure in Parlamento. La minoranza Pd nella società italiana è ininfluente. Il partito ridotto negli ultimi tempi a comitato elettorale dell’americano Jim Messina, il “guru” che ha fatto perdere tutti i suoi clienti, ha perso ogni contatto con la realtà. Eppure tocca al Pd ed a Renzi indicare una strada. Perché nell’azzardo politico del referendum c’è un Senato che rivive ma è privo di legge elettorale. Una Camera con l'”Italicum“, fino a quando durerà. E un governo da mettere in piedi, se non si vuole portare il Paese allo sfascio. Perché questo è il risultato delle scommesse renziane, e non si può dare la colpa dei cittadini che hanno votato no: non c’è legge per eleggere il Senato, forse non ci sarà neppure quella per la Camera, non c’è un governo. La tempesta perfetta che si temeva è arrivata.

Renzi se ne va, travolto da un’ondata di piena. Il  negli ultimi giorni appariva in rimonta , anche si attendeva una sconfitta, ma sicuramente non di queste dimensioni: una vera disfatta. Il trionfo renziano del 2014, il 40 per cento conquistato nelle elezioni europee, si capovolge nel suo opposto: il SI resta inchiodato al 40, come una maledetta beffa, il NO sfiora il 60, venti punti di differenza. Un baratro che si spalanca in tutte le regioni, tranne il Trentino Alto Adige: il 61 per cento dei no in Veneto, il 57 in Lombardia, il 72 in Sardegna, il 69 in Campania. Il NO arriva al 70%  nella Napoli di Luigi De Magistris ed incredibilmente nella Bari “renziana” di Antonio Decaro. Vince ad Agropoli, la città salernitana “regno” di Vincenzo De Luca.

Renzi ha perso, ma non ha vinto l’Accozzaglia che incredibilmente già da stanotte litiga. La corsa tra i capi della destra a occupare i primi minuti televisivi per mettere la firma sulla vittoria è il prologo di quello che sta per succedere tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi e dentro Forza Italia. I big del Movimento 5 Stelle si presentano come “vincitori” per  chiedere le elezioni subito.

Il presidente Mattarella riceverà Matteo Renzi già oggi per valutare con lui i passi da compiere. Subito dopo dopo la riunione del Consiglio dei ministri, il premier salirà al Quirinale e a quel puntole strade possibili  saranno due . Se Renzi, nonostante la propria ferma volontà annunciata, ascolterà l’invito del Capo dello Stato a rifletterci e a verificare l’esistenza di una maggioranza, almeno per completare l’iter della legge di bilancio e riformare la legge elettorale, il premier sarà rinviato alle Camere per chiedere una nuova fiducia. Mattarella infatti non ritiene che una bocciatura a una consultazione referendaria comporti la caduta del governo. Ma tale ipotesi sembrerebbe a questo punto da escludere. Se Renzi intende confermare, come ha detto chiaramente stanotte dopo il voto, le sue dimissioni irrevocabili, a quel punto il Capo dello Stato non potrà che prenderne atto e si aprirà ufficialmente una crisi di governo.

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Le decisioni di  Mattarella.  In questo caso il Capo dello Stato dovrebbe avere sul suo tavolo  tre ipotesi da verificare in tempi rapidi. La prima ipotesi , calibrata sulla necessità di arginare i rovesci dell’economia, sarebbe quella di affidare la guida del governo al ministro dell’economia  Padoan, che avrebbe dalla sua la solidità dei rapporti intessuti con le autorità di Bruxelles e l’appoggio di Renzi, disponibile, sebbene non ufficialmente, a questa possibilità. Anche se è inutile nascondersi che un governo Padoan in diretta continuità con quello uscente, e senza alcuna novità consistente  nella sua composizione, non verrebbe mai accettato dal fronte del No , del quale serve la collaborazione per definire una nuova legge elettorale.

Nasce da questa ipotesi la possibilità che il Presidente della Repubblica, capovolgendo letteralmente questa impostazione,  innanzitutto cerchi di far cadere i veti alla nascita del nuovo Governo indicando, com’è avvenuto altre volte, una personalità al di sopra delle parti e di rilievo istituzionale per metterlo in condizione di poter gestire un  negoziato che si presenta molto difficile sul sistema elettorale con cui si dovrà andare al voto. Padoan in questo scenario alternativo, potrebbe anche restare alla guida del Ministero dell’ Economia per garantire la continuità dei rapporti con l’Unione europea.

E’ ritornato a circolare il nome del presidente del  Senato Pietro Grasso. I suoi rapporti con Renzi, notoriamente  non sono idilliaci, ma l’ex-procuratore nazionale antimafia Grasso ha alcuni punti a suo favore: ha condotto con equilibrio la riforma che per i senatori significava tagliare il ramo sul quale erano seduti, portandola all’approvazione finale. Inoltre ha  una quarantennale carriera di apprezzato magistrato alle spalle ed una preparazione giuridica a 360° che gli consentirebbe di muoversi tra i meandri complicati dei sistemi elettorali. Grasso inoltre  gode di un solido rapporto con Mattarella, che nasce dai giorni tragici dell’assassinio mafioso del fratello del Capo dello Stato. Infine è bene ricordare che Grasso è stato eletto sullo scranno più alto di Palazzo Madama anche con i pochi significativi voti del Movimento 5 Stelle, che farebbe fatica a dirgli di “no”.

Le dimissioni di Renzi breaking news nel mondo. Le dimissioni annunciate dal premier Matteo Renzi dopo la sconfitta al referendum diventano immediatamente “breaking news” nel mondo. “Renzi si dimette dopo la dura sconfitta“, scrive l’inglese  Bbc. mentre il Guardian titola  “Il premier lascia“, il Washington Post dà la notizia delle dimissioni dopo la “sonora sconfitta al referendum“. Anche El Pais, The Telegraph  riportano in apertura la notizia delle dimissioni di Renzi .

 

Altissima l’affluenza al voto. Il voto di oggi ha visto un’affluenza altissima, quasi al 70%, ma anche l’esplosione del caso delle matite cancellabili, che ha scatenato una vera e propria psicosi in tutto il Paese, di cui adesso il M5S stranamente… non parla più.

Affluenza al 68,48%, si è votato di più al Nord E’ del 68,48% l’affluenza al referendum costituzionale. Questo il dato definitivo reso noto dal Viminale. All’estero, quando sono disponibili i dati di 199 sezioni su 1.618, l’affluenza è al 26,43%. Il dato finale conferma che nelle Regioni del Nord c’è stata una partecipazione massiccia mentre al Sud è stata sotto la media. La maggiore partecipazione è stata registrata in Emilia Romagna con il 75,93%, fanalino di coda la Calabria con il 54,44%.

Farnesina: Ha votato il 30,89% degli italiani all’estero Il ministero degli Esteri rende noto che dei 4.052.341 di italiani all’estero aventi diritto al voto, hanno partecipato alla consultazione referendaria 1.251.728 elettori. Il dato corrisponde a un’affluenza del 30,89%

Euro in picchiata, più che dopo Brexit. Immediate le reazioni sui mercati finanziari dopo l’annuncio di dimissioni di Renzi,  con l’euro che scivola ai suoi minimi da 20 mesi, perdendo di più di quanto lasciò sul terreno dopo la Brexit.  L’euro in apertura di contrattazioni alla Borsa di  Tokyo si deprezza di oltre l’1,2% al cambio con lo yen,  e subito dopo il risultato del referendum in Italia. La valuta nipponica, considerata un bene rifugio nelle fasi congiunturali di instabilità finanziaria, avanza fino a quota 119,50 nei confronti della moneta unica, da valori di 120,20 di venerdì scorso, per poi stabilizzarsi intorno a quota 120. A Wall Street gli indici future – secondo quanto riporta la Cnbc – hanno aperto leggermente in calo dopo la sconfitta e le dimissioni annunciate da Renzi. Le Borse cinesi aprono la seduta in territorio negativo, subito dopo il risultato del referendum in Italia: l’indice Composite di Shanghai cede l’1,23% e si attesta a 3.203,78 punti, mentre quello di Shenzhen perde l’1,03%, fermandosi a quota 2.063,07.

Da oggi saranno numerose le incognite che attendono l’Italia, che ora appare indebolita nei suoi rapporti con i partner dell’Unione. Dallo spread ai tassi d’interesse sui titoli di Stato, dalla ricapitalizzazione delle banche ai conti pubblici, dall’ instabilità politica alla gestione dell’emergenza migranti, la strada per il Paese si annuncia in salita. Il primo test a Bruxelles sarà tra poche ore, quando  il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan alle 10 sarà all’ Eurogruppo per spiegare la manovra dell’Italia per il 2017. A lui spetterà il compito di tenere la barra dritta, nonostante il voto, nonostante tutto, per spiegare ai colleghi come e con quali misure il governo intende raggiungere gli obiettivi indicati per il prossimo anno dopo che la Commissione, a metà novembre, ha classificato «a rischio» di violazione del Patto di stabilità il programma italiano.

CdG matteo renzi dimissioniQuesto il testo integrale del discorso di Matteo Renzi :

Oggi il popolo italiano ha parlato, ha parlato in modo inequivocabile. Ha scelto in modo chiaro e netto e credo che sia stata una grande festa per la democrazia. Le percentuali di affluenza sono state superiori a tutte le attese. È stata una festa che si è svolta in un contesto segnato da qualche polemica in campagna elettorale, ma in cui tanti cittadini si sono riavvicinati alla Carta costituzionale, al manuale delle regole del gioco, e credo che questo sia molto bello, importante e significativo.  

Sono orgoglioso dell’opportunità che il Parlamento, su iniziativa del governo, ha dato ai cittadini di esprimersi nel merito della riforma. Viva l’Italia che non sta alla finestra ma sceglie. Viva l’Italia che partecipa e che decide. Viva l’Italia che crede nella politica. 

Il No ha vinto in modo netto, ai leader del fronte del No vanno le mie congratulazioni e il mio augurio di buon lavoro nell’interesse del Paese, dell’Italia e degli italiani. Questo voto consegna ai leader del fronte del No oneri e onori insieme alla grande responsabilità di cominciare dalla proposta, credo innanzitutto dalla proposta delle regole, della legge elettorale. Tocca a chi ha vinto, infatti, avanzare per primo proposte serie, concrete e credibili.  

Agli amici del Sì, che hanno condiviso il sogno di questa riforma, una campagna elettorale emozionante, vorrei consegnare un abbraccio forte, affettuoso, vorrei uno per uno. Ci abbiamo provato, abbiamo dato agli italiani una chance di cambiamento semplice e chiara. Ma non ce l’abbiamo fatta, non siamo riusciti a convincere la maggioranza dei nostri concittadini; abbiamo ottenuto milioni di voti, ma questi milioni di voti sono impressionanti ma insufficienti. Volevamo vincere, non partecipare e allora mi assumo tutte le responsabilità della sconfitta e dico agli amici del Sì che ho perso io, non voi. 

Chi lotta per un’idea non può perdere. Voi avevate un’idea meravigliosa, in particolare in questa stagione della vita politica europea. Volevate riavvicinare i cittadini alla cosa pubblica, combattere il populismo, semplificare il sistema e rendere più vicini cittadini e imprese. Avete fatto una campagna elettorale casa per casa, a vostre spese, senza avere nulla da chiedere ma solo da dare. Per questo voi non avete perso. Stasera andando a risposare o domani andando a lavorare sentitevi soddisfatti dell’impegno, della passione, delle idee. Intendiamoci, c’è rabbia, c’è delusione, amarezza e tristezza ma vorrei foste fieri di voi stessi. Fare politica andando contro qualcuno è molto facile, fare politica per qualcosa è più difficile ma più bello. Siate orgogliosi di questa bellezza. Non smettete mai di pensare che si fa politica pensando che si fa politica per i propri figli e non per le alchimie dei gruppi dirigenti.  

Arriverà un giorno in cui tornerete a festeggiare una vittoria e quel giorno vi ricorderete delle lacrime di questa notte. Si può perdere il referendum ma non si può perdere il buonumore. Si può perdere una battaglia ma non la fiducia che questo è il Paese più bello del mondo e quella bandiera rappresenta gli ideali di civiltà, educazione e bellezza che ci fano grandi e orgogliosi della nostra civiltà. Io invece ho perso.  

Nella politica italiana non perde mai nessuno, non vincono ma non perde mai nessuno. Dopo ogni elezione resta tutto com’è. Io sono diverso, ho perso e lo dico a voce alta, anche se con il nodo in gola. Perché non siamo robot. Non sono riuscito a portarvi alla vittoria. Vi prego di credermi quando vi dico che veramente ho fatto tutto quello che penso si potesse fare in questa fase. Io non credo che la politica sia il numero inaccettabile di politici che abbiamo in Italia. Io non credo che si possa continuare in un sistema in cui l’autoreferenzialità della cosa pubblica è criticata per decenni da tutti e poi al momento opportuno non venga cambiata. Ma credo nella democrazia e per questo quando uno perde non fa finta di nulla, fischiettando e andandosene sperando che tutto passi in fretta nella nottata.

Credo nell’Italia è per questo credo sia doveroso cambiarla. Nei mille gironi e nelle mille notti passati in questo palazzo ne ho viste le possibilità straordinari, uniche al mondo. ma perché queste possibilità si realizzino, le uniche chance che abbiamo è scattare, non galleggiare, è credere nel futuro, non vivacchiare. La democrazia italiana di oggi si basa su un sistema parlamentare. Quando abbiamo chiesto la fiducia abbiamo chiesto di semplificare il sistema, di eliminare il bicameralismo, abbassare i costi della politica, allargare gli spazi di democrazia diretta. Questa riforma è quella che abbiamo portato al voto. Non siamo stati convincenti, mi dispiace, però andiamo via senza rimorsi, perché se vince la democrazia e vince il no, è anche vero che abbiamo combattuto la buona battaglia con convinzione e passione.

Come era evidente e scontato dal primo giorno, l’esperienza del mio governo finisce qui. Credo che per cambiare questo sistema politico in cui i leader sono sempre gli stessi e si scambiano gli incarichi ma non cambiano il Paese, non si possa far finta che tutti rimangano incollati alle proprie consuetudini prima ancora che alle proprie poltrone.

Volevo cancellare le troppe poltrone della politica: il Senato, le Province, il Cnel. Non ce l’ho fatta e allora la poltrona che salta è la mia. Domani pomeriggio riunirò il Consiglio dei ministri, ringrazierò i miei colleghi per la straordinaria avventura, una squadra coesa, forte e compatta, e salirò al Quirinale dove al presidente della Repubblica consegnerò le mie dimissioni. Tutto il Paese sa di poter contare su una guida autorevole e salda quale quella del Presidente Mattarella.

In questi giorni il Governo sarà al lavoro per completare l’iter di una buona legge di Stabilità, che deve essere approvata al Senato e per assicurare il massimo impegno ai territori colpiti dal terremoto. Lasceremo a chi prenderà il nostro posto il prezioso progetto di Casa Italia. Come sapete vengo dall’associazionismo, dal mondo scout e il fondatore dello scoutismo, Baden-Powell, diceva che bisogna lasciare i posti meglio di come si sono trovati. Lasciamo la guida dell’Italia con un Paese che è passato dal -2% al +1% di crescita del Pil, che ha 600mila occupati in più con una legge, quella sul mercato del lavoro, che era attesa da anni, con un export che cresce e un deficit che cala.

Lasciamo la guida del Paese con un’Italia che ha finalmente una legge sul terzo settore, sul dopo di noi, sulla cooperazione internazionale, sulla sicurezza stradale, sulle dimissioni in bianche, sull’autismo, sulle unioni civili. Una legge contro lo spreco alimentare, contro il caporalato, contro i reati ambientali. Sono leggi con l’anima, quelle di cui si è parlato di meno ma a cui tengo di più. Lasciamo infine l’Italia con un 2017 in cui saremo protagonisti in Europa a marzo con l’appuntamento di Roma per i sessant’anni dell’Unione. Saremo protagonisti a Taormina a maggio per il G7. Saremo protagonisti con la presidenza de consiglio di sicurezza dell’Onu a novembre. Aver vinto le sfide organizzative dell’Expo e del Giubileo non è merito del governo am di una struttura straordinaria di professionisti a cui va la mia rinnovata gratitudine. In particolar modo alle Forze dell’Ordine e alle Forze Armate di questo Paese che ho imparato a conoscere per una dedizione e una professionalità straordinaria alla bandiera e al Paese. Davvero grazie.

In questa sala, infine, attenderò di salutare con amicizia istituzionale e con un grande sorriso e un abbraccio il mio successore, chiunque egli sarà. Gli consegnerò la campanella simbolo della guida del governo e tutto il lungo dossier delle cose fatte e da fare.

Grazie ad Agnese per aver sopportato la fatica di mille giorni e grazie per come ha splendidamente rappresentato il nostro Paese. Grazie ai miei figli e grazie anche a tutti voi, anche se ringraziare i giornalisti alla fine, vero Filippo ?  ( Sensi il suo portavoce n.d.r.), è quasi una cosa impossibile. Sono stati mille giorni che sono volati, ora per me è il tempo di rimettersi in cammino, ma vi chiedo nell’era della post-verità, nell’era in cui in tanti nascondo quella che è la realtà dei fatti, di essere fedeli e degni interpreti della missione importante che voi avete e per la vostra laica vocazione.

Viva l’Italia, in bocca al lupo a tutti noi.

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