ROMA– E’ stata del 53,58% l’affluenza definitiva alle urne per le elezioni regionali in Basilicata, secondo i dati comunicati sul sito del Viminale. Si tratta di un dato in crescita rispetto alle precedenti regionali del novembre 2013 quando l’affluenza è stata del 47,60%. Ma in quell’ occasione si votava in due giorni: domenica e lunedì. Nella provincia di Potenza la quota di votanti è stata del 52,40%. Più alta in quella di Matera (56,22%).
Stando a una copertura del campione del 30 per cento si registra una forte avanzata della Lega, che potrebbe diventare il primo partito della Regione, in netto calo M5S , deludono Forza Italia e Partito Democratico (che in Basilicata si è presentato con la lista Comunità Democratiche), bene Fratelli d’Italia.
Il centrodestra a trazione leghista ottiene un nuovo successo alle regionali in Basilicata. A spoglio quasi ultimato i dati in arrivo dalle sezioni confermano solidamente il quadro tracciato dalle proiezioni diffuse dalla Rai a partire dalla mezzanotte. E i dati parlano chiaro: sarà Vito Bardi il nuovo governatore della regione.
Le proiezioni (con campione al 41 per cento) indicano che Vito Bardi , un ex generale della Guardia di finanza fortemente voluto da Forza Italia e sostenuto da cinque liste, dovrebbe ottenere il 42 per cento dei voti, distanziando il candidato Carlo Trerotola – che aveva l’appoggio di 7 liste – di quasi 9 punti. Con questo risultato il centrosinistra perderebbe la guida della regione dove governava dal 1995. Un nuova sconfitta elettorale per il Movimento Cinquestelle, un vero e proprio crollo rispetto al 44 per cento ottenuto alle elezioni politiche di marzo.
Carlo Trerotola candidato del centrosinistra, riconosce la sconfitta: “Se ha vinto Bardi mi congratulo con lui, è stata una bella esperienza. Farò opposizione, lo devo ai cittadini, non è che posso dire ‘ho perso, vi saluto’“. Bardi, che non ha potuto votare perché residente a Napoli, ha seguito i primi risultati dal centro di Filiano, paese d’origine della famiglia. ha raggiunto il quartier generale a Potenza solo a risultato consolidato.
Lo si può considerare sicuramente di un test nazionale importante, l’ultimo confronto elettorale prima del voto europeo del prossimo 26 maggio. Il centrodestra, se le prime proiezioni saranno confermate, dopo Trentino, Friuli-Venezia Giulia, Molise, Abruzzo e Sardegna, avrà conquistato il sesto successo consecutivo, dal 4 marzo 2018, Il centrosinistra invece incasserebbe la prima sconfitta dopo l’elezione alla segreteria di Nicola Zingaretti, che ha chiuso la campagna elettorale a Matera, in una piazza affollata. Scontando innanzitutto il trauma del fallimento dell’ultimo presidente, Marcello Pittella, travolto dalle inchieste sulla sanità e rimasto in lizza per una candidatura fino poche settimane fa.
“Evviva, la #Basilicata si è data finalmente un buon #governo! Complimenti a tutti gli amici #lucani che hanno saputo votare bene!” scrive Silvio Berlusconi su Twitter. Un legame lungo dieci anni quello che unisce il generale della Guardia di Finanza in pensione, Vito Bardi, e l’ex premier, Silvio Berlusconi. Una vicinanza che parte a giugno del 2009 da Bari e arriva oggi qui a Potenza, dove Bardi è diventato il nuovo governatore della Basilicata fortemente voluto proprio da Berlusconi.
L’ex-generale Bardi è stato al centro di uno dei momenti più difficili e delicati dei passaggi che hanno segnato l’inizio della fine dell’esperienza politica di Silvio Berlusconi. Fu l’alto ufficiale che per primo conobbe, in un pomeriggio di giugno del 2009, quando poteva essere ancora depotenziato, l’affaire di Patrizia D’Addario, Gianpaolo Tarantini e della sua scuderia di ragazze per quello che l’ On. Avv . Ghedini definì “l’utilizzatore finale“: Silvio Berlusconi. Un segreto che Bardi ha saputo mantenere per anni, anche davanti ai magistrati di Lecce ai quali, quando gli chiesero come fossero andati i fatti, risponde pronunciando un nutrito elenco di “non so” e “non ricordo“.
Come racconta Giuliano Foschini sul quotidiano La Repubblica, il 26 Giugno 2009, quando l’Italia aveva appena scoperto l’esistenza di Giampi Tarantini, dopo le interviste delle escort Patrizia D’Addario e Barbara Monreale, venne alla luce l’ esistenza delle “cene eleganti” a Palazzo Grazioli, la residenza romana di Berlusconi. Nei palazzi romani nessuno sapeva nulla dell’inchiesta , e tutti avevano un disperato bisogno di sapere. Da Bari si temevano fughe di notizie e per questo avevano tenuto il massimo riserbo fino alle rivelazioni pubbliche delle due ragazze baresi.
Presso la Legione allievi di Bari venne così convocata una riunione tra i magistrati e i finanzieri che stanno conducendo l’indagine, il procuratore appena nominato dal Csm, Antonio Laudati. Poi, si era aperto lo scrigno delle “cene eleganti” a Palazzo Grazioli. Dell’inchiesta nei palazzi romani nessuno sapeva nulla, e tutti avevano un disperato bisogno di sapere. Da Bari temevano fughe di notizie e per questo avevano tenuto il massimo riserbo fino alle uscite pubbliche delle due ragazze. Presso la Legione allievi delle Fiamme Gialle a Bari venne convocata una riunione tra i magistrati e i finanzieri che stavano conducendo l’indagine, a cui parteciparono il procuratore Antonio Laudati appena nominato dal Csm, e Bardi, che arrivò a riunione in corso “per riprendere aspramente e con toni assai duri il colonnello del nucleo di Polizia tributaria che aveva omesso di tenerlo aggiornato sul contenuto e lo sviluppo delle indagini” scrivono i magistrati di Lecce.
Ai quali il pm Giuseppe Scelsi che conduceva l’inchiesta, raccontò: “La durezza dell’intervento dell’ufficiale aveva poi determinato uno stato di intimidazione e di tensione del personale“. Ma perchè Bardi voleva sapere? E soprattutto perché lui, che all’epoca era Comandante interregionale del Sud, e non il Comandante Regionale, Luciano Inguaggiato, che in linea gerarchica avrebbe di fatto occuparsi della vicenda ? I pm di Lecce hanno provato a fare questa domanda a Bardi ma “non soltanto – scrivono – si è trincerato dietro una serie di non ricordo ma, per giustificare la sua cattiva memoria, ha addirittura prospettato il dubbio di non essere stato presente a quella riunione“.
Bardi poco dopo diventò vice comandante generale della Finanza, facendo parte di quella “corrente” di generali dalle ottime relazioni politiche (Niccolò Pollari, Michele Adinolfi, per non parlare di Emilio Spaziante, arrestato per tangenti nell’inchiesta del Mose) che hanno contribuito a scrivere le pagine nere delle Fiamme gialle in Italia degli ultimi anni. L’ex generale Bardi finì per due volte nel registro degli indagati del pm John Henry Woodcock sia nell’inchiesta sulla P4 e in quella sulle corruzioni di alcuni finanzieri . Ma è stato vittima di due errori giudiziari: per lui infatti la Procura ha dovuto poi sempre chiedere l’archiviazione.