La sconfitta in Sardegna sembra davvero essere servita al centrodestra. Dopo ore di confronti, discussioni e silenzi strategici, un giro di telefonate intercorso tra Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani, ha consentito ai leader del partiti di governo di raggiungere un accordo sulle prossime elezioni Regionali. Chi ha assistito da vicino al confronto tra i leader, parla di un’intesa consacrata da quel “restiamo insieme” dichiarato all’indomani della vittoria di Alessandra Todde nelle regionali in Sardegna.
Infatti in una nota congiunta si legge: “I presidenti di Basilicata, Piemonte ed Umbria che hanno ben governato saranno i candidati di tutto il centrodestra unito ai prossimi appuntamenti elettorali” . È questo il primo effetto della sconfitta di Paolo Truzzu. L’aspirante governatore sardo ha in pratica mandato in naftalina – almeno fino a dopo le Elezioni Europee – il tentativo di Fratelli d’ Italia di riequilibrare i rapporti di forza all’interno del centrodestra. Adesso potranno confidare nella loro riconferma sia l’azzurro lucano Vito Bardi (al voto il 21 e il 22 aprile) che quello piemontese Alberto Ciro (alle urne nell’election day di giugno), ma anche l’umbra leghista Donatella Tesei, al voto però solo nel prossimo autunno.
Al tavolo delle trattative, non sono però mancate frizioni. Se il principio “della riconferma degli uscenti” chiesto a gran voce da Lega e Forza Italia era diventato difficile da respingere per Giovanni Donzelli, così come più difficile è stata la contrattazione sul Tesei. Pur non nutrendo particolari riserve sul nome (per di più considerando la regione Umbria una delle più difficili in cui riconfermarsi), Fratelli d’Italia avrebbe preferito interrompere la decisione, ma la Lega non ha voluto sentire ragioni. Così come, a parti esattamente invertite, non è risultato efficace il pressing con cui il Carroccio ha cercato di inserire all’interno del pacchetto negoziale anche il capitolo Veneto. Sul fronte Nord-Est alla fine, tutto è stato rinviato.
I salviniani, dopo aver sacrificato non senza polemiche Christian Solinas in Sardegna, avevano aperto il tavolo delle trattative chiedendo un cenno di disponibilità agli alleati su una partita molto importante sopratutto per i propri equilibri interni. Secondo le ricostruzioni offerte dai vertici della Lega, il responsabile degli Enti Locali Stefano Locatelli aveva messo sul tavolo due possibilità diverse a FdI, FI e Noi moderati: o il via libera al Senato all’emendamento al Dl elezioni che consentirebbe a Luca Zaia di concorrere nuovamente alla carica di governatore; oppure, in alternativa, la definizione di un principio di massima da rispettare d’ora in poi. “Anche dopo due mandati – spiegano dalla Lega – nelle Regioni in cui governiamo, il diritto di esprimere il nome del candidato spetta a chi ha vinto la tornata precedente“.
In poche parole più chiare: il Veneto resta leghista e Zaia, pur dovendo rinunciare allo scranno più alto, può sostenere un nome alternativo per la presidenza attraverso una sua lista (tre anni fa capace di raccogliere da sola 916mila voti). Se Fratelli d’Italia invece, ritiene di non essere abbastanza rappresentata a livello territoriale deve conquistare le Regioni governate dal centrosinistra. Non strapparle ai suoi alleati con una prova di forza.
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