ROMA – In Sardegna vince l’alleanza che un tempo aveva Berlusconi come “leader” incontrastato. Oggi lo scettro del comando è passato a Salvini, impegnato a governare a Roma assieme al Movimento Cinque Stelle, e nello stesso tempo in perfetta sintonia con i vecchi partner del centrodestra nei Comuni e nelle Regioni. Un’ anomalia che secondo molti analisti politici alla lunga non può durare. Il centrodestra ha vinto nettamente sia dove Salvini ha sfondato, come in Abruzzo (27,5%), sia dove non ha affatto sfondato, come in Sardegna (11,5%)
Il centrodestra ha vinto anche le Regionali in Sardegna. Dunque sarà Christian Solinas il nuovo governatore. “Oggi ha vinto la Sardegna. Ringrazio i sardi della fiducia, è stato premiato il progetto di governo che abbiamo presentato. Non ho mai visto un testa a testa, che non rispondeva al vero, 14 punti di vantaggio rappresentano un dato incontrovertibile“, dice subito dopo la vittoria. Ad ammettere la sconfitta è il candidato del centrosinistra, Massimo Zedda, che sottolinea, comunque, il buon risultato del Pd nella competizione, primo partito e sopra il Movimento cinque stelle nelle preferenze.
“Il risultato dà la vittoria al centrodestra – dice in conferenza stampa Zedda quando lo spoglio era oltre la metà – Ho provato a chiamare Christian Solinas e gli ho già mandato un messaggio per augurargli buon lavoro“.
Sono 1731 su 1.840 le sezioni scrutinate alle 13 di questa mattina in Sardegna per l’elezione del Consiglio regionale, mancano solo 109 delle sezioni complessive. I dati sono stati diffusi dalla Regione: Christian Solinas (centrodestra) è in vantaggio con il 47,8%. Poi Massimo Zedda (Centrosinistra) al 32,9%, e Francesco Desogus (M5s) con il 11,2%. Seguono Paolo Maninchedda (Partito dei Sardi) con il 3,4%, Mauro Pili (Sardi Liberi) con il 2,3%, Andrea Murgia (Autodeterminazione) con l’1,8% e Vindice Lecis (Sinistra Sarda) con lo 0,63%.
Il nuovo consiglio regionale sardo avrà quindi 60 seggi, grazie alla percentuale dei vincitori che supera il 40 per cento, vedrà il centrodestra accomodarsi in aula con 36 rappresentanti: il presidente Christian Solinas insieme a 35 consiglieri della sua maggioranza. Alla minoranza andranno 18 seggi al centrosinistra e 6 ai Cinquestelle.
Nella maggioranza 8 seggi alla Lega, 6 al Partito sardo d’azione (più Solinas), 6 a Forza Italia, 3 ciascuno a Udc, Sardegna 20Venti, Riformatori, Fratelli d’Italia, 1 a Uds, Sardegna Civica e Forza Paris. Nel centrosinistra oltre a quello per Zedda, 8 seggi al Partito Democratico, 2 ciascuno a Leu, Campo progressista, Noi La Sardegna e Futuro Comune, 1 a Sardegna in Comune. Soltanto 6 seggi infine all’M5S.
“Dalle politiche a oggi se c’è una cosa certa è che su sei consultazioni elettorali, la Lega vince 6 a zero sul Pd. Anche in Sardegna, dopo il Friuli, il Molise, Trento, Bolzano e l’Abruzzo i cittadini hanno scelto di far governare la Lega. E come in Abruzzo anche in Sardegna è la prima volta che ci presentiamo alle Regionali. Grazie a tutti quelli che hanno deciso di darci fiducia“. Così il segretario della Lega, Matteo Salvini ha commentato il voto in Sardegna.
Di professione fa il bibliotecario e anche questa mattina a spoglio in corso è andato a lavoro: “Non sono una persona che vive di politica ma io ci ho messo la faccia sin dall’inizio. Di Maio ha preferito non competere con Salvini“. Così risponde al telefono ai giornalisti Francesco Desogus, il candidato presidente del Movimento 5 Stelle in Sardegna, quando i dati lo danno intorno all’11%.
Il quadro che emerge dal voto della Sardegna, consente di ricavare alcune indicazioni utili. Sebbene divisi sul territorio, M5S e Lega hanno sempre ottenuto, come pura somma numerica, la maggioranza dei consensi. Finora è andata così. Stavolta invece i due partiti di governo, affiancati in via ipotetica, raggiungono a mala pena un quarto dei voti. Non è un dato banale. Sì è votato per la Regione, ma l’elettorato comunque ha sancito una bocciatura di questa stramba dinamica – tra centro e periferia – dei partiti attualmente alla guida della nazione. Al di là dei sondaggi, il dato elettorale non permette di rintracciare un “blocco di maggioranza” in grado virtualmente d’imporsi malgrado le divisioni sul territorio.
Ma Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni vanno in pressing su Matteo Salvini che rivendica il risultato del centrodestra. Berlusconi è talmente felice per il naufragio grillino in Sardegna che presta poca attenzione a mediocre risultato di Forza Italia. E tantomeno va cercando scuse, tipo prendersela col fido Cappellacci che, per una serie di vendette barbaricine, si è scontrato con l’altro “capobastone” Floris; uno scontro interno in Forza Italia che ha causato una mini-scissione ed, invece di raggiungere il 12 per cento, ha portato a casa appena l’ 8%.
Che dire, sul fronte opposto, del risultato del Pd? È vero, si può registrare una tenuta elettorale. Non siamo al tracollo annunciato, alla pratica liquidazione di un progetto ambizioso, nato nel 2007, sebbene i problemi rimangano e siano davvero grandi. L’illusione che il crollo del M5S giovi al Pd s’infrange però sugli scogli dei numeri elettorale. Evidentemente la proposta dei riformisti risulta tuttora alle prese con un deficit di credibilità. Si tratta, quindi, di capire e conseguentemente predisporre una strategia che riporti in campo aperto una funzione politica equilibrante, capace di rendere operativa e credibile una nuova alleanza democratica, nuova soprattutto nel modo di concepire la collaborazione tra centro e sinistra. Il Pd ha questo compito, altrimenti non risponde alla sua originaria ambizione. E può morire.
Da rosse ad azzurre: la mappa delle Regioni dopo il voto in Sardegna
Nel 2014 ben 16 regioni erano di centrosinistra e soltanto 3 di centrodestra. Oggi l’equilibrio è di 10 a 9, in attesa del voto in Basilicata del prossimo 24 marzo e di quello, entro l’anno, in Piemonte, Calabria e Emilia