di Marco Nese
Attribuire a Renzi tutta la responsabilità della disfatta del Pd non è corretto. Gli elettori, almeno quelli che ancora vanno a votare, si sono stufati di una sinistra parolaia e supponente.
Una sinistra che si è caratterizzata in questa infausta legislatura per le sortite sempre stonate della Boldrini, per un Parlamento impantanato in discussioni che lasciavano indifferente e sconvolta tutta quella fascia crescente di persone travolte dalla crisi.
Mesi persi a parlare di matrimoni gay e ora altri mesi buttati a litigare per lo ius soli.
Mentre un signore dal forbito eloquio e dai lombi borghesissimi come Pisapia scopre di avere la formula magica per rivitalizzare la sinistra. Ma mi faccia il piacere, diceva Totò. Qualcuno l’ha definita la “sinistra hipster”, la sinistra fighetta dei ricchi che pensano di sapere cosa serve alla classe media e ai poveracci. Ma in realtà sanno solo cosa serve a loro.
E la signorina Maria Elena? Ha aperto un profilo Instagram dove si mostra sola soletta seduta in un pullman, per far credere che lei viaggia in autobus come un proletario qualsiasi. Tutta gente finta. Nella realtà lei viaggia su un’auto con la scorta. Ero ancora universitario quando capitai in uno di quei salotti romani frequentato da gente col portafogli gonfio, ma che si sentiva tanto ma tanto di sinistra.
Alla fine della serata, dopo aver mangiato e bevuto, tutti mi salutarono festosi dicendo: “Torna a trovarci. Bella serata, ma non abbiamo parlato neanche un po’ di operai“. Ecco, a quel tempo nei salotti della sinistra si parlava di operai. Ma chi l’aveva visto mai un operaio? Non è cambiato nulla. La sinistra non parla più di operai, ma si perde dietro ad argomenti fatui.
Per onestà devo dire che se Renzi fosse stato meno presuntuoso, meno chiacchierone e avesse elaborato un programma serio, avrebbe potuto liquidare la vecchia sinistra inconcludente. Ma finora non ne ha imbroccata una.
E ormai è troppo tardi
*giornalista del CORRIERE DELLA SERA