Una polemica interminabile quella tra politica e magistratura, che continua da trent’anni. Una vicenda che ha lasciato aperta una profonda ferita. Una vicenda familiare, sfociata in una dinamica pubblica. Matteo Renzi, torna ad attaccare sulla sua Enews, il potere giudiziario. “Chi mi segue da tempo sa che nel pieno della campagna referendaria del 2016 tra le tante fake news che mi hanno mostrificato l’immagine c’era quella di mio cognato Andrea, il marito di mia sorella Matilde, che avrebbe aiutato a sottrarre dei fondi dell’Unicef”.
La Procura di Firenze ha chiesto l’assoluzione del cognato di Matteo Renzi, Andrea Conticini, e dei suoi fratelli Alessandro e Luca, imputati per una presunta sottrazione di 6,6 milioni di dollari destinati all’assistenza all’infanzia in Africa. I reati contestati erano l’appropriazione indebita e l’autoriciclaggio per Alessandro e Luca Conticini, il riciclaggio per Andrea.
Al centro del processo donazioni provenienti da Fondazione Pulitzer tramite Operation Usa, Unicef e altri enti umanitari internazionali. In relazione al denaro erogato da Unicef l’accusa, rappresentata dall’aggiunto Luca Turco, ha chiesto il non doversi procedere per Alessandro Conticini per intervenuta prescrizione del reato. Riguardo alle altre contestazioni, invece, è stata chiesta l’assoluzione per tutti e tre i fratelli. “perchè il fatto non sussiste”
“La famiglia Renzi ruba i soldi destinati ai bambini africani’” questo il liet-motiv insopportabile che alcuni organi di stampa e diversi parlamentari populisti cavalcarono a quel tempo. I fatti contestati dalla Procura erano del 2011, l’indagine è iniziata nel 2016. Luca Turco (quello di Open e dell’arresto dei miei genitori), durante la requisitoria, ha detto che dopo sette anni e mezzo di indagine e un processo infinito anche lui si è convinto che il fatto non sussiste. E ha chiesto l’assoluzione. Il Fatto Quotidiano ci ha montato sopra una polemica incredibile con tanto di titoli show contro legge ad cognatum, ma il fatto penale non sussiste”.
Il leader di Italia Viva si sofferma sulla sofferenza del suo congiunto. “Vorrei che per un attimo pensaste ad Andrea, un bravo ragazzo, gran lavoratore, scout bolognese, educatore, laureato in teologia, padre affettuoso di quattro bambine. Ha sposato mia sorella, ok, ma quello non è un reato; non ancora almeno. Gli hanno tolto l’accesso ai conti correnti in banca, gli hanno tolto tanti lavori, gli hanno negato un visto negli Stati Uniti dove doveva accompagnare la sua bambina speciale, la meravigliosa Maria che ha un cromosoma, e una marcia, in più degli altri. Gli hanno tolto il sonno, soprattutto. Ha vissuto sette anni e mezzo con il marchio di infamia più grande: aver aiutato a sottrarre i soldi dei bambini africani. Prima o poi qualcuno si renderà conto di come abbiamo vissuto. Prima o poi qualcuno si scuserà per l’odio che ci hanno buttato addosso. Anche quei partiti politici che oggi fanno le vittime ma che nei miei anni bui organizzavano manifestazioni contro di me e contro i miei. Nel frattempo posso solo augurare ad Andrea di tornare a vivere. Nessuno gli restituirà questi anni, è vero, ma nessuno potrà mai più strappargli il sorriso”.
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