Mentre il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, pur non essendo tenuto a farlo, si è dimesso dalla guida del Governo, e così come il segretario provinciale del Pd di Taranto Walter Musillo fece all’indomani delle ultime elezioni amministrative, a questo giro nessuno ha sentito il dovere (morale) di dimettersi. A partire dal segretario regionale Lacarra, seguito dai vari segretari e coordinatori provinciali. Ma forse è bene ricordare qualcosa ai lettori ed osservatori politici.
L’ attuale coordinatore di Taranto, Costanzo Carrieri certamente non potrà vantarsi di aver sostenuto il referendum voluto dal suo partito e dal segretario nazionale Matteo Renzi. Infatti mentre a Taranto il SI ha ottenuto il 30,71% , a Carosino, comune di origine e residenza di Carrieri, ha raggiunto solo il 32,75 quindi sotto la media nazionale,.
Altrettanto vale per il consigliere regionale Michele Mazzarano, attualmente sotto processo dalla magistratura per una storia di tangenti all’ ASL di Taranto, attuale capogruppo in consiglio regionale del Pd, il quale dopo aver conseguito alle ultime elezioni amministrative a Massafra, con il proprio “seguito” il minimo storico nazionale (appena il 7%) per il Partito Democratico, in occasione del referendum ha raggiunto appena il 31,48% per il SI .
Così come il suo collega Donato Pentassuglia a Martina Franca ha segnato il 36,54, cioè 5 punti in più di Mazzarano a Massafra, il quale all’interno del Partito Democratico in provincia di Taranto viene dato in caduta libera, a causa anche del suo “doppio giochismo” che difficilmente pagherà. Ma Pentassuglia ha dalla sua la determinazione ed un’abnegazione per il lavoro che fa proseliti di giorno in giorno.
Lo stesso discorso vale per gli assessori e consiglieri comunali e provinciali, i quali in questa campagna referendaria hanno pensato solo a farsi i “selfies” con i rappresentati nazionali del Pd, scesi a Taranto a sostenere lo sforzo dei “Comitato Basta un Si” voluti da Matteo Renzi.
Un ultima annotazione dedicata al Governatore pugliese Michele Emiliano il quale dopo aver contrastato il referendum proposto da Matteo Renzi ha dichiarato che questo è il momento della “riconciliazione perché per circostanze che ho sempre considerato frutto di un grave errore politico si è spaccata una comunità, quella del Partito democratico, e più in generale del centrosinistra” aggiungendo che “trasformare anche il dopo referendum in una lotta tra fazioni vorrebbe dire non aver capito il “messaggio” lanciato dal popolo italiano che col suo voto ha detto: lasciate stare la Costituzione e mettetevi a lavorare“.
Emiliano ritiene con la sua nota presunzione di “aver capito il messaggio degli italiani“, dimenticando di aver avuto come alleati contro il referendum proposto da Renzi , gente come Salvini, Brunetta, Gasparri, Casa Pound,Grillo e D’ Alema. Se questi sono gli “italiani” a cui si riferisce Emiliano ora è più facile capire le sue origini…che ha sinora tenuto nascosto, temendo di essere scoperto ad accumunato al “grillino” Alessandro Di Battista.