ROMA – Matteo Renzi l’altra sera parlando ai militanti di un circolo storico di Firenze ha esortato amici e compagni ad impegnarsi per evitare che “il trofeo del primo partito te lo giochi con loro e questa non è la coppa Italia, ma il campionato vero, perché sarà il partito che ha maggior numero di voti ad ottenere l’incarico per formare un governo” aggiungendo “Io sono convinto che il Pd non può che tornare a crescere e che i Cinquestelle caleranno. Perché nei collegi avranno forza di traino i nostri candidati, che sono migliori. Quindi il Pd può arrivare al 27 e i grillini al 25 per cento“.
Ma Renzi sta pensando anche a spendere la popolarità del premier in un’altra ottica candidandolo a capolista anche in Puglia per un motivo ben preciso. Il nome Gentiloni come capolista del Pd si affaccerebbe nella scheda elettorale insieme a quello di Massimo D’Alema, capolista di Liberi & Uguali , oltre che in corsa in uno dei collegi regionali. Una mossa che saprebbe tanto di battaglia diretta e frontale , dall’ alto valore politico e simbolico, per portare il Partito Democratico in quella regione ai massimi livelli., scavalcando i desideri, le ambizioni e “giochetti” speculari di Michele Emiliano.
Renzi ritiene parlando con i suoi più stretti collaboratori che, oltre ai candidati, sarà il profilo moderato del Pd, e le sue “cento proposte” di programma che verranno sfornate dal duo Nannicini-Da Empoli , entrambi con seggio “blindato” a pesare almeno tre punti in più nelle urne elettorali, unitamente ai voti che dovrebbero arrivare dalle liste collegate che si stimano non dovrebbero superare a loro volta il 3%.
La Direzione del Partito Democratico convocata per mercoledì quindi dovrà innanzitutto votare le regole per le candidature e stabilire delle deroghe da assegnare a chi è in parlamento già da oltre quindici anni, che verranno riconosciute al premier Paolo Gentiloni ed ai ministri, Dario Franceschini, Marco Minniti, Roberta Pinotti . Maria Giulia Boschi al momento resiste per ora nel collegio di Firenze alla Camera, il collegio gemello di quello scelto da Renzi per il Senato. Molte saranno le donne candidate per rientrare nel 40% di parità di genere. Tra le new entry c’è pure Rita Borioni, attuale membro del cda Rai., in “quota” Orfini.
Minniti non si candiderà in un collegio, perché non considerebbe opportuno per il ministro dell’Interno ingaggiare scontri diretti nei collegi. E quindi sarà eletto in una regione, l’ipotesi più probabile è la Campania territorio “simbolo” della lotta al crimine organizzato. Complessivamente le deroghe concesse dalla Direzione dovrebbero essere in tutto una decina: a Piero Fassino (ex segretario), Beppe Fioroni, Roberto Giachetti, Luigi Manconi, Ermete Realacci, ed alla Sereni . Viceversa saranno in molti nomi di “rilievo” del Pd che non le chiederanno, come Bindi, Finocchiaro, Sposetti e Tonini, che non si ricandidano.