Accuse di traffico di droga ed estorsioni sono le contestazioni su cui si fonda dell’inchiesta “Terra mia” condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Lecce le cui indagini abbracciano un arco temporale che va dal gennaio 2012 al marzo 2013.
Alle prime ore di questa mattina mattina, a seguito dell’ordinanza disposta dal Gip presso il Tribunale di Lecce, gli uomini della Squadra Mobile della Questura di Taranto con l’ausilio del Reparto Prevenzione Crimine di Lecce hanno eseguito un‘ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di cinque persone tutte ritenute a vario titolo responsabili di “associazione a delinquere finalizzata alla illecita detenzione“, “trasporto, commercio, vendita e distribuzione di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti”.
I dettagli dell’operazione sono stati forniti nel corso di una conferenza stampa tenutasi questa mattina presso la Questura di Taranti alla presenza del Procuratore Capo della DDA di Lecce dr. Cataldo Motta e del sostituto procuratore Alessio Coccioli.
Cinque gli arrestati finiti in carcere: Antonio Lacava 41 anni ( nella foto a sinistra), Michele Lillo 38anni, Michele Masella 51anni, Roberto Merico 29anni, Francesco Vitale 64anni. Oltre ai cinque destinatari dell’ordinanza di carcerazione, sono state indagate altre 20 persone
Nel corso delle articolate indagini, i poliziotti della Squadra Mobile di Taranto hanno avuto modo di accertare l’esistenza di una associazione ramificata ed estesa nella zona orientale della provincia jonica, dedita all’approvvigionamento ed alla successiva vendita di sostanze stupefacenti.
I numerosi episodi ricostruiti nel corso delle indagini e puntualmente riscontrati con arresti e sequestri di droga, hanno permesso, così, di delineare l’organizzazione malavitosa che, in maniera collaudata, era dedita al traffico di cocaina, marijuana ed hashish.
Gli investigatori hanno accertato che a capo del sodalizio criminale erano Antonio Lacava e Francesco Vitale (a destra nella foto) che, periodicamente, rifornivano di sostanze stupefacenti i loro complici per la successiva immissione nel mercato, i quali oltre ad avere la disponibilità di numerose auto e moto usate per il trasporto, aveva a disposizione anche diverse “basi logistiche” situate prevalentemente nelle campagne della provincia dove depositavano, occultavano e confezionavano in maniera indisturbata la droga.
Nel corso dell’operazione sono state anche recuperate e poste sotto sequestro due piante di cannabis .
Le indagini, hanno permesso di accertare che il denaro con il quale veniva acquistata la sostanza stupefacente proveniva soprattutto dall’attività crimiosa del cosiddetto “cavallo di ritorno” collegata ai numerosissimi, i furti di auto e di motociclette compiuti dalla “banda” nella parte orientale della provincia jonica, che si estende da San Giorgio Jonico arrivando a Torricella.