ROMA – La Direzione Investigativa Antimafia, attraverso il Centro Operativo di Bari – in collaborazione con le omologhe strutture di Milano, Roma e Torino, ha dato esecuzione nei giorni scorsi al Decreto di Sequestro Preventivo, emesso dal Giudice per le Indagini Preliminare di Bari dr.ssa Antonella Cafagna , su richiesta del procuratore aggiunto Francesco Giannella e della pm Isabella Ginefra della Procura della Repubblica- Direzione Distrettuale Antimafia di Bari.
Il provvedimento ha colpito beni mobili ed immobili, fino alla concorrenza della somma di euro 31.272.961,59 valore equivalente al profitto illecito realizzato attraverso una articolata serie di reati fiscali per oltre 26,5 milioni di euro e alla derivante somma oggetto di complesse procedure di riciclaggio e autoriciclaggio per oltre 4,6 milioni di euro , riconducibili alle illecite disponibilità accumulate e occultate nel tempo da Francesco Giordano , un imprenditore…con la terza media nato come tagliatore di carni, originario di Bitonto (BA), e patron della locale squadra di calcio, operante nel settore della somministrazione di manodopera alle più importante aziende italiane (estranee all’indagine) per la lavorazione delle carni.
Gli accertamenti effettuati dalla DIA di Bari, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia, hanno condotto alla minuziosa ricostruzione della complessa dinamica finanziaria criminale che ha consentito al Giordano di procurarsi illecitamente ingenti proventi, quantificati, con l’ausilio di dettagliata consulenza tecnica, in oltre € 26.000.000,00, attraverso la commissione di numerose frodi fiscali fra il 2014 e il al 2017 attraverso il Consorzio Sg Cons Spa .
Francesco Giordano era di fatto il dominus di un multiforme intreccio societario operante nell’hinterland milanese, ma organizzato e diretto dalla provincia di Bari, costituito da una società consortile per azioni, da società di capitali socie del Consorzio Sg Cons Spa e da società di capitali “esterne”, tutte rappresentate legalmente e partecipate da soggetti prestanome.
Francesco Giordano e numerosi suoi sodali, tra cui stretti congiunti e numerosi professionisti, realizzavano sontuosi profitti illeciti, da un lato omettendo sistematicamente il versamento dell’IVA e degli oneri previdenziali e assistenziali a debito delle società di cui sopra, e, dall’altro, procedendo a indebite compensazioni fiscali, il tutto attraverso un ingegnoso sistema di false dichiarazioni; successivamente gli illeciti proventi – attraverso cui venivano anche distorte le regole del mercato del lavoro – erano “drenati” attraverso fittizi rapporti commerciali e finanziari con aziende di comodo (le cosiddette “cartiere“) , create al solo fine di riciclaggio, situate nel barese e riconducibili al pluripregiudicato, anch’esso bitontino, Emanuele Sicolo, già condannato per associazione di tipo mafioso (416 bis) e ritenuto nell’orbita del noto “clan Parisi” di Bari. Il meccanismo fraudolento si perfezionava, infine, con la monetizzazione della somma illecita così creata mediante numerosissimi prelevamenti di denaro contante effettuati di notte con carte elettroniche (carte paypal, bancomat, etc..) tutte intestate a soggetti compiacenti.
L’attenzione investigativa della DIA deriva da un provvedimento di sequestro di beni per oltre 800.000 euro, adottato nel 2017 in base alla normativa antimafia dal Tribunale di Bari – Sezione per le Misure di Prevenzione – proprio su proposta del Direttore della Direzione Investigativa Antimafia, nei confronti del Sicolo. Nel corso di alcuni approfondimenti investigativi emergevano stretti rapporti tra Emanuele Sicolo e Francesco Giordano, la cui accurata analisi delineava progressivamente i sistemi illeciti realizzati, e che si concludevano con il sequestro in più episodi, di ingenti importi in denaro contante per complessivi Euro 4.466.000.
A conclusione di una prolungata attività di perquisizione avviata a novembre 2017 e durata più giorni, sono stati scoperti € 3.256.000,00 in contanti accuratamente occultati in un’intercapedine di cartongesso, all’interno di una imponente cantina privata di vini costosissimi e nei vani di una lussuosa abitazione a più piani ubicata in località Santo Spirito a Bari. L’immobile è risultato di proprietà di una società immobiliare, ma in realtà nella disponibilità esclusiva di familiari del Giordano. Le difficoltose atipiche attività di ricerca sono state effettuate persino attraverso l’utilizzo di Georadar, termocamere e camere endoscopiche, cani molecolari anti-valuta in forza ai reparti della Guardia di Finanza, nonché avvalendosi di personale tecnico dei Vigili del Fuoco per le operazioni di abbattimento in sicurezza di alcune strutture. L’immobile, sottoposto a sequestro, era adibito a funzione di caveau: il denaro murato, non a caso infatti era suddiviso in pacchi sottovuoto.
Ma le indagini non si sono fermate. Infatti in data 05.12.2017, nel prosieguo dell’attività di polizia giudiziaria, sono stati reperiti ulteriori € 830.000,00 riposti in alcuni borsoni e custoditi presso altre abitazioni dalla figlia del Giordano in provincia di Bari. Lo stesso giorno veniva scoperta e sequestratala somma di Euro 20.000,00 confezionata con le stesse modalità di quelle rinvenute nell’appartamento della famiglia del Giordano e nell’auto di quest’ultimo, nella disponibilità di Antonio Paolo Zefferino, pregiudicato appartenente al clan PARISI.
Gli investigatori della DIA con grande tenacia hanno proseguito i loro controlli ed in data 20.03.2018, hanno “intercettato” e sequestrato una ulteriore somma di denaro contante di oltre Euro 320.000,00 a bordo di un autovettura munita di vano occulto, appositamente preparata ed utilizzata per il trasferimento di denaro, sulla quale viaggiavano insieme il pregiudicato Emanuele Sicolo che da qualche giorno aveva concluso un lungo periodo di detenzione domiciliare per reati di associazione di stampo mafioso , il Giordano e il bitontino Francesco Putignano, legale rappresentante di più società coinvolte nei reati fiscali accertati.
In occasione del considerevole riscontro investigativo, il personale della DIA ha sottoposto i tre soggetti a fermo di indiziato di delitto, convalidato dal Gip Cafagna con contestuale irrogazione – su richiesta dei pm Giannella e Ginefra– della misura della custodia cautelare in carcere, tuttora in atto;
Alle indagini ed attività investigative della DIA di Bari, nel prosieguo si è affiancata l’attività svolta dalla DIA di Milano che in data 23.03.2018, all’interno di una camera blindata di una lussuosa villa in Nerviano (MI), di recentissima costruzione, anch’essa oggetto di sequestro, intestata alla rumena Larisa Andreea Hangiu, “prestanome” di Francesco Giordano, del quale è l’attuale compagna, sono stati rinvenuti Euro 60.000,00 ed oggetti preziosi.
Venivano altresì sottoposti a sequestro preventivo la somma di Euro 753.318,27, rinvenuta sui conti correnti bancari intestati ad alcune fra le società riconducibili al Giordano, quale profitto dei reati tributari commessi dalle sue società, inoltre, per equivalente, tutti i beni mobili e immobili, rapporti finanziari di qualunque genere (conti correnti, polizze fideiussorie, cassette di sicurezza, polizze vita, titoli azionari o obbligazioni, etc.), nonché beni mobili suscettibili di valutazione economica (inclusi beni strumentali, arredi, apparati tecnologici etc. nella diretta disponibilità degli indagati medesimi e/o all’interno degli immobili adibiti ad abitazione e/o altri luoghi di cui sia accertata la disponibilità) nella disponibilità diretta e/o indiretta del Giordano, ma anche di numerosi professionisti, degli amministratori di fatto e di diritto (tra cui stretti congiunti) delle società che hanno commesso reati tributari, fino alla concorrenza della somma di euro 26.645.502,00, pari al profitto dei suddetti reati tributari.
Gli accertamenti condotti dal personale della DIA hanno consentito di fornire all’Autorità Giudiziaria un ampio e puntuale quadro probatorio in ordine tanto alle responsabilità dei soggetti coinvolti, a vario titolo, nell’associazione per delinquere, quanto alla individuazione dei patrimoni e delle disponibilità degli indagati. Nel dettaglio, il provvedimento in argomento ha riguardato: 23 società con sede in Milano; 4 società con sede in provincia di Bari; 1 società con sede in Roma; 1 società con sede in Taranto; 5 immobili ubicati in provincia di Biella; 1 immobile ubicato in provincia di Vercelli; 2 immobili ubicati in provincia di Milano, 3 complessi immobiliari ubicati in provincia di Bari; 1 immobile ubicato in provincia di Teramo; 4 attività ristorative con sede in provincia di Bari; oltre n.100 rapporti finanziari (conti correnti, assicurazioni e quote di fondi pensione).
“Ciliegina” sulla torta 13 veicoli tra autovetture e motocicli di valore tra i quali Porsche Cayenne, BMW X6, Jeep Grand Cherokee, Minicooper Coutryman, Yamaha XP500 e KTM).