Ordinanza di custodia cautelare in carcere per Giancarlo Tulliani, cognato di Gianfranco Fini, nell’ambito dell’inchiesta della procura di Roma su una presunta attività di riciclaggio riconducibile a Francesco Corallo, il “Re delle slot” detenuto dallo scorso dicembre. Il provvedimento del gip Simonetta D’Alessandro richiesto dal pm Barbara Sargenti e dall’aggiunto Michele Prestipino non è stato eseguito in quanto Tulliani è residente a Dubai e per la magistratura italiana risulta irreperibile.
Per favorirlo avendo ricevuto come congruo ringraziamento il denaro per l’acquisto dell’appartamento di Montecarlo) Giancarlo Tulliani avrebbe messo a disposizione di Rudolf Baetsen, braccio destro di Corallo, due società offshore per poter far transitare i soldi destinati alle Antille. Il reato non si è consumato con l’acquisto della casa di Montecarlo, ma perché i soldi utilizzati avevano origine illecita. Quei soldi infatti (circa 300 mila euro) – ha accertato la Guardia di Finanza – sono stati trasferiti dal conto di Corallo ai Tulliani.
Come è noto poi la proprietà dell’immobile è stata ceduta ad un acquirente straniero per 1 milione e 400 mila euro, con un buon guadagno per i parenti di Elisabetta Tulliani, la compagna dell’ex presidente della Camera Gianfranco Fini (anche lui indagato per riciclaggio). Ma non è l’unico scambio di denaro tra Corallo e Tulliani. Un altro avviene infatti nel 2009. In questo caso vengono trasferiti da un conto della società di Corallo a Tulliani una volta 300 mila euro ed un’altra 2 milioni 400 mila euro.
L’ordine di arresto è conseguenziale agli approfondimenti investigativi dell’indagine che aveva condotto il 13 dicembre scorso, all’arresto di Francesco Corallo, Rudolf Theodoor Anna Baetsen, Alessandro La Monica, Arturo Vespignani e Amedeo Labocetta, ritenuti capi e membri di un’associazione a delinquere a carattere transnazionale, che riciclava tra Italia, Olanda, Antille Olandesi, Principato di Monaco e Santa Lucia i proventi del mancato pagamento delle imposte sul gioco online e sulle video-lottery, così commettendo reati di peculato, riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Il profitto illecito una volta depurato, secondo chi indaga, sarebbe stato impiegato da Francesco Corallo in attività economiche e finanziarie, in acquisizioni immobiliari e destinato anche ai membri della famiglia Tulliani.
Gli uomini dello Scico della Guardia di Finanza aveva eseguitolo scorso 14 febbraio un sequestro preventivo di beni, pari a 5 milioni di euro, nei confronti dello stesso Tulliani, del padre Sergio e della sorella Elisabetta accusati a vario titolo dei reati di riciclaggio, reimpiego e autoriciclaggio a partire dal 2008. Il padre di Giancarlo, Sergio Tulliani risulta ancora indagato.