È stato il giudice Benedetto Ruberto a disporre il rinvio a processo per il prossimo 3 giugno 2021 nei confronti di attuali consiglieri comunali ed ex coinvolti in concorso con imprenditori e parenti nell’inchiesta ribattezzata “Rimborsopoli” per la truffa perpretata ai danni del Comune di Taranto.
Alcuni consiglieri comunali insieme a società colluse avrebbero simulato, secondo la Guardia di Finanza e la Procura di Taranto, l’esistenza di contratti di lavoro fittizi, o in alcuni caso fatto aumentare i propri stipendi, per avere accesso e fruire dei rimborsi che la legge riconosce ai lavoratori che vengono eletti in consiglio comunale .
CdG-ACI-Comune-di-TarantoL’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza di Taranto, aveva portato al sequestro preventivo di beni per 240mila euro, cioè l’importo che il Comune avrebbe liquidato tra il 2012 e il 2014 per rimborsare alle imprese gli stipendi lordi dei consiglieri. Ma incredibilmente il Comune di Taranto si è disinteressato al danno subito non costituendosi parte civile.
A processo sono finiti Giovani Ungaro, candidato non eletto alle ultime regionali per la Lega (voluto dal vice coordinatore regionale avv. Gianfranco Chiarelli che lo assiste anche legalmente), l’attuale consigliere comunale Mario Cito (“stampella-ombra” dell’attuale amministrazione Melucci), e gli ex consiglieri Filippo Illiano, Cosimo Gigante e Rosa Perelli.
Per il procedimento nei confronti dell’ ex consigliere comunale Ungaro, è stato coinvolto anche Isidora Fasano, rappresentante legale della società “Fasano Ottavio & C. srl”, e Giovanni Sollima amministratore della società “Forniture Servizi Generali s.n.c.”, per il loro concorso alla contestata truffa da 37mila euro.
Il tribunale del Riesame aveva confermato i “fondati dubbi” espressi dal gip Vilma Gilli, sulla regolarità del pagamento degli stipendi a Mario Cito, che dovrà rispondere di truffa in concorso con Giovanni Mastrovito rappresentante legale della società “Telebasilicata Matera” editrice l’emittente Tbm. Cito sin dal 2002 avrebbe inoltre percepito sempre in contanti il proprio stipendio “anche per importi eccedenti la soglia prevista dalle norme antiriciclaggio“.
Il gip Gilli aveva evidenziato che mentre molti dipendenti della società “Telebasilicata Matera” dopo gli ammortizzatori sociali erano stati licenziati per giusta causa, invece nel caso di Mario Cito la società non aveva mai fatto ricorso agli ammortizzatori “provvedendo – poco verosimilmente – al pagamento in contanti della retribuzione piena” e quindi “accedendo successivamente alla procedura di rimborso” incassando tra il 2012 e il 2014 la somma di 19mila euro dal Comune di Taranto.
A processo è finito anche l’ex consigliere comunale Cosimo Gigante , insieme ad Alessandro Gigante, amministratore unico della “Laboratorio Analisi dottor Ragusa“, e il 64enne Cosimo Gigante (cugino ed omonimo del consigliere comunale) , amministratore della società “Laboratorio Analisi Teresa Di Giacomo”, che lo avevano assunto “fittiziamente” incassando dal Comune di Taranto complessivamente rimborsi per 95mila euro (circa 18mila di rimborsi ottenuti nel 2012, 49mila nel 2013 e 27mila nell’anno 2014).
Ma le approfondite indagini della Guardia di Finanza, consentirono di accertare la truffa, confermata dalle testimonianze rese da altri dipendenti delle due società, i quali testimoniarono di non mai visto il Gigante lavorare nelle due aziende!
L’ex consigliere comunale Filippo Illiano (che alle ultime regionali appoggiava e sosteneva pubblicamente, insieme al fratello, il candidato della Lega, Giacomo Conserva), è chiamato a rispondere dell’ accusa di truffa in concorso per 75mila euro insieme al commercialista Andrea Castellaneta e Franca Allegretti entrambi rispettivamente nel tempo rappresentanti legali della società “Data Entry Oregon” società che si occupa di elaborazione dati. Assunto formalmente a novembre 2009 aveva ottenuto un contratto da impiegato di concetto di I° livello “avendo conseguito solo il diploma di licenza media inferiore” come evidenziano i magistrati .
Filippo Illiano, candidato (ma non eletto) alle elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale del giugno 2017, è anche tra gli indagati a piede libero dell’inchiesta a carico del presunto “clan” capeggiato dai fratelli Cataldo (alias “U’ Ringo”) e Antonio Sambito (alias “Bubù“), sfociata nell’esecuzione di 11 misure cautelari firmate dal gip del Tribunale di Lecce Edoardo D’Ambrosio su richiesta del pm della Direzione distrettuale antimafia Milto Stefano De Nozza. Illiano, accusato in concorso con altri di scambio elettorale politico-mafioso, è tra i 12 indagati per i quali il gip ha respinto nel giugno scorso la misura cautelare.
Secondo la tesi investigativa, Filippo Illiano, candidato al consiglio comunale nella lista «Taranto nel cuore»in vista della competizione elettorale amministrativa del giugno 2017, avrebbe “richiesto e/o accettato la promessa di procurare voti” avanzata dai fratelli Antonio e Cataldo Sambito che “agivano quali capi della propria articolazione mafiosa, in cambio di denaro ovvero di altre utilità”. I tre avrebbero stretto “un patto di scambio elettorale politico-mafioso” che prevedeva, a fronte della promessa fatta dai fratelli Sambito “di sostenere Illiano nella campagna elettorale mediante il procacciamento di voti (voti che Illiano sapeva sarebbero stati raccolti anche mediante la pressione esercitata dalla forza di intimidazione dell’associazione)”, l’impegno da parte del candidato consigliere comunale, “in caso di successo elettorale, di mettersi a disposizione dell’associazione per trovare posti di lavoro ovvero, in caso di mancata elezione, l’impegno a restituire il denaro speso dall’associazione per remunerare gli aventi diritto al voto contattati dal clan (20 euro per ogni voto accordato)“.
Nei confronti infine dell’ ex-consigliera Rosa Perelli, il sequestro ammontava a 11mila euro in presenza anche in questo caso di una presunta assunzione a tempo indeterminato avvenuta fittiziamente nel settembre 2009 come impiegata amministrativa dalla società “W&B srl“, per la quale è indagata anche Angela Seprano, quale rappresentante legale
Resta da chiedersi come mai il Comune di Taranto, che sarebbe il “truffato”, non si sia mai costituito parte civile nel procedimento. Paura forse che qualche attuale consigliere della maggioranza dell’ amministrazione Melucci sia coinvolto nelle successive nuove indagini svolte dalla Guardia di Finanza ? Basta aspettare ancora per poco, per capirlo.
“Cogito ergo sum” (cioè dubito quindi esisto) dicevano i latini…