L’ultima settimana del prossimo mese giugno potrebbero essere quella più importante per il futuro dell’ILVA di Taranto. Mentre il prossimo 30 giugno scadrà il termine fissato per la scelta dell’offerta migliore di acquisto, per poi procedere al successivo passaggio di proprietà conseguente alla vendita al nuovo partner privato, proprio oggi è stata rinviata a martedì 28 giugno l’udienza in cui si discuterà dell’istanza di fallimento per la Riva Fire.
La prima udienza prevista per il 25 marzo scorso, era stata rinviata dal giudice del Tribunale fallimentare di Milano Francesca Maria Mammone, ma in conseguenza del grande numero di memorie legali delle parti depositate nelle scorse settimane, e che sono ancora in fase di decisione, l’udienza di oggi è stata nuovamente aggiornata e rinviata al prossimo 28 giugno.
L’istanza di fallimento nei confronti dell’ ex holding del Gruppo Riva è stata presentata dai pm di Milano Stefano Civardi e Mauro Clerici, i quali ipotizzano che, dopo la dichiarazione di insolvenza di Ilva (nel gennaio 2015), di fatto la Riva Fire sia soltanto una “scatola vuota”, ricoperta da una mole impressionante di debiti, e peraltro secondo quanto è emerso dal bilancio 2014 depositato dalla società, l’attuale patrimonio netto della holding è sprofondato fino a un valore negativo di quasi 429 milioni di euro .
Il Tribunale fallimentare dovrà chiarire un aspetto giuridicamente controverso, e cioè se possa essere concretamente possibile che a poter chiedere il fallimento di un’azienda, peraltro già in liquidazione, siano dei magistrati , senza che nessun creditore abbia presentato la formale istanza di fallimento secondo quanto prevede la legge fallimentare. Se l’istanza dei pm milanesi venisse condivisa ed accolta dal tribunale milanese accolta, di fatto andrebbe ad estinguersi il ricorso presentato da Riva Fire al Tar , ed annullerebbe eventuali future azioni giudiziarie in merito all’impugnazione delle decisioni conseguenti ai decreti di commissariamento e dalla richiesta dell’amministrazione straordinaria per ILVA.
Nel frattempo la Procura di Milano sta indagando anche per il reato di bancarotta fraudolenta e riciclaggio in relazione al “crac Ilva” che vede iscritti nel registro degli indagati l’ex prefetto di Milano Bruno Ferrante (in qualità di ex Presidente dell’ ILVA) e alcuni membri della famiglia che controlla il Gruppo Riva, tra i quali Adriano Riva, Fabio Riva, Angelo Massimo Riva e Claudio Riva.