di Antonello de Gennaro
Invece di indagare sugli illeciti venendo pagati dallo Stato per combattere il crimine, nello stesso tempo “intascavano” tangenti e rivelavano i segreti sulle inchieste giudiziarie in corso. Sei agenti della Polizia di Stato sono stati ammanettati nel corso di un’operazione coordinata dagli aggiunti Paolo Ielo e Michele Prestipino e dal pm Nadia Plastina della Procura di Roma ed affidata al Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Roma. All’operazione hanno partecipato anche gli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Roma che hanno materialmente eseguito le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip del tribunale di Roma su richiesta dei pm di piazzale Clodio.
Agli indagati sono contestati a vario titolo i reati di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio ed esercizio della funzione, accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico e rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio. Le notizie acquisite illecitamente dai poliziotti erano in riferimento all’ “inchiesta Babilonia” dell’estate 2017 condotta dalla Dda di Roma sul traffico di droga e i legami con la Camorra, che portò alla luce due organizzazioni criminali, una romana e una legata alla camorra, che gestiva il traffico di droga nella Capitale, compiendo anche usure ed estorsioni.
Al centro dell’inchiesta svettata il ruolo di Carlo D’Aguano, imprenditore titolare di bar e sale giochi, e noto pregiudicato romano di San Basilio, da tempo “attenzionato” dalla Direzione distrettuale antimafia per una serie di attività legate alle sale giochi e presunti contatti con la camorra, il quale intratteneva relazioni particolarmente 2imbarazzanti” con appartenenti alla Polizia di Stato arrivando al punto non solo di frequentarli ma persino di “sponsorizzare” la squadra calcistica del Reparto Volanti di Roma, circostanza che deve essere “sfuggita”… ai vertici della Polizia.
Gli agenti corrotti hanno messo a disposizione la propria posizione informando il D’Aguano sull’indagine in corso su di lui, ma persino su altre inchieste. I sei agenti arrestati sono: Angelo Nalci (44), compagno della donna e poliziotto addetto all’ufficio scorte, Fabio Di Giovanni (47) e Federico Rodio (44) del Commissariato P.S. Fidene-Serpentara, Gianluca Famulari, 44 anni (Commissariato P.S. S. Basilio), Francesco Macaluso, 38 (Reparto Volanti Questura di Roma), Alessandro Scarfò, 38 (Commissariato P.S. Fidene Serpentara). Indagati nel procedimento ci sono comunque altri agenti, uno dei quali sospeso dal servizio, fra i quali uno di loro aveva a disposizione anche una Ferrari concessagli in uso dal D’Aguano.
Fra gli arrestati vi è anche il poliziotto “eroe”… Francesco Macaluso del Reparto Volanti della Questura di Roma. Macaluso è l’agente che lo scorso martedì 17 aprile riuscì ad afferrare per le gambe un giovane di 28 anni che tentava il suicidio dall’ultimo piano di un palazzo in via Lorenzo il Magnifico, a due passi da piazza Bologna. Per quell’intervento provvidenziale Macaluso venne ricevuto anche dal capo della polizia, prefetto Franco Gabrielli.
La Amadio dipendente del Ministero della Giustizia con funzioni di cancelliere nella segreteria del dr. Angelantonio Racanelli uno dei nove procuratori aggiunti della capitale, “utilizzando le proprie credenziali di accesso per finalità diverse da quelle per cui erano state rilasciate” entrava nelle banche dati dei magistrati, sottraeva notizie segrete sulle indagini a carico di un pregiudicato D’Aguano e poi gliele forniva, direttamente o tramite intermediari. Il tutto a fronte di varie “utilità” ricevute che andavano da aiuti per l’acquisto di macchine a pagamenti in nero al poliziotto fidanzato della donna , fino alla promesse di partecipazioni nella gestione di bar e ristoranti.
Cinquanta anni il prossimo agosto, Simona Amadio candidata nel 2016 al Comune di Roma nella lista leghista “Noi con Salvini” raccolse 336 voti, senza senza riuscire ad essere eletta, nei dialoghi intercettati e registrati dagli investigatori ha quasi rivendicato il suo ruolo di “talpa” nella Procura romana, venendo però scoperta dalla stessa Procura . Uno dei poliziotti arrestati Angelo Nalci, addetto alle scorte in passato assegnato anche all’attuale ministro dell’Interno e vice premier, Matteo Salvini era legato sentimentalmente a Simona Amadio la cancelliera del Tribunale , che si era candidata alle comunali del 2016 a Roma, proprio con la lista “Noi con Salvini”.
“Io Carlo (D’Aguano, accanto insieme nella foto tratta da Facebook – ndr) me lo voglio tenere — diceva la donna lo scorso 22 marzo al proprio fidanzato, il poliziottto Angelo Nalci soprannominato negli ambienti del culturismo “Angelonegher” —… Tu devi pensare, amore, che come tutti “gli impiccioni” lui c’ha amici poliziotti… la talpa in Procura… Lui la prima cosa che mi ha chiesto, dice “mi posso fidare?”… A lui comunque gli serve un appoggio in Procura… qualcuno che va ad aprire e va a vedere, capito?“.
Parlando con D’Aguano, quattro mesi prima, la Amadio gli diceva: “io e te mi pare che ci siamo capiti subito… Siamo sulla stessa lunghezza d’onda, a me mi piace parlare per monosillabi“, probabilmente per evidenziare la propria riservatezza e affidabilità. Che di nuovo ostentava, a marzo, col fidanzato Angelo Nalci: “Ma sta gente che pensa, che io veramente da 23 anni sto a pettinare le bambole dentro la Procura… prima di Milano e poi quella di Roma? … Cioè, io se voglio arrivo dappertutto“.
Simona Amadio rivelava altri contatti all’interno della Procura, come emerge dall’ordinanza del gip Cinzia Parasporo del Tribunale di Roma nella quale viene citato un dialogo tra la cancelliera e il compagno Angelo Nalci, dell’ufficio scorte della Questura. : “Il collega che mi ha fatto il favore dei tabulati (probabilmente i tabulati telefonici che svelano i contatti tra le persone, ndr), lo sa che io mi faccio tagliare la gola, ma i tabulati non escono… A me nessuno mi dice no…ma non perché sono un Padre eterno, perché in questi anni, forse, tra le tante sventure che mi sono capitate nella vita ho dato qualcosa a chi mi stava di fronte, quindi come si muovono, si muovono male“. Fino a un’altra conversazione con il “boss” D’Aguano, del 2 gennaio 2018, quando la cancelliera lo avverte : “Quella cosa lì in ufficio sta andando, tu qualsiasi cosa ti serve, lo sai, io sto a disposizione“.
Pochi giorni dopo, e nelle settimane successive, l’impiegata entrava nuovamente nell’archivio informatico della Procura per verificare lo stato di un’indagine a carico di D’Aguano avviata l’anno precedente. Tra le contropartite offerte dall’imprenditore accusato di avere al proprio servizio “la talpa” ed una “cricca” di poliziotti, c’è pure la partecipazione, da schermare attraverso intestazioni fittizie, a bar e locali. Tra cui uno confiscato e sotto amministrazione giudiziaria, da acquistare a un prezzo conveniente. Un’operazione per la quale, sarebbero tornati utili ancora una volta gli agganci della cancelliera, pronta a chiamare un dirigente del tribunale che “sta in mezzo a ‘ste cose, ci capisce ed è mio fratello”.
“La dichiarata piena disponibilità dell’Amadio nei confronti del D’Aguano trovava attuazione pochi giorni dopo. Infatti – si legge nel provvedimento del gip Cinzia Parasporo – gli accertamenti effettuati sugli accessi eseguiti dalla pubblica dipendente, utilizzando le proprie credenziali, al SICP, il Sistema informativo della cognizione penale, evidenziavano che la stessa il 9 gennaio 2018 vi aveva fatto accesso per interrogare il nominativo di D’Aguano Carlo. E nella circostanza Amadio aveva avuto riscontro dell’esistenza del procedimento penale 30521/17 (registro generale notizie di reato), di cui questo procedimento costituisce stralcio, iscritto nei confronti di D’Aguano, carpendo altresì i nominativi degli altri indagati, i reati iscritti, l’organo di polizia giudiziaria delegata, il pm inquirente e lo stato del procedimento. Il giorno prima, D’Aguano e Amadio si erano incontrati presso la città giudiziaria dopo essersi contattati reciprocamente mediante degli squilli“.
“In quanto addetta alla segreteria di un procuratore aggiunto – si legge ancora nell’ordinanza – la cancelliera, con le sue credenziali (utenza e password) può operare ricerche e in alcuni casi può procedere a modifiche, su tutti i fascicoli o iscritti presenti nel registro, sia in corso di istruttoria sia definiti per la Procura, salvo quelli per i quali il pm abbia emesso un provvedimento di secretazione“. La Amadio tra l’altro – secondo le ipotesi accusatorie avrebbe effettuato un accesso al registro informatico anche “per visualizzare le pendenze del fornitore di sostanze stupefacenti/anabolizzanti del proprio compagno” senza che ciò “abbia a che vedere con le pubbliche funzioni dell’indagata“.