di Alessia Di Bella
Nuova intrusione e furto di dati personali degli utenti di Facebook. Questa volta sarebbero state coinvolte 533 milioni di utenti del socialnetwork americano di 106 Paesi differenti: numeri di telefono, indirizzi, date di nascita, biografie e indirizzi e-mail sono apparsi nel deepweb. I dati farebbero parte dello stesso gruppo di informazione sottratte nel 2019. Già in quell’occasione Facebook cercò di correre ai ripari. Nelle ultime ore sono riaffiorati soprattutto nel deep web e nelle chat di Telegram, ed una volta liberi secondo gli esperti non c’è molto che FB possa essere in grado di fare per impedirne la diffusione online
Tra gli utenti colpiti, 32 milioni sono negli Usa, 11 in Gran Bretagna e 6 milioni in India. Secondo il report, per quanto riguarda l’Italia i dati carpiti dagli hacker appartengono a circa 37 milioni di persone. Tra le informazioni rubate risultano anche il nome completo della persona, la località dove vive e quelle che ha visitato, la data di nascita e l’eventuale relazione in corso.
È stato Alon Gal, chief technology officer della Hudson Rock società attiva contro il cybercrime, a scoprire e rivelare la fuga di dati, ritenendo che che la ripubblicazione sia legata alla vendita di dati da parte di qualcuno. Un “hackeraggio” che potrebbe causare danni molti seri al business di Facebook, che raccoglie un’enorme quantità di dati personali degli utenti, per offrire la vendita spazi di pubblicità altamente targhettizzati. Facebook, tramite la sua portavoce Lily Sheperd ha replicato: “Sono vecchi dati il cui furto era stato già segnalato nel 2019 ed il problema è stato risolto nell’agosto di quell’anno“. Nel frattempo il numero dei cellulari di chi a suo tempo ha aderito alla sollecitazione di Facebook è in vendita su Telegram…
L’ex-generale della Guardia di Finanza Umberto Rapetto, padre del GAT il Gruppo Alta Tecnologia delle Fiamme Gialle, in un suo intervento sul sito www.infosec.news scrive che “Chi ha una minima dimestichezza con i pericoli informatici sa perfettamente che questi elementi conoscitivi possono essere utilizzati dagli hacker per rubare l’identità dei malcapitati e per commettere frodi e truffe in nome e per conto loro”.
“Il fatto, però, deve essere di insegnamento agli habitué dei social e in particolar modo a chi “si beve” tutte le raccomandazioni che quelle piattaforme sono solite propinare a chi se ne serve. In maniera ossessiva – nel corso delle operazioni di identificazione e autenticazione degli utenti (in pratica a ridosso della digitazione dell’account e della password) – sullo schermo appare l’invito ad inserire il proprio numero telefonico per presunte “ragioni di sicurezza” spiega Umberto Rapetto “Qualcuno (e non solo qualcuno) non ha tardato ad ubbidire, mostrando diligenza e fiducia. Ma c’è chi crede davvero che, se succede qualcosa sul proprio profilo, il cellulare comincia a squillare e un affettuoso operatore si presenta dicendo “Scusi il disturbo, vorremmo avvisarla che qualche birbaccione….”, raccontando le malefatte appena condotte a termine dal brigante di turno?“
“Se quelli di Facebook si accorgono automaticamente di possibili cyber-marachelle perché non le bloccano altrettanto automaticamente?” conclude Rapetto.