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22 Novembre 2024 09:42

Salvini a Conte: “il contratto è sciolto, andiamo subito al voto”

Il premier Conte incontra Mattarella che vede anche Fico. Poi il faccia a faccia tra il premier e il leader leghista che chiede un passaggio in Parlamento dopo una girandola di incontri. Di Maio "sono tranquillo". I leghisti smentiscono di aver chiesto l’uscita di Conte da Palazzo Chigi insieme a quella del ritiro dei ministri. E commentano queste indiscrezioni “Parliamo solo attraverso note e fonti ufficiali“.

ROMA –  Matteo Salvini, dopo un’ora di colloquio con Giuseppe Conte ha rotto ogni indugio. e gli ha detto: “Andiamo subito in Parlamento per prendere atto che non c’è più una maggioranza, come evidente dal voto sulla Tav, e restituiamo velocemente la parola agli elettori”.

Si va quindi al voto ma passando da un confronto in Parlamento.  “Le vacanze non possono essere una scusa per perdere tempo – dice il vicepremier leghista – ed i parlamentari possono tornare a lavorare la settimana prossima, come fanno milioni di Italiani” .

Salvini ha aspettato che Conte rientrasse a Palazzo Chigi dopo essere salito sul Colle dal Capo dello Stato, ed avesse un colloquio con lui per annunciare la fine di questa esperienza di governo. La Lega dopo il voto al Senato sulla Tav,  e come annunciato durante il comizio di Matteo Salvini a Sabaudia non si accontenta del rimpasto e delle dimissioni di Conte.

I leghisti smentiscono di aver chiesto l’uscita di Conte da Palazzo Chigi  insieme a quella del ritiro dei ministri. E commentano queste indiscrezioni “Parliamo solo attraverso note e fonti ufficiali“.

La Lega vuole andare alle elezioni il prima possibile, ipotizzando il voto (si parla del 13) ad ottobre. A Palazzo Chigi era arrivato anche Luigi Di Maio ma non ha partecipato all’incontro e si è chiuso nel suo ufficio, mentre il presidente della Camera, Roberto Fico, era salito al Quirinale per parlare con il Presidente Mattarella.

Smentita la presenza del presidente del Senato, Elisabetta Casellati,  in quanto non si trova a Roma, e da Palazzo Madama fanno sapere che la Casellati è in costante contatto con il Capo dello Stato. L’incontro tra Mattarella e Fico che è durato mezzora, sarebbe servito a verificare in caso di crisi tempi e modi di convocazione della Camera .

Poco dopo si è concluso anche l’incontro fra Conte e Salvini che è durato circa un’ora. Salvini è andato via in auto, probabilmente diretto a Pescara, dove è atteso per un comizio. Subito dopo anche Di Maio ed il premier Conte hanno entrambi lasciati da Palazzo Chigi per motivi personali. Il leader del M5S (per quanto ancora ?) impegnato con il compleanno del fratello, si è limitato a dire: “Giornata difficile. Stiamo lavorando per il Paese. Sono tranquillo“.

Ieri il grillino Luigi Di Maio, aveva convocato a Palazzo Chigi i capigruppo del M5S al Senato ed alla Camera, e si era detto “stanco sul dibattito sulle poltrone” in corso tra lui e il leader leghista. Il presidente Conte a sua volta si è recato al Colle per una informativa, anche se al momento non ci sarebbe alcuna ipotesi di dimissioni. Di fronte alle dichiarazioni della Lega i grillini hanno replicato: “La nota della Lega è incomprensibile. Dicano chiaramente cosa vogliono fare. Siano chiari“.

La Lega riconoscele tante cose buone fatte“, ma evidenzia che “da troppo tempo su temi fondamentali per il Paese come grandi opere, infrastrutture e sviluppo economico, shock fiscale, applicazione delle autonomie, energia, riforma della giustizia e rapporto con l’Europa tra Lega e 5stelle ci sono visioni differenti”.  Si traduce così la nota che viene diffusa alle 15 dallo stato maggiore del vicepremier Salvini. “nessuna richiesta di poltrone, nessun rimpasto di governo come nella Prima Repubblica“. Lo “strappo” definitivo fra la Lega ed il M5S è avvenuto ieri sulla Tav, che è “l’ultima irrimediabile certificazione” della incompatibilità.

Le conclusioni tratte da Salvini spiegano che in queste condizioni è “inutile andare avanti fra no, rinvii, blocchi e litigi quotidiani”. La Lega esclude governi tecnici o  “giochi di palazzo” e precisa che  “l’unica alternativa a questo governo è ridare la parola agli Italiani con nuove elezioni” . Quindi si torna presto alle urne. Con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella protagonista, nelle cui mani adesso è affidata la crisi di Ferragosto .

Una crisi di governo, seppure repentina, ha comunque i suoi tempi dettati dalla Costituzione, dalle leggi e dalla prassi istituzionale. Cosa succede, dunque, quando una maggioranza di governo va in crisi?

1) I tempi
La Costituzione prevede che debbano passare almeno 45 giorni dallo scioglimento delle camere alle elezioni vere e proprie. Il massimo è 70 giorni. In realtà però occorrono almeno 60 giorni per mettere in piedi la macchina che consentirà di far votare anche gli italiani all’estero. Di solito, dunque, è questo il tempo tecnico che si prende in considerazione.

2) Lo scioglimento delle Camere

E’ il primo passaggio. Avviene quando il governo cade o il premier si dimette. Il Capo dello Stato svolge le consultazioni per verificare se non esista la possibilità di dar vita a un nuovo governo, sulla base di un’altra maggioranza, con le forze politiche già presenti nel Parlamento. Se non trova alcuna alternativa, scioglie le Camere.3) Riunione Consiglio dei ministri
Il consiglio dei ministri si riunisce per approvare lo schema del decreto del Presidente della Repubblica con il quale viene fissata la data delle elezioni.

4) Le urne e gli impegni economici
Scegliere la data non è cosa facile. Ci sono scadenze che s’intrecciano allungando i tempi. A settembre ad attendere il governo c’è la nota di aggiornamento al Def che va presentata alle Camere entro il 27 settembre. Il Documento programmatico di Bilancio, ovvero l’ossatura della manovra, va invece inviato alla Commissione Ue entro il 15 ottobre, mentre la Legge di Bilancio vera e propria deve essere presentata alle Camere entro il 20 ottobre. Tutto questo diventa difficile con un governo in esercizio provvisorio.

5) Cos’è l’esercizio provvisorio
Previsto dall’art. 81 della Costituzione, è un provvedimento che vincola il governo per un massimo di 4 mesi a gestire mese per mese solo l’ordinaria amministrazione (riscuotere le entrate e pagare stipendi, pensioni, debiti, etc.) con margini di spesa estremamente ridotti e calibrati in tanti dodicesimi quanti sono i mesi dell’esercizio provvisorio. Inoltre in questo caso non si potrebbe scongiurare l’aumento dell’Iva con inevitabili ricadute sulla nostra economia.

6) Le possibili date
Sulla base di quanto detto sopra queste sono le possibili date del voto:

  • 13 ottobre: possibile votare in questa data solo se lo scioglimento delle Camere arrivasse a ridosso di Ferragosto. Ma votare in questa data significa non presentare la manovra alla Commissione Ue entro i termini stabiliti.
  • 20 ottobre: in questo caso le Camere andrebbero sciolte tra il 20 e il 22 agosto. Il voto in questa domenica, però, significherebbe non riuscire a presentare la manovra alle Camere entro i termini stabiliti.
  • 27 ottobre: per votare in questa data le Camere andrebbero sciolte non oltre il 27-28 agosto.
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