Negli anni scorsi Daniela Garnerò Santanchè ha strillato a lungo chiedendo le dimissioni di chiunque: da Gianfranco Fini che la detestava e non la voleva in An, dove era “protetta” da Ignazio Larussa, venendo costretta a passare con La Destra lo sfortunato movimento politico fondato dall’ ex governatore del Lazio Francesco Storace, la Santanchè “prometteva una destra con la bava alla bocca” e parlava di palle di velluto: “Le palle non è che bisogna averle di velluto, di cachemire o di seta… bisogna averle”.
E poteva mancare fra i suoi attacchi la deputata Maria Letizia Boschi, pupilla di Matteo Renzi, “rea” di avere più sex-appeal della deputata più “siliconata” d’Europa. Arrivando agli ultimi tempi in cui attaccava continuamente i grillini Azzollina, Bonafede, Di Maio, Morra e l’ex premier Conte.
Il quotidiano IL FOGLIO definiva la Santanchè un pò cow-boy, un pò Coulter (“la cattivissima e scorrettissima repubblicana americana“), un pò spavalda in perfetto stile Billionaire. Non appena la magistratura apriva un’indagine, la Santanchè attaccava a man bassa invocando le loro dimissioni.
Adesso però che le indagini, anche pesanti, riguardano lei, la “pitonessa” (noto suo soprannome in Parlamento) proprietaria con il suo compagno del “Twiga” di Forte dei Marmi, lei si guarda bene dal dare le dimissioni sostenendo che “nessuno ha chiesto le mie dimissioni”. Sono quattro le indagini in cui compare il suo nome anche se non tutte la riguardano direttamente: al momento la ministra del Turismo risulta indagata solo in due delle inchieste in corso, per truffa ai danni dell’INPS e per falso in bilancio.
Venerdì scorso la procura di Milano ha notificato la conclusione delle indagini su un caso in cui Daniela Santanchè è indagata per truffa ai danni dell’INPS (l’Istituto nazionale di previdenza sociale): una notizia importante, perché di solito l’avviso di conclusione delle indagini precede la richiesta di rinvio a giudizio per gli indagati, cioè l’atto con cui il magistrato che ha condotto le indagini chiede al giudice per l’udienza preliminare di mandare a processo una persona indagata. In poche parole il magistrato inquirente ritiene che ci siano elementi validi a sostenere le accuse nei confronti della Santanchè.
Il giorno dopo, cioè sabato, vari giornali hanno scritto e reso noto che la stessa procura di Milano ha affidato alla Guardia di Finanza il compito di fare accertamenti bancari sulla compravendita di una villa in Toscana: un affare immobiliare che venne concluso dal compagno della Santanchè, Dimitri Kunz D’Asburgo, e da Laura De Cicco la moglie del presidente del Senato Ignazio La Russa. Di questa indagine si sa solo che è stata aperta un’indagine per riciclaggio, ma non è noto i nominativi delle persone indagate.
Secondo quanto emerso alla data del 12 gennaio 2023 Kunz e la De Cicco avrebbero firmato un contratto d’acquisto di una casa di lusso di 350 metri quadrati nel Parco della Versiliana, a Forte dei Marmi, che sino a quel momento era stata di proprietà del sociologo Francesco Alberoni. Ma subito dopo si sarebbero recati da un altro notaio e avrebbero firmato un contratto di vendita della stessa villa all’imprenditore Antonio Rapisarda, con cui erano in trattativa già da mesi. Tutto ciò in meno di un’ora e con una plusvalenza di un milione di euro: Kunz (compagno della Santanchè) e De Cicco (moglie di Larussa) avevano acquistato la villa pagandola 2,45 milioni e l’avevano rivenduta a 3,45 milioni, intascando così la differenza di un milione di euro !.
Un’operazione del genere non avrebbe di per sé niente di illecito. Il sospetto dei magistrati della procura di Milano è che questa strana compravendita possa essere stata funzionale a Kunz e la Santanchè per reperire dei fondi necessari a compensare in parte le perdite delle società del gruppo Visibilia, o che possa comunque in qualche modo essere servita per giustificare alcune operazioni finanziarie connesse alla gestione della crisi delle aziende. Proprio per verificare la fondatezza di queste ipotesi – secondo quanto scritto sul Corriere della Sera da Luigi Ferrarella, giornalista di solito molto attendibile ed informato su quello che accade nel Palazzo di Giustizia di Milano – i magistrati di Milano hanno aperto un’inchiesta con degli indagati. Non è tuttavia chiaro chi tra le persone coinvolte in questa storia sia stato effettivamente iscrito nel registro degli indagati.
Oltre questi due casi diversi tra loro, la Santanchè è comunque coinvolta in altre due indagini che riguardano la gestione di varie sue aziende con bilanci piuttosto disastrati. Lei che si spacciava in televisione nei talk a cui partecipava di essere un imprenditrice che da da lavorare a molte famiglie. Una di queste due indagini ruota intorno all’ipotesi investigativa che la Santanchè possa essere accusata di concorso in bancarotta nella gestione di alcune aziende, anche se al momento non è noto se sia indagata. Nell’altra invece risulta indagata per falso in bilancio, inchiesta sulla quale sono preannunciati nuovi sviluppi imminenti. In totale quindi sono almeno quattr. le indagini giudiziarie che hanno dei collegamenti più o meno diretti con Daniela Santanchè e la sua attività di imprenditrice prima che diventasse ministra del Turismo del governo Meloni.
L’indagine della quale si ha notizia da più tempo è quella del fallimento di Visibilia Editore, una società editrice che pubblica riviste settimanali e mensili tra cui Visto e Novella 2000, della quale la Santanchè è stata a lungo socia di maggioranza e presidente e amministratrice delegata fino al 2022. Alla fine di ottobre di quell’anno, subito dopo la nomina della Santanchè a ministro del Turismo, la procura di Milano ha presentato un’istanza di liquidazione giudiziale, cioè una procedura che sancisce di fatto il fallimento di un’impresa, e contestualmente aprì un’indagine con varie ipotesi di reato, tra cui quella di bancarotta.
La procura di Milano dopo alcune analisi svolte dalla Guardia di finanza aprì l’indagine a seguito di un esposto dei soci di minoranza, con la quale a giugno dello scorso anno avevano denunciato gravi irregolarità nella gestione della società. Dall’indagine emerse che Visibilia Editore aveva circa 984mila euro di debiti nei confronti dell’Agenzia delle Entrate. Le irregolarità riguardavano i bilanci nel periodo intercorrente tra gli anni 2016 e 2020, contrassegnate da pesanti perdite costanti e dal sospetto di false comunicazioni sociali: in poche parole l’ipotesi investigativa era quelle che la dirigenza di Visibilia avesse fornito ai soci e alle istituzioni di mercato notizie infondate o incomplete sui conti dell’azienda. Ma dopo diverse operazioni finanziarie congegnate con lo scopo di infondere nuova liquidità alla società, si sarebbe prodotto uno stato di crisi contabile irreversibile, e quindi di sostanziale fallimento. Di qui le accuse per “bancarotta” e “falso in bilancio“.
Dalle indagini per bancarotta non sono ancora emersi nuovi sviluppi. La notizia è che gli accertamenti e le analisi della procura di Milano proseguono su quattro società del gruppo Visibilia riconducibili alla Santanchè. Sull’accusa di falso in bilancio invece aveva preso da subito consistenza l’ipotesi per i magistrati che la Santanchè e altri dirigenti di Visibilia dal 2016 avessero contabilizzato in modo scorretto le voci di attivo dei bilanci societari, in maniera tale da compensare le pesanti perdite. Al momento non si può dire con certezza se la Santanchè sia indagata o meno per bancarotta, mentre è assolutamente certo che sia indagata dal novembre del 2022 per “falso in bilancio“.
La Santanchè ed il suo avvocato, Salvatore Sanzo, smentirono la notizia che Santanchè fosse “indagata in alcun processo penale” e che ci fosse un’indagine specifica per bancarotta fraudolenta, sostenendo che la società Visibilia, nella quale comunque la Santanchè non ricopriva più alcuna carica dirigenziale, si stava impegnando per dimostrare l’infondatezza di ogni accusa. Daniela Santanchè il 5 luglio del 2023 nell’aula del Senato ribadì la stessa tesi, negando anche durante un’informativa chiesta dalle opposizioni che fosse indagata.
Ma la sera stessa una nota stampa diffusa dal suo ministero ammetteva che Santanchè aveva appreso di essere indagata. Il 26 luglio seguente in Senato si discusse la mozione di sfiducia contro di lei presentata dal Movimento 5 Stelle: se fosse passata, la ministra si sarebbe dovuta dimettere, ma la mozione fu bocciata in modo netto. Le verifiche della procura di Milano sono ancora in corso: l’avviso di conclusione delle indagini è atteso per la prossima settimana, dopo un’ulteriore perizia.
Oggi la conferma: Daniela Santanchè indagata. La ministra del Turismo deve rispondere di un’ipotesi di truffa ai danni dell’Inps: sotto la lente d’ingrandimento ci sono presunte irregolarità nella fruizione della cassa integrazione in deroga per il Covid-19. “Non ho nulla da aggiungere rispetto al comunicato stampa. Non partecipo a processi mediatici e per adesso in tribunale ho sempre vinto. Non ho avuto niente, se poi voi pensate che per una chiusura di indagini uno è condannato, scrivete quello che volete. Andiamo avanti, quando succederà sarete contenti”, ha affermato la Santanchè ai cronisti, fuori dal Tempio di Adriano a Roma.
La ministra del Turismo ha infatti dichiarato ai giornalisti: “Nessuno mi ha chiesto di dimettermi” “Neanche Giorgia Meloni?”, le hanno chiesto i cronisti. “Nessuno“, ha ribadito la Santanchè. “Come ho detto non partecipo a processi mediatici, ho fiducia nella magistratura e vado avanti tranquilla”. “Non ho nulla da aggiungere al comunicato stampa, ha poi proseguito. Non ho mai partecipato a processi mediatici: se voi pensate che per una chiusura di indagine una persona è condannata lo dite voi”. “Andiamo avanti: ho fiducia nella magistratura. Finora avete visto com’è andata e quindi sono tranquilla” ha concluso la Santanchè . I tempi dell’etica politica per “la pitonessa” evidentemente sono cambiati ed anche le posizioni da assumere nel ruolo di indagata. E da Fratelli d’ Italia emerge un imbarazzante silenzio assordante.
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