di Federica Gagliardi
La città di Parma è stata nominata Capitale italiana della cultura 2020.La città dal nobile passato, dei Farnese e dei Borbone, piccola capitale con Maria Luigia d’Asburgo, di Correggio e Parmigianino, Bodoni e Toscanini, del maestro Giuseppe Verdi, dei Bertolucci, sede di una delle più antiche università al mondo e oggi del grande Centro Csac (studi archivio comunicazione) ha dunque tagliato il traguardo per prima. Un successo che si aggiunge a quello di Città creativa della Gastronomia Unesco ottenuto nel 2015.
La comunicazione è arrivata alla presenza del Ministro dei beni culturali e turismo Dario Franceschini, da parte del presidente Stefano Baia Curioni, al termine di una cerimonia pubblica presso la sede del Mibact a Roma. Il ministro annunciando il vincitore, busta già in mano, prima ha scherzato un po’. ”Mi spiace per i sindaci venuti qui, che hanno candidato le loro città a Capitale italiana della cultura 2020: violando tutte le regole, ho deciso di nominare Ferrara, la mia città!’‘. Risate per tutti seguite dalla suspense per conoscere il vncitore. “Già entrare nella shortlist è motivo di vanto, è come entrare nelle nomination agli Oscar – ha osservato il ministro dei Beni Culturali – i film poi si scrivono “ha ottenuto la nomination agli Oscar”. Quindi bene e grazie a tutte le città. Ha vinto Parma”. Il ministro Franceschini, nello spiegare la scelta unanime della giuria, ha esaltato la capacità di Parma di aver saputo fare rete e creare delle importanti sinergie tra pubblico e privato ai fini dell’offerta culturale. Il territorio infatti ha saputo fare “sistema” ed è sceso in campo investendo cinque milioni di euro tra fondi privati e pubblici . L’Enel, inoltre, garantirà un progetto di turismo sostenibile.
“La competizione diventa ogni anno più forte, con città che presentano progetti straordinari. È una scelta difficile – ha sottolineato il ministro Franceschini – ma la commissione ha deciso all’unanimità. Parma è sicuramente e ha tante ragioni legate all’arte, alla musica, al cibo. La nomina rappresenta un traino sui grandi mercati internazionali: il turismo è cresciuto prima a Mantova, poi a Pistoia“.
Nella presentazione della candidatura l’Amministrazione comunale di Parma , rappresentata dall’assessore Michele Guerra, ed il comitato scientifico di cui hanno fatto parte, tra gli altri, Bernardo Bertolucci, Franco Maria Ricci (che ha disegnato il logo) e lo scienziato Giacomo Rizzolatti hanno puntato sui sette distretti socio-culturali, dislocati in diverse aree della città, che diventano spazi di creatività, riflessione, rigenerazione e innovazione. Trentadue progetti intorno al claim “La cultura batte tempo” e basati su quattro baluardi per allargare la produzione culturale: cantieri, produzioni, rassegne ed esposizioni.
Parma ci aveva già provato nel 2016 ma il titolo in quell’occasione era stato aggiudicato alla città di Mantova. Il primo cittadino Pizzarotti ha ricordato le altre finaliste, Piacenza e Reggio Emilia in particolare, a cui Parma è legata dall’associazione Destinazione Turistica Emilia e con cui “vogliamo continuare a lavorare insieme“. Le altre nove candidate erano: Agrigento, Bitonto, Casale Monferrato, Macerata, Merano, Nuoro, Piacenza, Reggio Emilia e Treviso.
Chiamati a raccolti tutti gli “attori”: il conservatorio Boito che porterà musica e arte nelle periferie, il Festival Verdi del Teatro Regio che curerà anche una stagione speciale dedicata al Novecento assieme a Fondazione Toscanini e Teatro Due, la rinnovata Galleria Nazionale del complesso monumentale della Pilotta, il Festival della creatività contemporanea Parma 360 e ancora Fondazione Magnani Rocca, Museo Guatelli e il Labirinto della Masone. Con delle aspettative altrettanto ambiziose: far crescere i turisti dagli attuali 700mila l’anno, ad 1 milione nel 2020.