di REDAZIONE CRONACHE
La prima verbalizzazione dell’avvocato Piero Amara interrogato a Milano porta la data del 9 dicembre 2019, assistito dall’avvocato Salvino Mondello, parla con i magistrati milanesi e accenna a una lista di “40 nomi” appartenenti a questa famigerata “Loggia Ungheria” descritta in oltre 10 verbali, dichiarando che ne farebbero parte magistrati, politici, avvocati, vertici delle forze dell’ordine e imprenditori, persino l’ex presidente del consiglio Giuseppe Conte al quale, a dire di Amara , avrebbe fatto ottenere tra il 2012 e il 2013 consulenze dal gruppo Acqua Marcia Spa per circa 400 mila euro. L’ avvocato-faccendiere siciliano ha anche consegnato dei file audio con dei colloqui registrati che proverebbero “l’esistenza della loggia”: “Ho materiale, anche video, per dimostrare i rapporti tra persone che pubblicamente negano addirittura di conoscersi”.
Due giorni dopo, il pm Paolo Storari già pubblico ministero della Dda e stretto collaboratore dell’ex aggiunta Ilda Boccassini, inviò la prima di una lunga serie di mail al procuratore capo Francesco Greco evidenziando la necessità di effettuare delle iscrizioni nel registro degli indagati per svolgere i primi necessari accertamenti. L’unico modo, è la tesi del magistrato, per discernere tra la loro attendibilità e la possibile natura diffamatoria di quanto messo a verbale.
Ma le iscrizioni vennero effettuate soltanto dopo 5 mesi, e cioè il 9 maggio 2020. Dopo una prima analisi delle dichiarazioni, la procura di Milano aveva iscritto nel maggio 2020 lo stesso Piero Amara, il suo ex collaboratore Alessandro Ferraro e il suo ex socio Giuseppe Calafiore, per associazione segreta. Amara è stato interrogato congiuntamente dai magistrati della procura di Milano e di quella di Perugia, quest’ultima competente per i reati dei magistrati romani. Poi concordemente le due procure hanno deciso lo stralcio degli atti e quindi l’invio del fascicolo nel capoluogo umbro.
La Procura di Perugia indaga per “associazione segreta”, ovvero per violazione della “legge Anselmi” che venne approvata dopo la scoperta della P2. La norma riguarda la creazione di “associazioni segrete, come tali vietate dall’articolo 18 della Costituzione” .Un’ipotesi di reato ereditata dalla Procura di Milano e mantenuta per valutare se possa riguardare magistrati della Procura di Roma.
Il pm Storari raccolse tra i successivi giugno e luglio 2020 diverse testimonianze in varie città d’Italia ed i vertici della Procura decisero di inviare a settembre gli atti alla Procura di Perugia, trasmessi quindi dopo oltre un anno da quel primo verbale. Di fronte a quella che per il magistrato era una mancanza di decisioni investigative, Storari si decise per l’inoltro al Csm della documentazione in suo possesso, effettuata senza una trasmissione formale ed ufficiale. Una decisione maturata “per autotutela”, per difendersi da eventuali rilievi in futuro sul mancato svolgimento di indagini.
I dossier di Amara, ex avvocato esterno di Eni al centro dell’inchiesta della procura di Milano sulle presunte attività di depistaggio per condizionare le indagini sul caso Eni-Nigeria, circolano da diverso tempo. Il legale siciliano è stato arrestato l’ultima volta nel febbraio del 2020 perché doveva scontare un cumulo pena di 3 anni e 8 mesi per le condanne inflittegli nei procedimenti relativi alle sentenze pilotate al Consiglio di Stato e al “Sistema Siracusa“, indagine che aveva svelato una sorta di accordo tra magistrati e avvocati per pilotare indagini e fascicoli. L’ avvocato Amara viene considerato il “regista” di diversi episodi di corruzione per aggiustare sentenze anche davanti ai giudici amministrativi, per le quali è stato già condannato in un recente passato per corruzione in atti giudiziari. Con lui venne arrestato il giudice Riccardo Virgilio, presidente di sezione a Palazzo Spada.
Le dichiarazioni di Amara alla Procura di Milano, vanno prese con molta attenzione: il testimone è stato considerato credibile solo su una piccola parte della sua dichiarazioni. Per esempio la procura di Perugia ritiene attendibile Amara nelle dichiarazioni su Palamara e, infatti, intende portare l’ex presidente dell’Anm a processo con l’accusa di corruzione.
I primi contrasti all’interno della procura milanese sui presunti ritardi nelle indagini e nelle iscrizioni degli indagati erano quindi iniziati nei primi mesi del 2020 . Contrasti che indussero il pm Storari a consegnare nell’aprile 2020 in maniera anomala ed illegittima i verbali dell’avvocato Piero Amara nelle mani dell’allora consigliere del Csm Piercamillo Davigo, andato in pensione lasciandosi alle spalle una coda di polemiche e ricorsi tutti respinti. Una decisione attuata “per autotutela”, cioè per difendersi cioè da eventuali rilievi in futuro sul mancato svolgimento di indagini. Storari ritiene di aver seguito nella sostanza le indicazioni previste da una circolare del Cms del ’94: “Il pubblico ministero che procede deve dare immediata comunicazione al Consiglio con plico riservato al Comitato di Presidenza di tutte le notizie di reato nonché di tutti gli altri fatti e circostanze concernenti magistrati che possono avere rilevanza rispetto alle competenze del Consiglio”.
“Trovo molto singolare quanto avvenuto sia nel comportamento di Storari, sia in quello di Davigo” ha dichiarato Armando Spataro già procuratore aggiunto a Milano, consigliere del Csm e successivamente procuratore capo a Torino, intervistato da Lucia Annunziata a “Mezz’ora in più” su Rai3. Una vicenda che Spataro, ora in pensione, che è stato tra i protagonisti degli uffici giudiziari milanesi con inchieste delicate su criminalità organizzata e terrorismo, definisce “una fase delicata della magistratura” ritenendo nel comportamento di Storari ed in quelli di Davigo “molto singolare la mancanza di un atto formale con cui trasmettere verbali ad una autorità superiore; non è accettabile perché se un magistrato lamenta delle scorrettezze, ad esempio sulla decisione di un procuratore o di un presidente di tribunale ha una strada molto chiara, scrive al procuratore generale della corte d’appello e chiede avocazione e al Consiglio Superiore. Per autotutela poteva adottare una strada formale … e invece non è stato accettabile presentarsi a un componente del Csm e consegnare a mano verbali o via mail senza neppure firma”.
I verbali consegnati da Storari a Davigo erano privi di firma e di fatto apocrifi, benché usciti da un pc della procura di Milano. Da parte di Davigo, “è altrettanto anomalo il suo comportamento: ci sta la consegna formale di un atto, ma se una consegna è confidenziale toccava comunque a lui protocollare e consegnare al comitato di presidenza. Qui non c’entra il segreto“. Armando Spataro inoltre aggiunge che non c’è un obbligo di iscrizione nel registro degli indagati se non c’è fondamento per farlo. Secondo il giurista così si lascia “spazio alla teoria dei complotti” senza considerare le reali “dimensioni e scopi dei corvi” e senza “enfatizzare perché è tutto da vedere”. Per Spataro in realtà più che un attacco a tutto il Csm c’è un attacco verso “alcuni”
Il Consiglio superiore della magistratura opera soltanto sulla base di atti formali e secondo procedure codificate, essendo qualsiasi suo intervento inibito a fronte di atti non identificabili come la sommaria comunicazione verbale da parte dell’allora consigliere Piercamillo Davigo in merito a indagini della procura di Milano. E’ quanto spiegano fonti del Csm, secondo le quali, in presenza di notizie in sé irricevibili perché estranee ai canali formali e istituzionali, ogni iniziativa del Csm sarebbe stata scorretta e avrebbe potuto amplificare voci non riscontrabili.
Il capo della procura di Milano Greco depositerà una propria relazione al Csm per ricostruire le varie fasi della gestione del fascicolo aperto sulla base delle dichiarazioni del controverso e poco affidabile avvocato Amara. Il pm Storari a sua volta si è già dichiarato pronto a ricostruire la vicenda in caso di convocazione al Consiglio Superiore della Magistratura. E Palazzo dei Marescialli continua ad essere protagonista degli scandali delle toghe italiane.