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6 Marzo 2025 00:49

SCANDALO MASCHERINE. INDAGATO DOMENICO ARCURI PER ABUSO D’UFFICIO, CORRUZIONE E PECULATO

“La parola emergenza, nella vicenda oggetto di indagine, è stata spesa molto, anche in modo non coerente”, scrivono i magistrati. Così “l’emergenza ha giustificato pagamenti di dispositivi di protezione della qualità dei quali nulla ancora si sapeva, col rischio di acquistarne di inutili”, o peggio, di dannosi.

di REDAZIONE CRONACHE

Il responso dei laboratori incaricati di verificare la qualità delle mascherine era molto chiaro:“Attenzione, dispositivo molto pericoloso” e nonostante “alcune forniture sono state giudicate pericolose per la salute” sono state ugualmente importate in Italia e pagate dalla struttura commissariale diretta da Domenico Arcuri. Per questo motivo la Procura di Roma ha disposto il sequestro di oltre 800 milioni di mascherine.  L’ex commissario Arcuri è stato iscritto dai pm Fabrizio Tucci e dall’aggiunto Paolo Ielo della Procura di Roma, sul registro degli indagati, per rispondere delle accuse di corruzione, peculato e abuso d’ufficio. Secondo la procura di piazzale Clodio, Domenico Arcuri non sarebbe stato corrotto ( accusa sulla quale infatti pende una richiesta di archiviazione), ma si sarebbe reso responsabile di altri gravi reati.

Domenico Arcuri e Mario Benotti

L’indagine della Procura capitolina ha ad oggetto le commissioni per oltre 77 milioni di euro intascate dai mediatori che trattarono le maxi-commesse a tre consorzi cinesi tra marzo e aprile 2020. Oltre ad Arcuri e al suo vice Antonio Fabbrocini – responsabile unico del procedimento d’acquisto – sono indagate a vario titolo per traffico di influenze illecite, ricettazione, riciclaggio, auto-riciclaggio e frode in pubbliche forniture altre sei persone. Sono il giornalista Rai in aspettativa Mario Benotti (presidente del consorzio Optel e dell’azienda Microproducts) già consulente presso la Presidenza del Consiglio e vari Ministeri con significative entrature e frequentazioni nel mondo della politica, la sua compagna Daniela Guarnieri (ad della stessa azienda), l’imprenditore Andrea Vincenzo Tommasi (patron della Sunsky srl) il banchiere sammarinese Daniele Guidi, il trader ecuadoriano Jorge Solis e Antonella Appulo, ex segretaria al ministero delle Infrastrutture, che per gli inquirenti costituivano un comitato d’affari, un “sodalizio” composto da “freelance improvvisati desiderosi di speculare sull’epidemia e “capace di interloquire e di condizionare le scelte della Pubblica amministrazione”.

In particolare Benotti,, è stato retribuito per avere sfruttato il suo rapporto con Domenico Arcuri, con cui tra gennaio e 6 maggio 2020 (cioè nel periodo più “pesante” del Covid19) aveva avuto 1.780 contatti telefonici tra telefonate ed sms dal suo cellulare con Arcuri “allo scopo di proporgli così come poi avvenuto, l’acquisto delle partite di mascherine”, come spiegavano a suo tempo i giudici del Tribunale del riesame di Roma. Negli atti della Procura si legge: L’esistenza di uno stretto rapporto tra Benotti e Arcuri, preesistente alla sua nomina a Commissario Straordinario, emerge inequivocabilmente da alcuni scambi di messaggi” ed infatti è proprio questo “stretto rapporto” a finire nel mirino degli inquirenti che sabato scorso hanno interrogato Domenico Arcuri.

“La parola emergenza, nella vicenda oggetto di indagine, è stata spesa molto, anche in modo non coerente”, scrivono i magistrati. Così  “l’emergenza ha giustificato pagamenti di dispositivi di protezione della qualità dei quali nulla ancora si sapeva, col rischio di acquistarne di inutili”, o peggio, di dannosi.

Le indagini degli investigatori delle Fiamme Gialle hanno dimostrato come una considerevole porzione dell’intera fornitura sia stata validata sulla base della sistemica sostituzione dei test report” si legge nel decreto di sequestro. “La validazione ha quasi sempre seguito, e non anticipato, i pagamenti delle forniture, cosicchè le strutture Inail e Iss a supporto del Cts si sono trovate nella scomoda condizione di dover sconfessare, in caso di giudizio negativo, pagati con denaro pubblico già erogati”.

Le indagini successive hanno consentito di appurare che molti dispositivi di protezione individuale non solo non soddisfano “i requisiti di efficacia protettiva richiesti”, ma “addirittura alcune forniture sono state giudicate pericolose per la salute”. Il responso è contenuto nel lapidario report degli esami di laboratorio:  “Attenzione, dispositivo molto pericoloso”

Destano agitazione e tensione gli atti che accompagnano il decreto di sequestro che questa mattina, 18 ottobre, notificato dagli uomini del Nucleo Valutario della Guardia di Finanza alla struttura commissariale nazionale e di alcune sedi regionali. I finanzieri hanno sequestrato tutte le mascherine importate in Italia dagli indagati, anche se in nome dell’emergenza, molti dispositivi di protezione individuale sono stati distribuiti. Sulla base di documenti falsi sono stati immessi sul mercato dispositivi non conformi alle norme e, in certi casi, pericolosi. Giustificando l’operazione con “la situazione di emergenza in sé, che imponeva acquisizioni forzose, pur di non lasciare la popolazione sanitaria sprovvista di tutela”.

Lapidario il commento del segretario della Lega, Matteo Salvini . “Ovviamente dopo i ballottaggi…”. postando su Twitter un articolo relativo alla notizia dell’ex commissario Domenico Arcuri indagato per peculato e abuso d’ufficio dalla Procura di Roma nell’ambito dell’inchiesta sulle forniture di mascherine cinesi. Il terribile sospetto insinuato dal leader della Lega è che i magistrati possano aver aspettato la fine dei ballottaggi per non “rovinare” la seconda tornata elettorale a Letta e Conte. Missione compiuta.

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