La circostanza di avere in stazione ad Andria due treni fermi in stazione, avrebbe indotto ad un automatismo e tratto in inganno il capostazione andriese, Vito Piccarreta , che ascoltato dai pm della procura di Trani ha ammesso di aver fatto partire il treno ET1021 diretto verso Corato, che si è poi scontrato con il treno ET1016 nel disastro ferroviario che ha provocato in Puglia 23 morti e 50 feriti . E’ quanto si apprende da fonti investigative al termine dell’interrogatorio di Piccarreta. Il convoglio fermo ad Andria e diretto verso Corato non doveva partire – secondo le indagini – perché Piccarreta sapeva perfettamente che da Corato era in arrivo un altro convoglio, che lui stesso stava aspettando in stazione.
Le indagini di Squadra mobile della Questura baresee la sezione di polizia giudiziaria del compartimento Polfer di Bari, coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Giannella, della Procura di Trani si incrociano con quanto ha dichiarato loro in sei ore di interrogatorio il capostazione andriese . “C’è un insieme di concause, un insieme di fatalità che hanno provocato il disastro”, ha detto il difensore di Piccarreta, Avv. Leonardo De Cesare nel tentativo di affievolire le responsabilità del suo assistito.
L’ avvocato De Cesare parlando con i giornalisti ha confermato che Piccarreta sta fornendo ampia collaborazione allo sviluppo delle indagini, ma ha precisato che il capotreno ha negato di aver alterato il registro cartaceo di partenza del treno da Andria, con una correzione a penna , indicando l’orario 10:59, al posto di un altro che è attualmente illeggibile. Il capostazione avrebbe spiegato che il treno è partito alle 10:59, e se l’orario che era stato apposto in precedenza non era quello esatto la circostanza sarebbe dovuto al fatto che gli orari nei registri di viaggio dei capistazione non venivano di fatto annotati alla precisione. E’ quindi probabile, secondo la difesa del legale, che la correzione a penna non sia così determinate ai fini investigativi. Piccarreta avrebbe spiegato durante l’interrogatorio, anche le situazione di stress lavorativo in quanto un capostazione deve badare ai treni in arrivo, ai treni in partenza, ai semafori ed all’attivazione dei passaggi a livello) e avrebbe scaricato le proprie responsabilità sulla centrale operativa di Ferrotramviaria a Bari che avrebbe tranquillamente dovuto e potuto rendersi conto che due treni si stavano per scontrare, ma che in realtà come i fatti comprovano non si è accorta di nulla.
Il capostazione Piccarreta, a seguito dell’arrivo ad Andria del primo treno proveniente da Corato che viaggiava con un ritardo di 23 minuti , avrebbe quindi, agito in base ad un automatismo generato dal fatto di avere due treni fermi in stazione: ha alzato la paletta verde ed acceso il semaforo verde alle 10.59 autorizzando alla partenza entrambi i convogli, il primo verso Corato, l’altro verso Barletta. Otto minuti dopo, esattamente alle 11.07, cioè un minuto circa dopo il disastro, come risulta dai tabulati acquisiti dalla polizia giudiziaria, il capostazione di Andria ha contattato telefonicamente il collega di Corato e lo ha avvertito di aver dato la partenza al treno. Ma nessuno dei due capistazione sapeva in quel momento che avevano causato una vera e propria strage di passeggeri innocenti.
Il capostazione di Corato, Alessio Porcelli. si è invece difeso in tutto e per tutto . Porcelli, assistito dall’avv. Chiusolo, durante l’interrogatorio ha detto che “Il collega di Andria non mi ha avvisato che aveva dato la partenza al convoglio” sostenendo che “Piccarreta sapeva che da Corato erano in arrivo due treni” confermando di aver chiamato il collega di Andria alle 10.50 e di averlo avvisato che era in partenza l’ET1642, cioè il primo dei due treni provenienti da Corato. Secondo Porcelli il treno parte alle 10.51 , arrivando con 23 minuti di ritardo ad Andria alle 10.59, a causa di lavori in corso sulla linea ferroviario . Alle 10.59 il capostazione Piccarreta chiama Porcelli e lo avvisa che il treno ET1642 è arrivato e gli chiede di far partire l’ET1016, che quindi parte.
Il capostazione di Corato che risulta tra i sei indagati per il disastro ferroviario avvenuto in Puglia ha risposto in meno di due ore, alle domande dei pubblici ministeri ed ha sostenuto, giustificandosi, di non aver alcuna responsabilità nella tragedia. I verbali di interrogatorio sono stati secretati dalla Procura secondo quanto reso noto dall’ avv. Chiusolo . “Il mio cliente Porcelli ha spiegato in dettaglio ogni particolare, ha risposto a tutte le domande» è stato l’unica dichiarazione del legale alla stampa . I pm non hanno ritenuto al momento di riconvocare in Procura per un nuovo interrogatorio o per un confronto con Porcelli il capostazione di Andria, Vito Piccarreta.
A breve verranno compiuti dai pm di Trani che indagano sul disastro ferroviari accertamenti anche sulla centrale di coordinamento di Ferrotramviaria in quanto i due capistazione di Andria e Corato, Vito Piccarreta e Alessio Porcelli, interrogati ieri, hanno spiegato ai magistrati che i capistazione, i macchinisti e i capitreno si interfacciano anche con il direttore del coordinamento centrale, soprattutto per quanto riguarda i ritardi. Inoltre si dovrà verificare se chi lavora nella centrale possa rendersi conto che sta per accadere un disastro. L’incidente si è verificato – si apprende da fonti inquirenti ed investigative – per l’automatismo compiuto dal capostazione di Andria che, vedendo come ogni giorno due treni fermi in stazione e diretti in direzioni opposte, li ha fatti partire dimenticando che da Corato era in arrivo un altro convoglio e che il treno arrivato ad Andria aveva 23 minuti di ritardo.