La Polizia di Stato di Napoli, su delega del Procuratore della Repubblica partenopea, sta eseguendo un’operazione antiterrorismo, coordinata dai pm Antonello Ardituro e Claudio Onorati con il procuratore Giovanni Melillo, e condotta dalla Digos, dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione e dal Servizio Polizia Postale e Comunicazioni, con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 4 soggetti per il delitto di “Associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico”, (di cui all’art. 270 bis co.1, 2, 3 c.p.) in quanto ritenuti gravemente indiziati di avere costituito, organizzato, promosso e finanziato “un’associazione per delinquere, operante anche attraverso la diffusione del sito web dell’Associazione “Ordine di Hagal” e l’utilizzazione di altri social media, finalizzata al compimento di atti eversivi violenti, istigazione a delinquere, apologia e negazionismo, con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico, diretta e idonea a sovvertire violentemente gli ordinamenti economici e sociali nonché quello politico e giuridico dello Stato, avente carattere e finalità neonazista, suprematista e di discriminazione razziale, etnica, e religiosa”.
L’ordinanza ha portato in carcere Maurizio Ammendola, 42 anni, di Maddaloni in provincia di Caserta, ideatore e fondatore dell’associazione Ordine di Hagal; Michele Rinaldi, 47 anni, residente in provincia di Avellino, vicepresidente dell’Ordine di Hagal e gestore di un canale Telegram; Massimiliano Mariano, 46enne di Castellammare di Stabia e Giampiero Testa, 25enne di Marigliano, in provincia di Napoli. La misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria è stata emessa nei confronti di che deve difendersi dall’accusa di propaganda di ideali neonazisti.
La quinta persona, Fabio Colarossi, romano di 36 anni, è stata sottoposta all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria a Roma, in quanto gravemente indiziata del delitto di “Propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa” previsto dall’art. 604 bis c.p. poiché, “attraverso il social media Facebook scambiava, diffondeva e propagandava materiali, testi e video nel web, in modo che derivasse concreto pericolo di diffusione, di ideali neonazisti e suprematisti fondanti in tutto o in parte sulla discriminazione per motivi razziali nonché sulla negazione, sulla minimizzazione in modo grave o sull’apologia della Shoah o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra”.
Sono tutti gravemente indiziati di appartenere ad una associazione con finalità di terrorismo di matrice neonazista, suprematista e negazionista. I provvedimenti sono stati eseguiti nelle provincie di Napoli, Caserta e Avellino. Gli indagati sono stati, altresì, ritenuti gravemente indiziati del delitto di “ aver compiuto attività di propaganda delle idee fondate sulla superiorità e sull’odio razziale ed etnico, e di istigazione a commettere atti di discriminazione e di violenza per motivi razziali ed etnici, fondati anche sulla minimizzazione in modo grave e sulla apologia della Shoah”.
Contestualmente sono state eseguite anche 26 perquisizioni personali, domiciliari ed informatiche, nelle province di Napoli, Avellino, Caserta, Milano, Torino, Palermo, Ragusa, Treviso, Verona, Salerno, Potenza, Cosenza, Crotone, nei confronti di altre persone, alcune indagate ed altre emergenti dalle indagini, poiché in contatto con le persone arrestate attraverso i social ed i canali dedicati nel complesso circuito nazionale neonazista.
L’indagine, iniziata nel 2019, svolta con numerosissimi servizi tecnici di intercettazione, telefonici, ambientali, di captazione informatica e con l’impiego prolungato di personale della DCPP-UCIGOS specializzato in servizi di osservazione controllo e pedinamento, ha dimostrato l’esistenza di una associazione i cui componenti hanno tenuto condotte riconducibili all’agire di gruppi organizzati di stampo neonazista, con campagne di apologia del fascismo, negazionismo della shoah, incitazione all’odio razziale e all’antisemitismo attraverso chat e canali sulle principali piattaforme di messaggistica istantanea, in particolare Telegram, nonché ad una costante attività di addestramento paramilitare, anche frequentando, all’estero, corsi di addestramento al combattimento corpo a corpo e all’utilizzo di armi da fuoco, sia corte sia lunghe.
Le 26 perquisizioni di oggi fanno seguito alle 30 già eseguite a maggio ed ottobre 2021 che hanno consentito la raccolta di numerosissimo materiale di propaganda, proiettili, armi soft air, abbigliamento tattico e ulteriori importanti elementi indiziari che hanno suffragato la tesi investigativa. In particolare, dall’analisi dei dispositivi informatici sequestrati è emerso un canale Telegram, denominato “Protocollo 4”, elemento di contatto fra gli iscritti all’ “Ordine di Hagal” e costante strumento di diffusione e propaganda di teorie naziste, negazioniste, violente e suprematiste.
Dai numerosi servizi tecnici di captazione è emerso, altresì, la dichiarata volontà di alcuni degli indagati di compiere eclatanti azioni violente, sia nei confronti di civili sia nei confronti di appartenenti alle Forze di Polizia. Nelle intercettazioni, Testa inneggiava al “potere bianco” e manifestava la sinistra intenzione di sferrare un attacco contro la caserma dei carabinieri di Marigliano, in provincia di Napoli.