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22 Novembre 2024 01:47

SCOVATO NEL PORTO DI CAGLIARI IL MEGAYACHT DEL “RICERCATO” TEODORIN

Come è possibile inoltre che un ricercato dalla Giustizia francese, condannato a 3 anni di prigione con statuto giuridico di fuggitivo sui cui pende un mandato di arresto internazionale se ne possa tranquillamente girare per le vie di Roma a fare shopping? Chi gli ha concesso il Visto per entrare nel nostro Paese?

Si trova ancora ormeggiato nel porto di Cagliari lo yacht da 75,75 metri “Ebony Shine” appartenente a Teodoro Nguema Obiang Mangue, vice-presidente della Guinea equatoriale nonché figlio dell’attuale presidente Teodoro Obiang, accusato da più parti di guidare con il pugno di ferro il Paese dal 1979. Lo yacht multipiano del valore di 100 milioni di dollari, è arrivato a Cagliari lo scorso 27 agosto, alle 7.41, proveniente proprio dallo scalo ligure di Genova , come risulta dal sito Vesselfinder.com, che traccia gli spostamenti delle grandi barche.

Teodoro ( Teodorin) Nguema Obiang Mangue

Il megayacht “Ebony Shine” batte bandiera delle Isole Cayman. È stato costruito nel 2009 e si chiamava ‘Ocean Victory’. Il nome attuale gli è stato dato nel 2014 ormeggiato nel capoluogo sardo, sul quale sventola la bandiera delle isole Cayman (noto paradiso fiscale) ma anche quella dei Quattro mori. Il megayacht ha sette cabine e può accogliere sino a 14 ospiti.  C’è posto per 24 membri dell’equipaggio. I confort a bordo ci sono tutti: dall’eliporto al centro benessere passando per la piscina e il cinema con 12 poltrone. Sauna e bagno turco fanno parte del relax. All’esterno si può apparecchiare un tavolo dove possono accomodarsi sino a 32 commensali. Tutte queste informazioni sono contenute nel sito online ‘Liguria nautica’, che se ne è occupato dopo che l’Ebony Shine è stato avvistato in rada davanti al porto di Genova appena prima di Ferragosto.

Al momento non è stato possibile verificare se ‘Teodorin – questo il soprannome del vice-presidente – si trovi a bordo o meno. Riccardo Noury, portavoce di Amnesty international, commenta così con l’agenzia Dire la vicenda che ieri è stata confermata per prima dalla testata locale Sardinia Post: “Se davvero Teodorin Obiang si trovasse a Cagliari, sarebbe una vergogna per l’Italia” ricordando che sul 52enne della Guinea pesano due “condanne spiccate negli Stati Uniti e in Francia per reati economici”, in particolare corruzione e riciclaggio di denaro.

“Nel suo Paese presiede da anni a una spietata repressione che vede vittima, tra gli altri, anche il cittadino italiano Fulgencio Obiang Esomo, che sta scontando una condanna a 60 anni di carcere per una inesistente accusa di tentato colpo di Stato ai danni del padre di ‘Teodorine“, il dittatore Teodoro Obiang prosegue Noury.

Da alcuni giorni si susseguono voci sulla presunta visita del vice-presidente guineano in Italia, dopo che sul profilo Instagram di quest’ultimo è comparsa una foto che lo immortala sul Lungotevere, nel centro di Roma. “Sarebbe andato a fare shopping nelle boutique del centro – accusa il portavoce di Amnestye quindi a Cagliari col suo sontuoso yacht” concludendo: “Le visite della famiglia Obiang in Italia – Vaticano incluso, dove Teodorin è stato l’ultima volta nell’aprile di quest’anno – a fronte della gravissima situazione dei diritti umani in Guinea Equatoriale che ha coinvolto a più riprese cittadini italiani, dovrebbero imbarazzare le autorità del nostro Paese”

La Guinea equatoriale è un Paese ricco di risorse naturali tra cui petrolio, oro, uranio e diamanti, ma secondo le principali organizzazioni internazionali oltre la metà della sua popolazione – appena un milione e quattrocentomila abitanti – vive al di sotto della soglia di povertà. Il presidente Obiang, al potere da 42 anni e secondo gli analisti pronto a cedere il comando al figlio Teodorin, è stato investito da diversi scandali e viene spesso indicato come un esempio di “cleptocrazia”, ossia uno Stato la cui classe dirigente, simulando i meccanismi della democrazia, saccheggia le risorse senza lasciare molto alla popolazione in termine di benessere e servizi.

A questo si aggiunge il tenore di vita del “delfino” Obiang, di cui spesso la stampa internazionale scrive della sua passione per il lusso e dei suoi problemi giudiziari: nel 2016, la magistratura svizzera gli sequestro’ undici automobili tra cui si contavano delle Bugatti, delle Lamborghini, e delle Ferrari, del valore di 27 milioni di dollari. Il primo produttore di petrolio dell’Africa Sub-sahariana ha problemi anche con i diritti umani. Nell’ultima edizione del suo Report annuale, Amnesty international ha denunciato diverse violazioni nel Paese, a partire da “un giro di vite sull’attivismo”. “Le autorità- si legge nel rapporto- hanno vietato oltre 20 dimostrazioni sulla scorta di motivazioni vaghe e oltremodo generiche, le forze di sicurezza hanno continuato ad alimentare la violenza durante le manifestazioni e lo scorso anno sono rimaste uccise almeno 17 persone”.

Lo scorso giugno Amnesty international ha denunciato che in Guinea Equatoriale “centinaia di prigionieri languiscono in carcere per anni, senza possibilità di ricevere visite dei loro avvocati o familiari. Queste persone dimenticate, molte delle quali imprigionate al termine di processi infarciti di irregolarità, si trovano in alcune delle più famigerate carceri del mondo, come quelle della ‘Spiaggia nera’ di Malabo e quella di Bata“. Alcuni anni fa, aggiunge l’organizzazione, “un prigioniero appena rilasciato descrisse la prigione della ‘Spiaggia nera’ come una sorta di buco pregno dell’umidità che arrivava dal mare, in cui si viveva in condizioni inumane, in cui la tortura era la regola e la vita dei detenuti era messa a rischio dal sovraffollamento“.

il sequestro subito da Teodoro Nguema Obiang Mangue delle sue auto

Le condanne di Teordorin ed i sequestri

A febbraio il 50enne Teodoro Nguema Obiang Mangue è stato condannato dalla Corte d’Appello di Parigi per riciclaggio, abuso di beni sociali, appropriazione indebita, abuso di fiducia, corruzione, per somme pari a 173 milioni di dollari sottratti alle casse dello Stato per finanziare il suo sontuoso stile di vita. Condanna a 3 anni di reclusione con pena sospesa e una multa da 30 milioni di euro da pagare subito. “Il suo tenore di vita – scrissero in sentenza i due giudici parigini che lo avevano indagato – non ha alcun riscontro con la sua dichiarazione dei redditi”. In effetti Obang, che al suo paese risulta guadagnare 80 mila dollari all’anno, mentre tra il 1996 e il 2012, ha speso più di 200 milioni, vivendo come un nababbo. “Ha distratto fondi pubblici dal Tesoro della Guinea”, lo accusano gli inquirenti transalpini. In sostanza lui e il resto del clan, guidato dal padre, hanno venduto le concessioni petrolifere della Guinea Equatoriale, intascando mazzette colossali.

La sentenza fu confermata dal Tribunale d’Appello francese, che respinse le sue proteste di innocenza e la sua discussione secondo cui i tribunali francesi non avevano diritto a governare sui suoi beni. “Con questa decisione la Francia intende lanciare il messaggio chiaro che non è più un paese rifugio per il denaro rubato da leader stranieri anziani e il loro entourage”, affermò Patrick Lefas incaricato della trasparenza finanziaria internazionale della Francia. In quell’occasione, oltre a 15 supercar, gli venne sequestrato un palazzo di 5 piani in Avenue Foch, una delle vie più lussuose ed esclusive di Parigi.

Contro il sequestro dei beni dell’erede Obiang il governo della Guinea ha interposto appello, presso la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja, denunciando “metodi spettacolari da parte della magistratura francese”. William Bourdon, avvocato della ong Transparency International, Intervistato dal quotidiano francese Le Monde, si è invece rallegrato dell’azione giudiziaria nei confronti del figlio del despota. “Questo – ha detto – è un messaggio di incoraggiamento, rivolto a coloro che si erano rassegnati a una cultura dell’impunità“.

Nel 2014 il Dipartimento della Giustizia americano lo accusò di corruzione e attività finanziarie illecite, ordinando il sequestro dei conti bancari e delle proprietà negli Stati Uniti. “Attraverso l’appropriazione indebita e l’estorsione, il vicepresidente Teodorin Nguema Obiang ha saccheggiato spudoratamente il suo governo e distrutto le imprese nel suo paese per sostenere il suo stile di vita lussuoso, mentre molti dei suoi concittadini vivevano in estrema povertà”, dichiarò il Procuratore Generale Galdwell a sentenza emessa.

Nel 2016 i pubblici ministeri svizzeri sequestrarono 11 auto di lusso appartenenti a Teodorin tra cui Bugatti, Lamborghini, Ferrari, Bentley e Rolls-Royce per un valore di 27 milioni di euro. La misura fu presa in ritorsione di 23 milioni di dollari di aiuti umanitari bilaterali del governo svizzero destinati a progetti sociali in Guinea Equatoriale, fatti sparire dalla famiglia Obiang. Quella scuderia di auto di lusso era stato discretamente parcheggiata dall’esponente politico guineano in un hangar dell’aeroporto di Ginevra. L’intenzione era quella di caricare le supercar su di un aereo cargo, per sottrarle al sequestro.

Nel 2018 poi, Teodorin è tornato a far parlare di sé, dopo che la Polizia Federale Brasiliana gli ha sequestrato all’aereoporto di Viracopos, vicino a San Paolo, oltre 16 milioni di dollari. La polizia ha trovato nel bagaglio di Teodorin 1,5 milioni di dollari in contanti contenuti in una lussuosa valigia 48h di Louis Vuitton(!!!) ed orologi per un valore di 15 milioni.

Infine, lo scorso luglio il Regno Unito ha imposto sanzioni ad personam in quanto Teodorin è coinvolto in un grosso scandalo di corruzione e riciclaggio di denaro che coinvolgeva anche lo Zimbabwe e l’Iraq. Lo scorso 26 luglio 2021 il dittatore della Guinea ha chiuso la sua ambasciata a Londra interrompendo le relazioni diplomatiche in protesta alle sanzioni inglesi contro suo figlio. “Non accettiamo interferenze negli affari domestici del nostro paese” ha affermato il ministro degli Esteri Simeon Oyono Esono alla TV di Stato. Teodorin è anche sospettato di gestire un network illegale di informatori e spie che controllano i principali oppositori e tutti gli immigrati in Europa. Se sospettati di complottare contro il regime, i loro familiari rimasti nel paese subiscono una amara sorte.

È la prima volta che un vice-capo di Stato subisce un’onta del genere. Teodorin è recidivo: una sentenza simile l’ha visto colpevole negli Stati Uniti, dove avrebbe riciclato decine di milioni di dollari in beni di lusso e memorabilia di Michael Jackson. Il tutto truffando i suoi soci, tra i quali l’italiano Roberto Berardi.

Nell’occasione gli sono state sequestrate numerose auto di lusso, uno yacht, due aerei privati e una reggia a Malibù. Ma lui non sembra affatto preoccupato, dato che scorrazza ancora oggi per i mari con uno yacht da 115 milioni di dollari e si diverte in un resort nell’atollo di Baa. Su Instagram vanta oltre 100 mila follower, con ogni probabilità tutti fuori dalla Guinea.

La fortuna di Teodorín Obiang ammonta a 700 milioni di euro. Come ha fatto ad accumulare legalmente tali ricchezze un paese africano di circa 700.000 abitanti, a detenere tale un patrimonio colossale? E come si possa ostentare tale ricchezza quando, secondo l’ ONU , il 20% dei bambini guineani muore prima di aver compiuto i 5 anni? La risposta è molto semplice: corruzione e traffici poco leciti.

La Guinea Equatoriale è un paese poverissimo, se lo si guarda dalla parte della popolazione, ma anche ricchissimo, se lo si guarda dal lato del potere. La scoperta del petrolio – 360mila barili estratti al giorno – nelle acque territoriali, negli anni Novanta, ha gonfiato le casse del clan presidenziale ma nulla è stato distribuito alla popolazione – 1 milione e 356mila abitanti – il 60 per cento della quale vive sotto la soglia di povertà. Paese ricco, forse il più ricco dell’Africa, con un Pil pro capite a parità di potere d’acquisto che supera i 31mila dollari, ma con un Indice di sviluppo umano dello 0,537 che colloca il Paese al 136esimo posto al mondo, nella parte molto bassa della classifica. Un Paese, inoltre, sul quale ha poco inciso persino la pandemia da Covid con soli 7259 casi e 106 decessi, secondo i dati registrati. Ci vorrebbe poco per rendere la vita degli abitanti della Guinea Equatoriale meno drammatica, ma il cleptocrate di Malabo vuole tutto per sé e per suo figlio che non smette di dar sfoggio di ricchezza, schiaffeggiando costantemente il suo popolo.

Teodorin Nguema Obiang, ricevuto dal Papa in Vaticano il 9 aprile scorso

La visita in Vaticano

Quello che sa di incredibile è che Teodorin Il figlio di Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, presidente della Guinea Equatoriale è stato ricevuto dal Papa lo scorso 9 Aprile considerato che che ha imposto una dittatura feroce al suo Paese dal 1979. La famiglia Obiang rappresenta uno dei peggiori esempi di “cleptocrazia” e non smette di dare sfoggio di ricchezza, schiaffeggiando costantemente il suo popolo che vive di stenti. Alla notizia non è stata data granché rilevanza, è passata un po’ in silenzio, ma in ogni caso come le immagini dimostrano l’incontro c’è stato.

Lecito chiedersi cosa abbia detto il figlio del dittatore della Guinea al Papa. La verità confessandosi? O forse ha fatto un’importante donazione al Vaticano pur di farsi ricevere ? Con molta probabilità molte bugie. Come è possibile inoltre che un ricercato dalla Giustizia francese, condannato a 3 anni di prigione con statuto giuridico di fuggitivo sui cui pende un mandato di arresto internazionale se ne possa tranquillamente girare per le vie di Roma a fare shopping? Chi gli ha concesso il Visto per entrare nel nostro paese? Perché le autorità italiane non lo hanno arrestato come di dovere essendo uno Stato che collabora con l’Interpol?

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