Palcoscenico della protesta di docenti e studenti contro la riforma scolastico fortemente voluta dal premier Renzi anche Bari dove, secondo gli organizzatori, avrebbero partecipato circa 25mila persone. Pullman non solo dal resto della Puglia ma anche dalla Basilicata e dalla Calabria con i due cortei, quello dei docenti e quello degli studenti, che si sono uniti confluendo verso la tappa finale di piazza Prefettura a Bari, dove hanno preso la parola i rappresentanti sindacali. Il tasso di partecipazione, secondo gli organizzatori, si è attestato attorno all’80-90% nelle scuole pugliesi. Ad accompagnare il corteo, apertosi con un ironico funerale della scuola pubblica, con tanto di feretro e di banda musicale, anche numerosi attivisti del Movimento 5 Stelle, forza politica che in Parlamento ha presentato da tempo la propria alternativa alla riforma renziana.
“Ma, come al solito, il PD dice sempre no! – commenta a margine della manifestazione, a cui ha partecipato con il consigliere comunale Sabino Mangano (M5S), la candidata governatrice per i 5 Stelle, Antonella Laricchia – Il partito di governo, infatti, ha sempre risposto negativamente alla nostra proposta in 7 punti per il rilancio della scuola italiana. I tagli dovrebbero essere indirizzati all’abolizione dei finanziamenti pubblici alle scuole private, mentre si recupererebbero somme dalla digitalizzazione del materiale scolastico, tramite ad esempio gli eBook. Abbiamo anche proposto di abolire la norma Tremonti del 2008 sulle classi pollaio, così da creare 90.000 posti di lavoro e classi più vivibili ma Renzi ha preferito tagliare sull’istruzione, sulla stabilità del lavoro degli insegnanti e assegnare uno spropositato potere di gestione della scuola e delle relative assunzione ai dirigenti”.
“Operare tagli sulla scuola – ha proseguito Antonella Laricchia (M5S) – vuol dire tagliare sul futuro. L’ennesima dimostrazione che a questo tipo di politica non interessa l’avvenire delle nuove generazioni, quanto piuttosto le prossime elezioni. Il premier, così come il suo ddl orwelliano, può essere annientato tra meno di un mese, il 31 maggio, relegandolo a misere percentuali con un semplice gesto di matita nella cabina elettorale. Stesso identico discorso per una cosiddetta destra che oggi grida allo scandalo, ma che aveva lanciato una proposta praticamente identica con il ministro Gelmini”.