ROMA – Dal questa mattina è in corso da parte dei Carabinieri del Ros una perquisizione a Fano presso la sede della onlus Africa Milele, in relazione all’inchiesta a carico di ignoti, sul sequestro di Silvia Romano. La volontaria milanese, infatti, si trovava in Kenya con l’associazione che si occupa di infanzia fondata da Lilian Sora, 42enne marchigiana, accusata dalla famiglia Romano di aver mandato la ragazza “allo sbaraglio”.
Dopo il rapimento della 25enne, la fondatrice di “Africa Milele onlus” era stata ascoltata più volte dall’ Autorità Giudiziaria, Silvia Romana come riscontrato in questi mesi dai Carabinieri del Ros, si sarebbe trovata in Kenya senza nemmeno un’assicurazione per malattia o infortunio. La responsabile, per giustificarsi aveva spiegato alle autorità che, fino al momento del rapimento della ragazza, “non c’era ancora stato il tempo materiale per fare la polizza”.
Come affermato da Lilian Sora, al quotidiano Il Messaggero, la ragazza “non fu mai lasciata sola“, sostenando che a pensare alla sua sicurezza ci sarebbero stati due “masai armati di machete” ma che uno di loro si trovava al fiume al momento del rapimento. Nei giorni scorsi, la fondatrice di “Africa Milele onlus” avrebbe confermato anche di non aver mai pensato all’ipotesi di un rapimento o di un assalto violento.
Secondo quanto si apprende la Procura di Roma ha acquisito materiale informatico e la documentazione relativa alle attività della associazione. I Carabinieri avrebbero effettuato una copia informatica rispettando le norme di “criminal forensics” di alcuni hard disk ed il contenuto di smartphone e tablet. Un controllo questo necessario sopratutto per verificare le condizioni di sicurezza in cui si trovava il 20 novembre 2018 la giovane volontaria milanese al momento del rapimento, avvenuto in Kenya.
Nel frattempo questa mattina Silvia Romano commentando un video postato sulla pagina Facebook “La luce news” della comunità dei musulmani d’Italia ha scritto “Grazie, Allah vi benedica per tutto questo affetto che mi state dimostrando” . Nel video sono numerosi cittadini musulmani che vivono in Italia la salutano, dopo che la volontaria ha spiegato al suo rientro in Italia di essersi convertita all’Islam e di aver preso il nome di Aisha.