Dalla relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia sulla criminalità organizzata pugliese esce uno scenario preoccupante, che ha censito 71 organizzazioni criminali individuate in tutta la Puglia, un vero e proprio network di clan malavitosi capaci di riciclarsi e sopratutto di riciclare investendo le notevoli somme di denaro incassato con le tradizionali fonti di finanziamento. Una vera e propria ragnatela costellata da complicità e connivenze necessarie per garantirsi la facciata di presunta legalità. Il dossier della DIA pugliese è stato trasmesso al Parlamento, riferendosi al secondo semestre del 2014 e descrive gli assetti e le strategie delle “cosche” presenti ed attive in Puglia, regione da considerarsi ad alto rischio.
La Dia ha precisato che si tratta di una “realtà caratterizzata dall’esistenza di una pluralità di gruppi che interagiscono tra loro in equilibrio instabile“, e ciò nonostante gli investigatori sono stati capaci di tracciare una precisa e dettagliata mappa suddivisa per ogni angolo del territorio. Nella provincia di Foggia e nel capoluogo sono presenti ed operano 18 organizzazioni criminali, a Bari 12 insieme ad altre 14 nei paesi della provincia, 7 nella Bat, 11 a Lecce, 5 sono a Brindisi, e soltanto 4 a Taranto che rimane la città più tranquilla e sicura.
Una “mappa” che deve destare preoccupazione, sopratutto in considerazione che sono inevitabilmente migliaia i soldati reclutati dalla mafia pugliese tra affiliati e cosiddetti “favoreggiatori”. Nella relazione della Direzione investigativa antimafia sono state indicate ed analizzati i nuovi “businesses” della criminalità organizzata pugliese. Che ha tralasciato in gran parte il contrabbando, ma non rinuncia al traffico di droga, preferendo puntare sul traffico di rifiuti, sull’infiltrazione nel business degli appalti e persino nella “pirateria alimentare”.
La contraffazione dei prodotti tipici, secondo la Dia, costituisce uno degli affari principali delle cosche, ed una leva importante in un sistema ben organizzato che fa circolare un fiume di denaro sporco “nutrendo” la nuova operatività economica della criminalità organizzata.