8 ordinanze applicative di misure cautelari personali emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari Dott.ssa Patrizia Todisco del Tribunale di Taranto, su richiesta del Sostituto Procuratore Dott.ssa Giovanna Cannarile, che costituiscono il naturale prosieguo di una precedente attività d’indagine condotta, verso la fine dell’anno 2014, dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Massafra sono state eseguite, nella notte, dagli stessi Carabinieri a carico di altrettante persone, ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata all’usura ed estorsione, nonché detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
Le indagini, avviate nel mese di ottobre 2014 e dirette dalla Procura della Repubblica di Taranto, hanno permesso di delineare un’organizzazione criminale, operante prevalentemente nei comuni di Palagiano (TA) e Crispiano (TA), dedita ad attività usuraria ed estorsiva in danno di piccoli imprenditori della provincia, ai quali venivano imposti tassi di interesse fino al 130% annuo.
Nel medesimo contesto investigativo, si è accertata l’esistenza di una fiorente e monopolistica attività di spaccio di sostanze stupefacenti del tipo hashish e cocaina.
Alle prime luci dell’alba, i Carabinieri della Compagnia di Massafra (TA), coadiuvati da personale del Nucleo Cinofili di Modugno, hanno eseguito 8 misure cautelari di cui 5 in carcere, nei confronti di Nicola Guarini, 53anni di Crispiano, sottoposto all’obbligo di dimora, di Angelo Caracciolo , 35anni di Crispiano, già sottoposto all’obbligo di dimora; Antonio Locorotondo, 35anni di Crispiano; Angelo Ammirato, 32anni di Statte sottoposto alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno ed Alessio Rodio, 30anni di Crispiano, attualmente sottoposto alla misura della detenzione domiciliare; disposti gli arresti domiciliari, a carico di Laura Fanelli, 40enne di Taranto, mentre gli obblighi di dimora, emessi nei confronti di Vincenzo Carone, 54annidi Palagiano, e di Massimo Carucci, 42enne di Crispiano, responsabili a vario titolo dei reati di usura, tentata estorsione e spaccio di stupefacenti.
Le precedenti indagini dei Carabinieri di Massafra si erano parzialmente concluse il 12 dicembre 2014 con l’arresto, in esecuzione di Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere emessa dal medesimo G.I.P., nei confronti dei suddetti Vincenzo Carone, Nicola Guarini, Angelo Caracciolo e Massimo Carucci, responsabili di aver costituito un’associazione allo scopo di commettere più delitti di usura ed estorsione, procedendo in particolare al recupero dei crediti vantati nei confronti di piccoli imprenditori in stato di bisogno, dei comuni di Palagianello e Massafra, applicando ulteriori esosi interessi usurari, e facendo ricorso a condotte estorsive per costringere le vittime a corrispondere lo somme pretese mediante minacce di gravi danni alla persona ed al patrimonio, con l’aggravante per il Carone dell’aver promosso l’associazione e per il Guarini dell’aver rivestito un ruolo direttivo nell’ambito della stessa. Le perquisizioni, eseguite all’epoca delle prime misure cautelari, avevano consentito di rinvenire effetti cambiari e bancari dell’importo complessivo di euro 164.000, oltre alla somma contante di euro 16.400.
Inoltre, a seguito di perquisizione d’iniziativa effettuata presso l’abitazione del sopra citato Rodio, venivano rivenuti circa 480 grammi di hascisc, frazionata in vari pezzi, ed un solo grammo di cocaina, suddivisa in 5 dosi. Per tale motivo, il giovane veniva tratto in arresto nella flagranza del reato di “detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti“. Grazie ai risultati conseguenti alle iniziali attività di perquisizione effettuate, i Carabinieri hanno proseguito le indagini sul sodalizio criminale, anche con l’ausilio di ulteriori attività investigativa fra cui intercettazioni telefoniche, ambientali e pedimenti con rilievi fotografici , che hanno consentito di individuare altri due imprenditori vittime di usura ed estorsione, nonché di avvalorare compiutamente numerose condotte di spaccio già emerse dalle attività svolte nella prima fase.
Tra gli effetti sequestrati nel dicembre del 2014 vi erano 4 cambiali dell’importo di euro 37.500 cadauna, per complessivi 150.000 euro, che i successivi accertamenti consentivano verificare essere state tratte da un imprenditore di Palagianello, che non si era mai rivolto all’ Autorità Giudiziaria e tantomeno alle forze dell’ordine La vittima, infatti, a fronte di un debito residuo di circa 30.000 euro nei confronti di Vincenzo Carone, ricevette da quest’ultimo la richiesta di restituzione di 150.000 euro da restituire in 2 o 3 anni, con la minaccia che la restituzione di quell’importo era stata pretesa dai reali finanziatori, indicati come persone molto pericolose. Nella circostanza, a garanzia del debito, l’imprenditore fu costretto a sottoscrivere gli effetti in parola, con un tasso di interesse quindi pari al 133% circa.
Dal mese di ottobre del 2014, le pressioni del Carone nei confronti della sua vittima, nonostante le difficoltà economiche di quest’ultimo, si erano fatte sempre più insistenti tanto da avvalersi del potere intimidatorio dei pregiudicati Angelo Caracciolo, Massimo Carucci e soprattutto del Guarini, che vantava conoscenze di “spessore” nell’ambiente criminale, ed insieme ai quali più volte si era recato presso l’abitazione dell’imprenditore rivolgendo esplicite minacce al suo indirizzo. Solo l’arresto effettuato dai Carabinieri nel mese di dicembre 2014, non aveva consentito al sodalizio criminoso di portare a compimento gli ulteriori propositi delittuosi, per i quali dovranno rispondere tutti e quattro dei reati di usura e tentata estorsione.
Dalla ricostruzione degli eventi, emergeva, inoltre, un’ulteriore episodio di usura, commessa questa volta dal solo Carone, ai danni dello stesso imprenditore di Palagianello che, alcuni anni prima, aveva ricevuto un prestito di 20.000 euro rimborsandone 22.000 nel termine di 3 mesi, quindi con un tasso usurario.
La seconda vittima individuata, un piccolo imprenditore agricolo di Palagiano, a fronte di un prestito di euro 5.000, ricevuto sempre dal Carone , avrebbe dovuto restituire – entro pochi mesi – la somma di 7.000 euro, con un tasso usurario superiore al 40%, ed a garanzia di tale debito aveva tratto un effetto cambiario, rinvenuto poi dai Carabinieri proprio nel corso delle perquisizioni. Sempre nel mese di ottobre 2014, periodo nel quale come emerso dalle indagini, forte dell’appoggio ottenuto dai tre crispianesi, Carone si era fortemente determinato a recuperare tutti i crediti, più volte indicati nell’importo complessivo di “un miliardo di vecchie lire”, intensificava le sue attenzione anche nei confronti dell’agricoltore al quale, sia direttamente che per il tramite di amici, paventava l’intervento di “brutti soggetti malavitosi” suoi amici. Anche in questo caso il Carone, a cui solo vanno ascritte queste ultime condotte di usura e tentata estorsione, non riusciva a portare a termine il proposito criminoso in quanto veniva arrestato insieme ai suoi sodali nel dicembre del 2014.
Le indagini, inoltre, svelavano anche una vorticosa attività di spaccio di sostanze stupefacenti posta in essere da Nicola Guarini, e da suo genero Antonio Locorotondo (nipote del noto boss Francesco Locorotondo, attualmente detenuto per “associazione mafiosa”), da Angelo Caracciolo e da Alessio Rodio, questi ultimi due addetti allo spaccio al dettaglio in Crispiano e al confezionamento delle dosi di stupefacente, del tipo cocaina e hascisc, fornito da soggetti di Taranto e Statte, identificati rispettivamente in Laura Fanelli ed Angelo Ammirato.
Ben 35 sono i singoli episodi di compravendita e detenzione, anche di consistenti quantitativi di droga, nonché di spaccio al minuto registrati nel corso delle attività di intercettazione, nei quali risultavano coinvolti –di volta in volta e a vario titolo- i suddetti indagati, i quali utilizzavano frasi allusive e criptiche per avanzare richieste di stupefacente o comunicarne la momentanea indisponibilità: “prendiamo un caffè” – “un biglietto della curva” – “ho la focaccia” – “un aperitivo” – “ti devo dare un po’ di carne” – “sono rimasto senza benzina” – “giocare a calcetto” – “il cappello” ecc.; ovvero tutte parole in codice utilizzate per indicare di un certo tipo di droga, come ad esempio il “servizio”, veniva usato per indicare la cocaina, o “la saponetta”, riferibile alla panetta di hascisc.
I cinque destinatari della misura cautelare in carcere, esperite le formalità di rito, sono stati associati presso la Casa Circondariale di Taranto, mentre la Fanelli è stata sottoposto agli arresti domiciliari presso l’abitazione di residenza.