di Redazione Politica
Due anni al potere del M5S hanno letteralmente frantumato le premesse e le promesse populiste e anti-casta del movimento, che ha dimenticato il messaggio del suo padre-fondatore Gianroberto Casaleggio (“se il M5S si dovesse alleare con il Pd, lascerei il movimento”) e si trasformato in un partito politico pronto a qualsiasi alleanza pur di restare aggrappato alle poltrone di governo e sottopotere.
Con il voto odierno di appena 30 mila iscritti sulla piattaforma Rousseau, cambiano radicalmente gli equilibri di governo, con effetti che non tarderanno a mostrarsi. Si può ritenere estinta la “recita” anti-sistema del M5S aprendosene una nuova, ancora tutta da definire con buona pace di Alessandro Dibattista, dello scomparso Casaleggio padre e del comico trasformista Beppe Grillo prima maniera .
Il 20 settembre, data del voto per sette regioni e per il referendum sulla riduzione dei parlamentari è una data destinata a lasciare un segno nella politica dei nostri giorni. Al voto referendario gli attuali protagonisti della politica italiana arrivano in ordine sparso, con obiettivi contrastanti ed una grande confusione.
L’unico vero risultato che “conta” e che peserà sugli equilibri della politica nazionale è quello pugliese. Sarà quindi la vittoria di Raffaele Fitto o la riconferma di Michele Emiliano a dare il senso politico all’intero appuntamento elettorale e, a seconda dell’esito a determinarne le diverse conseguenze .
Le altre sfide nelle altre regioni hanno un risultato preosochè scontato o altrimenti poco simbolico, poichè la Puglia è la regione del premier Conte che non è stato capace di convincere i partiti alleati di governo a ripetere l’alleanza alle regionali e la maggioranza di governo si presenta al voto con tre candidati, Emiliano, le altre sfide hanno risultato scontato o poco significativo, perché la Puglia è la regione del premier Conte e perché proprio in quella regione la maggioranza di governo si presenta con tre candidati, Emiliano, Laricchia e Scalfarotto così facendo tutto il possibile per agevolare la vittoria del centrodestra.
Analizziamo quindi politicamente il prossimo voto alle Regionali . La vittoria di Luca Zaia nel Veneto è fuori discussione ed è in gran parte più merito suo che delle ultime strategie della Lega). Così come è molto probabile anche la vittoria e riconferma a governatore della Liguria di Giovanni Toti , nonostante sia stato raggiunto sul candidato unico tra PD e M5S. Vincenzo De Luca va alla riconferma della Regione Campania (ed anche in questo caso si tratta di un successo essenzialmente personale) con pochissimi margini di possibilità per il candidato del centrodestra, mentre in Toscana il candidato comune fra PD e Italia Viva deve cercare di riuscire a vincere, contro la candidata leghista sostenuta dall’alleanza unitaria di centrodestra .
A questo punto,la partita si sposta fra le Marche e la Puglia, dove viene dato per probabile dai sondaggi un ribaltone da sinistra a destra della guida della Regione, così come accaduto nelle ultime competizioni elettorali in Piemonte, Calabria, Friuli, Abruzzo ecc. , risultato che costituirebbe un nuovo un successo per la Meloni e Salvini.
La “partita pugliese”, è molto più tormentata e quindi un po’ va raccontata. Da oltre un decennio Michele Emiliano è onnipresente al centro della politica pugliese, inizialmente come sindaco di Bari per due mandati e dal 2015 come Presidente della Regione.L’ ex magistrato sanzionato dal Csm per la sua attività politica ha un carattere dominante e per molti versi arrogante, ed ha tentato a lungo di far convergere sulla sua persona i consensi di PD (dal quale è uscito non avendo più rinnovato la sua tessera) e del M5S i cui rappresentanti hanno sempre coerentemente respinto tutte le proposte di incarichi, anche di giunta avanzate da Emiliano.
Infatti questo tentativo non solo non si è verificato, e alla divergenza tra i due principali alleati (Pd e M5S) del Governo Conte Bis è arrivato la ferma opposizione di Matteo Renzi ad Emiliano, presentando un proprio candidato. Ivan Scalfatotto, a voler rimarcare l’ antico astio mai dissoltosi tra l’ex premier ed ex segretario nazionale del Pd ed Emiliano, un segnale ben preciso del fondatore di Italia Viva alla maggioranza di governo.
La Puglia è la regione del premier Giuseppe Conte che si è speso ancora una volta senza successo per raggiungere un accordo , è il laboratorio volutamente mancato di un accordo PD-M5S-IV. Ma è sopratutto l’ago della bilancia. Se sarà Emiliano a prevalere, la verifica di governo si farà in ogni caso, ma con la posizione del premier Conte rafforzata.
Se invece il nuovo governatore sarà Fitto ecco che allora in tal caso la verifica sarà molto più dura e pericolosa, quindi senza posti garantiti per nessuno, figuriamoci a Palazzo Chigi.