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21 Novembre 2024 22:53

Si è spento in Veneto il magistrato tarantino Francesco Saverio Pavone colpito dal CoronaVirus

Ricoverato lo scorso 28 febbraio per una grave polmonite, legata proprio al virus nel reparto di Terapia intensiva dell’Ospedale di Mestre, le sue condizioni erano apparse subito gravi, anche se nella cerchia di amici si era riaccesa la scorsa settimana la speranza per un lieve miglioramento, che però purtroppo non è bastato.  

ROMA  – Si è spento ieri lunedì 16 marzo, nel reparto di Terapia intensiva dell’ospedale dell’Angelo di Mestre, Francesco Saverio Pavone, il magistrato alla guida di alcune delle più importanti indagini in Veneto e che smantellò la “Mala del Brenta”.  Era stato ricoverato 15 giorni fa per problemi polmonari risultando positivo al coronavirus. “Mio papà, dopo settimane di lotta, non ce l’ha fatta: il coronavirus me lo ha portato via senza pietà, senza che io potessi neanche abbracciarlo“, è lo sfogo di dolore di sua figlia Sara, avvocato penalista del Foro di Modena,  in suo post su Facebook.

Il dottor Pavone era nato a Taranto il 25 marzo 1944, entrando a far parte del sistema giudiziario come cancelliere, vincendo successivamente il concorso in magistratura, venendo poi assegnato alla pretura circondariale di Mestre nel 1989.  Poi, nel 1993, divenne giudice istruttore.  A lungo a capo della Procura di Venezia,  ha concluso la sua carriera alla guida della Procura di Belluno andando in pensione tre anni fa.

Il magistrato tarantino è deceduto ieri, pochi giorni prima di compiere 76 anni, nel reparto di Terapia intensiva dell’Ospedale di Mestre, dove era stato ricoverato lo scorso 28 febbraio per una grave polmonite, legata proprio al virus. Le sue condizioni erano apparse subito gravi, anche se nella cerchia di amici la scorsa settimana si era riaccesa la speranza per un lieve miglioramento, che però non è bastato.  

Va ricordata la sua dura battaglia contro i mafiosi in Veneto che lo portò a collaborare anche con il magistrato Giovanni Falcone. Infatti il maledetto giorno della strage di Capaci, in cui il magistrato siciliano, la moglie e la sua scorta furono uccisi in un attentato dinamitardo, si sarebbero dovuti vedere per discutere di un’estradizione.

Giovanni Falcone e gli “angeli” della sua scorta

La sera prima la segreteria lo chiamò spostando l’appuntamento al mercoledì successivo. Come finì purtroppo ben noto a tutti. A gennaio 1994 il dr. Pavone venne trasferito ed assegnato alla Direzione distrettuale antimafia, dove rimase fino a luglio del 2008, svolgendo un’indagine sulla mafia russa che coinvolgeva anche i servizi segreti italiani. Da pm si era occupato dell’inchiesta sulle mazzette ad alti ufficiali della Guardia di Finanza veneziana, conclusasi con pesanti condanne

Da Procuratore capo di Belluno ha interrogato Angelo Izzo, il mostro del Circeo, per ben due volte nell’ambito dell’inchiesta sul giallo della morte di Rossella Corazzin il 21 agosto 1975. I colleghi lo ricordano come un magistrato instancabile e caparbio. “Grazie al reparto di Rianimazione di Mestre e al dottor Terenzio Violo che mi ha permesso di vederlo, anche se da dietro un vetro. Ciao papà“, scrive la figlia sui social.

E’ a Venezia che il dr. Pavone svolse la parte più consistente della sua carriera. Si occupò di Felice Maniero nel 1983 per la prima volta  a seguito dell’omicidio di Ottavio Andreoli, boss che non si voleva piegare a “faccia d’angelo”. Tre anni dopo il pool di Pavone ricostruì l’organigramma completo della banda che stava seminando il terrore in Veneto, generando così il primo processo (quello del 1994), con Felicetto condannato a 33 anni per associazione di stampo mafioso. Francesco Saverio Pavone ha vissuto sotto scorta dal 1989 al 2006, per via delle minacce che arrivavano sia dai sodali dalla Mala del Brenta che dalla mafia siciliana.

“Esprimo il cordoglio dell’intero Consiglio regionale del Veneto per la scomparsa di Francesco Saverio Pavone, per 50 anni al servizio dello stato, magistrato che ricordiamo per aver contrastato la Mafia del Brenta, smantellato la banda dei giostrai e combattuto le ecomafie dimostrando che lo stato può vincere anche le sfide più complesse contro nemici potenti” con queste parole lo ha ricordato il presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, che ha aggiunto “Pavone è uomo simbolo della lotta alle mafie e alla criminalità organizzata in Veneto».

Il presidente Ciambetti ha voluto manifestare la sua partecipazione personale e del Consiglio regionale “al lutto della famiglia e della magistratura veneta che in lui ha avuto un chiaro punto di riferimento. Purtroppo il coronavirus inizia a portarci via anzitempo anche figure esemplari. Di certo, chi conobbe il suo sforzo e il suo impegno in 50 anni al servizio della Legge e in difesa del Diritto, non lo dimenticherà facilmente, anche se ci rimane l’amaro in bocca per non avergli detto, ancora una volta, grazie per quanto ha fatto per noi tutti e per quel Veneto che lui stesso, dopo la sua Puglia e la sua Taranto, aveva scelto come propria casa“.

“Oggi se n’è andato un uomo con cui ho lavorato fianco a fianco per 15 anni, un uomo che conoscevo fin da quando ero piccola perchè mia mamma prima di me, aveva lavorato con lui, prima in Tribunale e poi vedendo nascere assieme l’allora Ufficio di Sorveglianza. Io ricordo che ero piccolina e gli saltavo in braccio per giocare tra le urla di mia mamma che avendo rispetto della sua funzione e ruolo, mi sgridava arrossendo per la vergogna” racconta Cristina Casagrande  “Poi la decisione di entrare in Polizia. Dopo annni fatti fuori sede, rientrata a Venezia in Questura nei primi mesi del 1995, lo incontrai per i corridoi di Santa Chiara dove mi chiese: vuoi venire a lavorare con me in Procura? Accettai, onorata di quella richiesta. Era appena stata emessa l’ordinanza di custodia cautelare dell'”operazione Rialto” alla “Mafia del Brenta“. ce n’era di lavoro da fare! Tutti al lavoro! Squadra Mobile, Criminalpol, Carabinieri…. interrogatori in giro per tutta Italia fino alle 5 del mattino! I collaboratori di giustizia cominciavano a parlare”

” Ho potuto vedere criminali che lo stimavano, e stimare un magistrato per il suo lavoro non capita spesso – conclude la Casagrande – Un Uomo che mi ha insegnato tanto, nel lavoro e nella vita, Un uomo con cui mi sono anche scornata ma poi riappacificata, perchè era un giusto. E I GRANDI UOMINI VIVRANNO PER SEMPRE NELLA MEMORIA DEI GIUSTI. Voglio ricordarlo come in questa foto, fatta in una trasferta a Pesaro, perchè oltre ad essere l’Uomo austero e tutto d’un pezzo, quale la sua figura imponeva, era anche un uomo spiritoso e divertente, come forse pochi se lo immaginano.Mi mancherà Dottore. E come mancherà a me, mancherà a molti. Buon viaggio.

Toccante anche il ricordo di alcuni uomini della sua scorta come Bortolami LuiginoQuante giornate e kilometri passati assieme, ora che ci hai lasciato, sentiamo già la tua mancanza. Rimani nei nostri cuori ed un pensiero va alla tua famiglia. Buon viaggio Doc, perché per noi da oggi e per sempre rimarrai nei nostri cuori“, a cui è aggiunto Gilberto BarbonOggi Venezia perde un grande magistrato e uomo che tanto ha dato alla giustizia di questa città, un magistrato che ha combattuto in prima linea l’unica mafia nata fuori dalla Sicilia mettendo a repentaglio la sua vita. Ho avuto assieme ad altri colleghi l’onore di garantirne l’incolumità e sicurezza per molti anni. Ciao Doc”

Alla famiglia del dr. Pavone i sentimenti più sinceri di profondo cordoglio da parte dalla Direzione, redazione e Fondazione del CORRIERE DEL GIORNO, certi di poter esprimere anche il sentimento di quella parte sana di Taranto che lo ha sempre ammirato e stimato.

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