Lunedì si è svolto a Milano un vertice con il procuratore Marcello Viola e il pm Giovanni Tarzia e personale diplomatico, tra cui il console generale e magistrati di collegamento. Gli americani si sono immediatamente dichiarati disponibili a fornire tutto l’aiuto necessario compreso quello della CIA ai Carabinieri di Milano. La caccia al fuggitivo Artem Uss figlio del governatore della regione siberiana di Krasnoyarsk Krai, non è solo quella a un ricercato ma la trama di un intrigo internazionale. Gli americani non hanno gradito la «mano morbida» della giustizia italiana che ha concesso i domiciliari all’imprenditore prima dell’esito dell’udienza di estradizione.
Artem Uss è titolare di numerosi conti bancari in tutto il mondo: gli inquirenti parlano di disponibilità per milioni di euro. Sono due le principali società intestate all’imprenditore russo: la Luxury Sardina e la Hotel don Diego con sede legale fino al 2016 in piazza Cavour 3 nel pieno centro di Milano. Gli inquirenti stanno continuando a lavorare meticolosamente anche sui tabulati del telefono di Uss e sull’ipotesi investigativa che fosse in collegamento con la sua rete di complici in Italia. Dopo essere stato prelevato, il manager avrebbe effettuato un “cambio macchina” dopo pochi chilometri, con molta probabilità per raggiungere via terra il confine con la Svizzera o la Slovenia .
Lo scorso 17 ottobre 2022 l’imprenditore russo-siberiano era stato fermato all’ aeroporto di Milano Malpensa a seguito di un mandato d’arresto internazionale a suo carico emesso dell’autorità giudiziaria di New York. E veniva messo agli arresti domiciliari nella sua casa a Basiglio, in provincia di Milano, in attesa della sentenza della Corte d’Appello. Dmitry Peskov portavoce di Vladimi Putin, , all’epoca dell’ arresto aveva pronunciato delle frasi che oggi sembrano più che profetiche: “Le missioni diplomatiche russe faranno del loro meglio per proteggere gli interessi di Uss”. Un’ affermazione sibillina che riletta dopo l’evasione fa pensare ad un “blitz” degli 007 russi di “esfiltrazione” dall’Italia, per recuperare un agente o un connazionale in pericolo.
Maria Yagodin, la moglie di Artem Uss, è proprietaria di una casa nell’ex cascina Vione, che è stata trasformata in un abitazione di lusso, ma al momento della concessione degli arresti domiciliari, la casa si trovava in ristrutturazione, e da qui la decisione di prendere in locazione una casa a Basiglio. All’ improvviso lo scorso 13 marzo (nove giorni prima della sparizione del marito) la donna, nonostante si fosse “resa disponibile ad accogliere il signor Uss assicurandone tutte le esigenze di vita“, è rientrata in Russia per accudire il figlio minore della coppia, assicurando che sarebbe tornata il 17 aprile . Pochi giorni dopo sarà la volta di suo marito ad allontanarsi: alle ore 14.00 circa di mercoledì 22 marzo un uomo con un’utilitaria si è presentato a Basiglio venendo inquadrato dalle telecamere di sorveglianza mentre aiuta Uss a salire nell’auto parcheggiata in un punto isolato.
Gli investigatori scopriranno dopo la presa di conoscenza dell’evasione dell’imprenditore russo, che l’uomo originario dell’Est non è il reale utilizzatore della macchina. Le immagini fissano il momento preciso del prelevamento alle 14.07, ma l’allarme del braccialetto scatta con qualche minuto di ritardo probabilmente grazie all’utilizzo di uno jammer (un disturbatore di frequenze radio). I Carabinieri entreranno quasi un’ora dopo a casa di Uss dopo l’intervento dei pompieri per sfondare la porta blindata, ma all’interno dell’abitazione I militari troveranno solo pochi vestiti: la certezza però è che che Uss avesse anche un telefonino, finora mai rinvenuto, utilizzato per parlare con la moglie e con i suoi legali.
Secondo gli USA Artem Uss è un pericoloso criminale che oltre alla violazione dell’embargo con il Venezuela acquistava tecnologie militari hi-tech in America per conto del governo di Putin, ed armamenti che il Cremlino utilizzerebbe nel conflitto con l’Ucraina, accusa questa che è stata incredibilmente sminuita dai giudici milanesi che proprio per questo specifico capo d’imputazione non hanno ritenuto opportuno concedere l’estradizione. Quando l’ Ufficio per gli affari internazionali del Dipartimento di Giustizia USA è venuto a conoscenza dell’ipotesi degli arresti domiciliari ha immediatamente inviato una comunicazione urgente all’Ufficio Cooperazione internazionale del Ministero della Giustizia italiano: “Dato l’altissimo rischio di fuga che Uss presenta, esortiamo le autorità italiane a prendere tutte le misure possibili per disporre nei confronti di Uss la misura della custodia cautelare per l’intera durata del procedimento di estradizione” inoltrato nei giorni successivi anche alla Sezione V Penale della Corte d’Appello di Milano.
Tutto questo accadeva il 29 novembre 2022, ma i giudici della quinta sezione della Corte d’Appello su richiesta dei legali italiani Vinicio Nardo e Fabio De Matteis, 48 ore prima avevano deciso di concedere i domiciliari con braccialetto elettronico in un appartamento che la moglie Maria Yagodina aveva affittato per lui a Basiglio. In realtà Artem Uss si trovava ancora in carcere, attendendo che venisse espletata la procedura necessaria per attivare nella sua abitazione di Basiglio il sistema di controllo del braccialetto elettronico.
Nella lettera del Dipartimento di Giustizia di Washington, trasmessa a Roma attraverso il magistrato di collegamento presso l’Ambasciata americana a Roma, si legge: “Le autorità statunitensi hanno recentemente appreso che nei confronti di Artem Uss, ricercato per l’estradizione negli Stati Uniti, è stata o sarà presto disposta la misura degli arresti domiciliari in seguito a un provvedimento della Corte d’Appello di Milano. Dato l’altissimo rischio di fuga che Uss presenta – come indicato nella lettera del sostituto procuratore statunitense del 19 ottobre 2022 – esortiamo le autorità italiane a prendere tutte le misure possibili per disporre nei confronti di Uss la misura della custodia cautelare per l’intera durata del procedimento di estradizione, compreso un ricorso alla Corte di Cassazione contro il provvedimento degli arresti domiciliari della Corte d’Appello di Milano“.
La lettera del Dipartimento di Giustizia USA continua così: “Ai sensi del Codice di procedura penale italiano, l’articolo 714 comma 2, le misure coercitive devono tenere conto dell’esigenza di garantire che la persona della quale è domandata l’estradizione non si sottragga all’eventuale consegna. Uno schema consolidato di latitanti che sono fuggiti mentre era in corso una richiesta di estradizione dagli Stati Uniti rafforza il fatto che gli arresti domiciliari non garantiscano efficacemente la disponibilità del latitante per un’eventuale consegna” portando a riprova delle proprie osservazioni un elenco con nomi e cognomi di ben “sei fuggitivi solo negli ultimi tre anni” aggiungendo “Ognuno di questi latitanti ha compromesso il rispettivo procedimento di estradizione italiano, ha vanificato risorse giudiziarie e processuali sia dell’Italia che degli Stati Uniti e si è sottratto alla giustizia. Concedere la misura degli arresti domiciliari aumenta indebitamente il rischio sostanziale che egli faccia lo stesso”. Ma per la magistratura milanese tutto questo non è valso a nulla !
Nell’inchiesta sulla caccia a Artem Uss e ai suoi complici che sarebbero sei o sette, ogni dettaglio viene analizzato e visionato continuamente, quasi come avviene sfogliando le pagine di una spy-story. . Una macchina che s’allontana in fretta da Borgo Vione, cercando di passare sotto agli obiettivi delle telecamere, lasciando tracce e indizi, con l’intento di attirare su di sé le attenzioni dei Carabinieri del Nucleo investigativo di Milano e della Compagnia di Corsico . Ed improvviso il “vuoto”, con il passeggero dell’ auto che sparisce, mentre quell’auto riprende a marciare con un “percorso coerente” all’azione di un possibile complice, che violando la legge, aveva da poco fatto evadere l’uomo che gli USA reclamano dall’Italia. Un depistaggio, quasi certamente, studiato e pianificato a tavolino per rallentare le indagini dopo un “un blitz chirurgico”, secondo gli inquirenti, che ora sostengono quasi con certezza la presenza ed un ruolo decisivo dei servizi segreti del Cremlino.
L’ imprenditore russo che viene accreditato di disponibilità economiche ingentissime quasi certamente è già espatriato: le verifiche alle frontiere (aeree e di terra) non hanno dato alcun esito, circostanza che fa pensare che Artem Uss sia riuscito a eludere i controlli o che abbia usato documenti falsi. È anche possibile che Uss abbia raggiunto in macchina un aereo privato: le generalità di chi viaggia su quei velivoli in teoria deve essere comunicata, ma alcuni casi recenti insegnano che molto spesso ciò non avviene.