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22 Dicembre 2024 06:58

Silvio Berlusconi indagato a Roma nell’ inchiesta per la corruzione nelle sentenze del Consiglio di Stato

La sentenza sospetta del Consiglio di Stato del 3 marzo 2016   finita sotto la lente dei pm è quella del 2015 che ha restituito al leader di Forza Italia le azioni di Mediolanum, che Bankitalia ed Ivass , oltre il 9,9%, ovvero il 20%,  che valevano circa un miliardo di euro in virtù della condanna del 2013, sia il Tar avevano imposto a Fininvest  di cedere.

ROMA –  “Corruzione in atti giudiziari”. Questa l’ipotesi di reato per la quale la procura di Roma ha iscritto l’ex-premier Silvio Berlusconi sul registro degli indagati . La sentenza sospetta del Consiglio di Stato del 3 marzo 2016   finita sotto la lente dei pm è quella del 2015 che ha restituito al leader di Forza Italia le azioni di Mediolanum, che Bankitalia ed Ivass , oltre il 9,9%, ovvero il 20%,  che valevano circa un miliardo di euro,  in virtù della condanna del 2013, sia il Tar avevano imposto a Fininvest  di cedere.

Insieme a Berlusconi è stato  iscritto nel registro degli indagati anche Roberto Giovagnoli che fu il  relatore di quel “verdetto” . L’indagine venne condotta dalla Guardia di Finanza, coordinata dal procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo e dai pm Stefano Rocco Fava .  Fra gli indicati compare anche  l’avvocato romano Francesco Marascio e Renato Mazzocchi ex funzionario di Palazzo Chigi a casa del quale un paio di anni fa, nel corso di una perquisizione, furono trovati  237mila euro in contanti più le copie di alcune sentenze del Consiglio di Stato, compresa la “bozza” del verdetto su Mediolanum la n. 00882/2016, sulla quale era appuntato “gli avvocati di B. (Berlusconi, ndr) hanno incontrato» soggetti «al Consiglio di Stato». Stando alle indagini, infatti, il «manoscritto» sarebbe precedente alla decisione dei giudici di Palazzo Spada e presenterebbe diverse connessioni con il testo della sentenza stessa. Un aspetto che sta portando gli inquirenti a ritenere che quel provvedimento sia stato «manipolato».

Palazzo Spada, sede del Consiglio di Stato

Marascio è accusato come si legge nel capo di imputazione, perchè  “quale intermediario, prometteva denaro a giudici del Consiglio di Stato che deliberavano la sentenza numero 6516/2015 depositata il 3 marzo 2016, avente a oggetto il ricorso proposto da Silvio Berlusconi nei confronti di Banca d’Italia e altri per la riforma della sentenza del Tar concernente la sospensione del diritto di voto e degli altri diritti di influire su Mediolanum Spa nonché l’alienazione delle partecipazioni disposta da Banca d’Italia con provvedimento del 7 ottobre 2014”.

L’ipotesi dell’indagine della Procura di Roma è che alcuni giudici abbiano accettato la promessa di denaro per annullare la decisione del Tar che aveva imposto a Berlusconi di cedere le quote della banca, Obbligo che il Consiglio di Stato fece venire meno nel marzo di 3 anni fa accogliendo il ricorso del Cavaliere contro i giudici amministrativi di primo grado. “Si tratta di una vicenda dalla quale il Presidente Silvio Berlusconi era stato già archiviato, e siamo certi che accadrà di nuovo,  Io e l’avvocato Coppi siamo tranquillissimi su questo. Non c’è alcuna possibilità di reperire elementi idonei per sostenere un accusa in giudizio. Ci auguriamo solo che l’archiviazione avvenga in tempi brevi e siamo fiduciosi visto che le indagini sono affidate a un ottimo magistrato come il dott. Ielo”” ha affermato l’avvocato-parlamentare  Niccolò Ghedini difensore del leader di Forza Italia .

Della vicenda Mediolanum-Bankitalia aveva riferito ai magistrati romani  riferendo fatti “de relato” cioè  di cui non vi era conoscenza diretta, l’avvocato Piero Amara, ex legale di Eni, riferendo di presunti accordi relativi alla sentenza Mediolanum . La maxi-inchiesta nella quale è stato indagato l’ex presidente del Consiglio nelle scorse settimane ha portato ad una serie di arresti che avevano coinvolti  anche magistrati. Ai domiciliari erano finti il giudice Nicola Russo, già coinvolto in altre vicende giudiziarie, l’ex presidente del Consiglio di Giustizia Amministrativa della Sicilia Raffaele Maria De Lipsis, l’ex giudice della Corte dei Conti Luigi Pietro Maria Caruso. Destinatario dell’ordinanza anche il deputato dell’assemblea regionale siciliana Giuseppe Gennuso. In totale sono cinque gli episodi contestati dai magistrati di piazzale Clodio. In base agli accertamenti le mazzette messe a disposizioni dei presunti giudici corrotti erano di 150mila euro.

Il fascicolo conta 31 indagati. Risultano, tra gli altri, il presidente di sezione del Consiglio di Stato Sergio Santoro, l’ ex ministro Francesco Saverio Romano del governo Berlusconi III, Raffaele Lombardo, ex governatore della Regione Sicilia, e Filippo Paradiso, funzionario del ministero dell’Interno, attuale collaboratore della segreteria di Matteo Salvini. La posizione di Santoro risulta tra le più delicate, trattandosi di un giudice attualmente in servizio. A settembre scorso era stata data per certa la sua nomina a presidente del Consiglio di Stato, incarico finito in extremis al giudice Filippo Patroni Griffi.

Santoro attualmente è presidente di sezione del Consiglio di Stato, inoltre ha ricoperto l’incarico di presidente dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici ed è stato anche presidente dell’Associazione nazionale magistrati della giustizia amministrativa.

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