ROMA – Ieri come già pubblicato dal nostro giornale, le commissioni Industria e Lavoro del Senato hanno votato la soppressione dell’articolo del dl relativo alle tutele penali per i manager dell’ex Ilva. Con una una nota congiunta il Segretario generale Fim Marco Bentivogli, la Segretaria generale Fiom Francesca Re David, ed il Segretario generale Uilm Rocco Palombella, prendono posizione sulla vicenda Arcelor Mittal, e dichiarano che “l’approvazione dell’art. 14 del disegno di legge di conversione del decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101 in Senato di oggi è un fatto grave che aggiunge ulteriore incertezza al futuro dell’ArcelorMittal nel nostro Paese. La norma abrogata non garantiva alcuna immunità penale ma era limitata alla realizzazione del piano ambientale, pertanto con perimetro e portata limitata. Tale norma non ha impedito, anche nei mesi precedenti, di indagare su reati al di fuori di quel perimetro, come la sicurezza dei lavoratori“.
Il problema dell’immunità era stato definito con la versione del decreto approvata dal Governo e pubblicata in Gazzetta Ufficiale a inizio settembre, quasi un mese dopo il via libera salvo intese del consiglio dei ministri. La norma, adesso stralciata dal senato, limitava l’esimente penale, cioè la non responsabilità, alle condotte realizzate in attuazione del piano ambientale. Il nuovo ministro dello sviluppo economico Patuanelli è atteso in audizione nel pomeriggio anche sul “caso Ilva“. E prima di intervenire a Palazzo Madama ha dichiarato: “A breve incontrerò l’azienda” ed ha inoltre sottolineato che incontrerà anche i sindacati.
“Questa decisione, insieme al repentino cambio al vertice di ArcelorMittal Italia non fa presagire nulla di buono. – continua la nota dei sindacati – Nella migliore delle ipotesi si profila il rischio di una drastica riduzione dell’occupazione, nella peggiore è solo il prologo ad un disimpegno e a lasciare il nostro paese. Abbiamo con grande fatica sottoscritto un accordo il 6 settembre 2018 che da un lato l’azienda dall’altro il Governo potrebbero far diventare carta straccia“.
Nello specifico l’addendum al contratto siglato il 14 settembre 2018 si legge che “l’affittuario potrà altresì recedere dal contratto qualora un provvedimento legislativo o amministrativo, non derivante da obblighi comunitari, comporti modifiche al Piano Ambientale come approvato con il ‘decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 29 settembre 2017 che rendano non più realizzabile, sotto il profilo tecnico e/o economico, il Piano Industriale“.
Secondo i sindacati confederati Fim-Fiom e Uilm “non ha nessuna credibilità un’azione politica e aziendale che ad un anno di distanza cambia le carte in tavola e agevola negativamente la congiuntura non favorevole dell’industria italiana.Abbiamo da giorni chiesto un incontro con la nuova Amministratrice Delegata e con il Governo che siamo a risollecitare. Se non otterremo una conferma di tutti gli impegni presi avvieremo al più presto un percorso di mobilitazione”.
Il leader della Lega Matteo Salvini ha commentato: “Inaccettabile che il governo metta a rischio 15.000 Posti di lavoro legati ad Ilva, diritto alla salute e diritto al lavoro possono e devono marciare insieme” aggiungendo “Faremo le barricate per evitare anche un solo licenziamento”.
La posizione dei sindacati in merito all’approvazione dell’emendamento sulla soppressione dello scudo penale per i vertici dell’Arcelor Mittal dell’ex Ilva, è condivisa anche dall’ assessore regionale allo Sviluppo economico della Regione Liguria Andrea Benveduti : “Dov’è la sinistra che difendeva i lavoratori? Pur di sopravvivere, il Pd e i suoi compari demoliscono la storia e il patrimonio industriale del Paese, dimostrandosi sempre più subalterni ai 5 Stelle. Con il voto di stanotte in Senato, che sopprime l’immunità per Arcelor Mittal, l’Italia viola un patto industriale e rischia di far fuggire l’unico investitore in grado di sanare e rilanciare Ilva“.
“Ci siamo sempre opposti al tentativo di togliere l’immunità alla dirigenza ex Ilva per non bloccare il risanamento ambientale, su cui Arcelor Mittal ha intrapreso un percorso in accordo con l’allora ministro Di Maio. La chiusura dell’altoforno di Taranto – aggiunge Benveduti -, con lo stop dell’ambientalizzazione dell’area, avrebbe ripercussioni anche sugli stabilimenti di Novi Ligure e Genova, su cui ricordiamo resta ancora in piedi l’accordo di programma del 2005. Impensabile non rispettare tale accordo. Irresponsabilità, incapacità o altro? Sicuramente in altre nazioni si brinda a questa decisione, che completerà il percorso di de-industrializzazione avviato da lorsignori già da molti anni. Che tutta la parte sana del Paese, lavoratori, imprese e sindacati, prenda ora fermamente posizione contro questo scempio“.