di Gaetano De Monte
Il legislatore li ha definiti contratti difensivi, di solidarietà. Tecnicamente sono accordi, stipulati tra le aziende e le rappresentanze sindacali che hanno come oggetto la diminuzione dell’orario di lavoro. Espedienti, i quali, di solito servono per risolvere situazioni di crisi industriali complesse, vedi la vicenda ILVA. A cui la politica, negli ultimi anni, vi ha dovuto fare ricorso, (a tali ammortizzatori sociali) nei campi più svariati: dalla meccanica, all’editoria, alla logistica, ogni volta che si sono dovuti scongiurare dei licenziamenti collettivi. E’accaduto anche venerdì sera, quando il consiglio provinciale di Taranto ha accolto, all’unanimità, un documento congiunto delle rappresentanze sindacali Cgil-Cisl-Uil relativo alla vertenza di licenziamento collettivo della società partecipata “Taranto isola verde”.
Scongiurando, di fatto, i 134 esuberi di personale previsti dal piano industriale 2014 presentato dal commissario liquidatore Francesco Zingariello. Peggiorando, però, in pratica, le condizioni economiche di tutti i dipendenti che hanno visto così come possibile soluzione alla vertenza il decurtarsi dello stipendio, già risicato, ( si trattava già di contratti part-time) del cinquanta per cento. Tant’è. In realtà, si tratta di una risoluzione obbligata alla vicenda, quella dei contratti di solidarietà: una soluzione fortemente voluta anche dal neo Presidente della Provincia di Taranto Martino Tamburrano che se ne è fatto portavoce. Dopo aver ereditato dalla precedente gestione dell’Ente, bisogna dirlo, una situazione disastrosa dal punto di vista finanziario, e non solo. E così, il nuovo consiglio provinciale è stato chiamato a mettere una “toppa” a dieci anni di mal gestione della società partecipata, evidentemente.
Del “carrozzone” – come è stato definito – a capitale misto pubblico privato, creato a dicembre 2004 tra la Provincia e la spa del Ministero Italia lavoro, ora rimane una procedura di liquidazione tuttora in corso, e quasi due milioni di debiti accumulati, secondo quanto riconosce l’ultima relazione finanziaria predisposta dal commissario liquidatore. E soprattutto duecentosessanta dipendenti, impiegati nella pulizia e nella manutenzione degli immobili provinciali e di altri enti pubblici che esplichino la loro attività nel territorio della Provincia di Taranto, nella manutenzione e pulizia delle strade, della pubblica illuminazione, di alcuni servizi relativi all’ igiene ambientale e nella gestione degli archivi informatici. A loro, nella migliore delle ipotesi, se verrà rinnovato l’accordo di solidarietà tra società, sindacati, ente pubblico e scaduto il 20 ottobre, saranno riconosciuti salari da 450 euro lordi.
E’ bastato l’annuncio dato in aula dal Presidente Tamburrano: “dello stop ai licenziamenti, della volontà da parte della nuova giunta provinciale di rinnovare le convenzioni in scadenza e di concedere in capo alla stessa società isola verde altre competenze in merito alla difesa del suolo”, per placare parzialmente una situazione che rischiava di diventare esplosiva. Lo testimoniano gli incontri frenetici che ci sono stati tra parti sociali ed istituzioni locali negli ultimi venti giorni, ben cinque. Lo dimostravano i volti di quei lavoratori e di quelle lavoratrici che venerdì sera hanno atteso la deliberazione del consiglio provinciale. In religioso silenzio, con gli sguardi vuoti e le facce spente, in attesa, impotenti, di fronte alle decisioni che riguardano le loro stesse vite. Molti di quei dipendenti, verso sera, all’uscita dal palazzo di Via Anfiteatro, non trattengono la propria rabbia. La urlano in faccia ad alcuni consiglieri provinciali di Forza Italia, a Michele Franzoso, in particolare. La rabbia di chi è impiegato in lavori pericolosi ed usuranti, come lo è la manutenzione delle strade, ad esempio.
Ricordano due loro colleghi che hanno perso la vita nell’ultimo anno investiti sul posto di lavoro. Ti dicono che non sanno come mandare avanti le famiglie con appena cinquecento euro al mese. E che “invece di tagliare il capitale sociale si dovrebbero fare i tagli agli affidamenti a ditte esterne, che si occupano, in alcuni casi, degli stessi settori di competenza della società isola verde”. Lamentano l’incompetenza e l’atteggiamento truffaldino dimostrato da una parte della classe politica tarantina che avrebbe gestito, in alcuni casi imposto le assunzioni nella società isola verde in maniera clientelare. Creando sprechi, debiti e diseconomie. Che sono ricaduti infine sulla pelle dei lavoratori, a cui non rimane che ricevere “solidarietà”! O contratti difensivi. L’impressione, comunque è che la vertenza Isola verde solo apparentemente vada verso la sua risoluzione; in realtà sembra piuttosto anch’essa facente parte di quella situazione sociale ed occupazionale, tarantina, pronta ad esplodere, continuamente.