Un diamante del valore stimato di circa 3 milioni e mezzo di euro di proprietà di Violetta Caprotti, figlia di Bernardo, lo storico fondatore dei supermercati Esselunga, morto nel 2016, è stato sostituito con uno falso. Da qui una denuncia sulla scomparsa della pietra preziosa. È un vero rebus investigativo poter determinare se si sia trattato di un furto o di una truffa, sul quale sono al lavoro gli inquirenti milanesi che da mesi hanno aperto un’inchiesta per arrivare a scoprire che fine ha fatto quel diamante di così grande valore.
Ieri mattina negli uffici della procura di Milano è stata sentita proprio Violetta Caprotti, accompagnata al Palazzo di Giustizia dai suoi legali, in veste di testimone e denunciante. Secondo quanto è stato possibile ricostruire sull’indagine che viaggia “coperta” almeno dalla primavera scorsa, coordinata dal pool truffe e condotta dalla Polizia Giudiziaria della Procura milanese, nel 2021 la figlia del fondatore di Esselunga aveva portato il diamante, incastonato in un anello, dal rivenditore nel quale era stato acquistato in passato (un regalo del padre, pare) per far pulire la pietra.
I responsabili del negozio Cartier, circa una ventina di giorni più tardi però hanno contattata Violetta Caprotti , quando hanno iniziato a lavorare sul diamante. E le hanno recapitato un messaggio inaspettato : quello che doveva essere un diamante da 3 milioni e mezzo di valore era in realtà uno zircone. Le analisi sulla pietra vengono ripetute più e più volte, prima a Milano, poi a Parigi. Ma il risultato è sempre lo stesso. Che fine ha fatto il diamante?
L’indagine sarebbe nata proprio da un contenzioso tra Violetta Caprotti e il rivenditore che, tuttavia, ha sempre sostenuto che quel diamante era arrivato in negozio già “falso“. Motivo per cui la vicenda è finita al centro di due diversi esposti: uno presentato dalla legittima proprietaria e uno da Cartier. Gli inquirenti ora stanno indagando per capire quando la pietra preziosa sia stata sostituita con lo zircone e da chi. Le uniche certezze in questa vicenda al momento sarebbero due: la figlia di Caprotti possedeva una pietra indubbiamente vera, mentre quella che le è rimasta in mano, ad un certo punto, è un falso.
Sostituito dai corrieri specializzati a cui era stato affidato l’anello per essere portato nel negozio milanese di via Montenapoleone? O magari prima, senza che Violetta Caprotti se ne accorgesse? Il faro degli inquirenti, a questo proposito, è puntato anche su un episodio del 2018, quando la donna aveva subito un furto nella sua casa di Londra senza però che l’anello in questione venisse toccato (ne erano stati sottratti altri due di minor valore). Il fascicolo, per il momento, allo stato risulta a carico di ignoti. E neanche l’ipotesi di reato è chiara: furto oppure truffa?