Nella mattinata di oggi militari del Comando Nucleo Polizia Tributaria di Bari della Guardia di Finanza – nell’ambito dell’attività d’indagine avviata dal procuratore aggiunto Lino Giorgio Bruno e dal sostituto Marcello Quercia della Procura di Bari in ordine a condotte di appropriazione e/o fraudolente da parte amministratori e funzionari di Acquedotto Pugliese s.p.a. – hanno dato esecuzione in Pesaro e Genova al decreto di sequestro preventivo emesso dal G.I.P. Alessandra Susca del Tribunale di Bari, su richiesta della Procura, nei confronti di Ivo Monteforte e Vito Massimiliano Bianco, in passato rispettivamente, amministratore unico e direttore generale di Acquedotto Pugliese s.p.a.
Ivo Monteforte, era stato licenziato nel 2012 per aver “coperto” il direttore generale Massimiliano Bianco, sottoposto a sua volta nel 2013 a procedimento disciplinare proprio per le note spese di Monteforte dopo che vennero scoperti viaggi, rimborsi benzina, perfino scontrini del caffè da 2 euro, tutto addebitato illegittimamente a carico della società Acquedotto Pugliese, che negli anni si è fatto carico delle spese sostenute . I finanzieri hanno certosinamente reperito ed acquisito le documentazioni riguardante le spese sostenute da Monteforte e vistate da Bianco nel periodo in cui hanno guidato la società pubblica controllata della Regione Puglia.
Massimo Bianco, (a lato nella foto) successivamente diventato amministratore delegato di Iren (una multiutility quotata in Borsa), comprese a suo tempo che era venuto meno il rapporto di fiducia con Acquedotto Pugliese s.p.a. e preferì presentare le dimissioni, dichiarandosi estraneo al caso rimborsi, mentre Monteforte invece ha impugnato il licenziamento.
Le condotte oggetto di contestazione hanno riguardato, quanto al Monteforte, l’utilizzo dell’autovettura di servizio e del relativo autista per esigenze diverse da quelle proprie delle funzioni istituzionali e l’indebito conseguimento di utilità e/o di rimborsi da parte dell’ente per spese sostenute per finalità private o personali (ristorazione, libri e riviste, alimenti, elettrodomestici, etc.) anche mediante utilizzo della carta di credito intestata ad ACQUEDOTTO PUGLIESE s.p.a.
Monforte aveva addebitato l’acquisto di alcuni oggetti di arredamento per la sua abitazione di Bari, che l’ingegnere genovese al momento di lasciare l’incarico non avrebbe restituito : di qui l’accusa di peculato. Al Monteforte ed al Bianco sono contestate inoltre , in concorso, le condotte connesse all’ utilizzo da parte del Monteforte, con spese integralmente a carico di ACQUEDOTTO PUGIESE s.p.a., di un immobile in Bari oggetto di contratto di locazione – sebbene l’ ente disponesse di una abitazione ad uso foresteria nell’ edificio di sua proprietà – la cui stipula contrattuale era stata volontariamente taciuta all’ assemblea dei soci ed al collegio sindacale.
Nei confronti del Monteforte e del Bianco, è stato eseguito in solido, il sequestro della somma in contanti di euro 124.326,20 e nei confronti del solo Monteforte il sequestro dell’ ulteriore somma di euro 39.719,43. Una parte delle condotte contestate, purtroppo, si sono già prescritte.