di Luigi Sportelli*
Il porto di Taranto è uno dei 14 Core Ports individuati in funzione dei quattro corridoi Ten-T (Trans European Network–Transport) che attraversano l’Italia. E’ compreso nel corridoio strategicamente più rilevante per il nostro Paese, quello scandinavo-mediterraneo che parte dal Brennero, scende fino a Napoli e si biforca verso Palermo e Taranto. Di Taranto e del suo porto si sono occupati in più occasioni gli ultimi governi. L’esecutivo ed il Parlamento in carica sono intervenuti, anzi, in maniera ancora più convinta e incisiva dei predecessori con la legge 20/2015 che, all’articolo 7 parla espressamente del porto di Taranto riconoscendone la centralità e la strategicità in virtù degli interventi di potenziamento e di ammodernamento infrastrutturale di cui è beneficiario.
Come è noto il Governo, in attuazione del suo programma di riforme, sta procedendo alla ridefinizione del Piano strategico nazionale della portualità e della logistica. Il ministro Delrio ipotizza un nuovo modello di governance che supera le attuali Autorità portuali, prevedendo la creazione di Autorità di Sistema Portuale (Adsp) in numero non superiore a quello dei Core Ports. Si apre, quindi, una partita molto delicata e importante che riguarda la definizione degli ambiti e delle sedi delle Autorità di Sistema Portuale.
Escludere Taranto dalle sedi delle Autorità di sistema sarebbe una scelta non condivisibile, incomprensibile e contraddittoria nei confronti delle stesse decisioni sinora attuate dal Governo. Non avrebbe senso, infatti, aprire il Tavolo Istituzionale Permanente nel quale si discutono nuove ipotesi di sviluppo per il capoluogo ionico e, contemporaneamente, declassare il porto ionico con una scelta che penalizzerebbe la portualità e l’intero sistema logistico, asset strategici per il rilancio dell’economia ionica.
Per Taranto sarebbe un’ulteriore penalizzazione in tema di mobilità che già vede la nostra provincia già fortemente colpita da carenze del sistema stradale (l’autostrada si interrompe a 20 km da Taranto), ferroviario (esclusione dall’alta velocità) e addirittura aeroportuale con l’inspiegabile e non condivisa chiusura del nostro grande aeroporto intercontinentale ai voli L’auspicio della Camera di commercio di Taranto è, quindi, quello che il Governo adotti scelte coerenti con i suoi stessi atti, con le linee programmatiche dell’Unione europea e con i traffici sviluppati da ciascuno scalo, riconfermando il ruolo che compete ad un grande porto come quello di Taranto e la sua strategicità in ambito nazionale ed internazionale.
- Presidente Camera di Commercio di Taranto