ROMA – Gli spostamenti all’interno del territorio regionale dal prossimo 18 maggio 2020 non saranno più soggetti ad alcuna limitazione, “fatte salve le misure di contenimento più restrittive adottate da specifiche aree del territorio regionale, soggette a particolare aggravamento della situazione epidemiologica”.
È quanto contiene lo schema del decreto legge sul tavolo del Consiglio dei ministri in corso. Quindi non ci sarà più bisogno dell’ autocertificazione,. Sulla base del testo di ingresso «fino al 2 giugno sono vietati però ancora i trasferimenti e gli spostamenti, con mezzi di trasporto pubblici e privati, in una regione diversa rispetto a quella in cui attualmente ci si trova, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute». Consentito quindi il rientro presso il proprio domicilio.
bozza-DL-quadro-fase-3Dal 3 giugno 2020, spostamenti consentiti su tutto il territorio italiano , che potrebbero essere limitati esclusivamente a seguito di provvedimenti “ad hoc” in relazione a specifiche aree del territorio nazionale (salvo comprovate ragioni di necessità). Le Regioni quindi in base ai dati epidemiologici potranno adottare misure più restrittive, pertanto potrebbero protrarre le chiusure. Una posizione ben vista da alcuni governatori del Mezzogiorno, come il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, che non vuole sentir parlare di anticipo delle riaperture.
La riapertura di tutte le attività commerciali è prevista per lunedì 18 maggio. Ma bisogna registrare la separazione di posizioni delle varie Regioni espresse nell’incontro in mattinata con i ministri Speranza (Salute) e Boccia (rapporti con le regioni), con le Regioni, per definire i dettagli sulle prossime riaperture.
Secondo alcune fonti il braccio di ferro sarebbe sorto a seguito della richiesta avanzata dal governatore della Lombardia, Attilio Fontana (Lega), che avrebbe chiesto l’applicazione di linee guida uguali per tutti, che unisca l’Italia da Nord a Sud.
Contrari a delle linee guida uniche uguali per tutti, i presidenti leghisti del Veneto Luca Zaia («Non è scandaloso – ha detto – un approccio a macchia di leopardo») e del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, quello della Liguria Giovanni Toti, ma incredibilmente anche i governatori “dem” dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, e della Puglia Michele Emiliano. I presidenti di Regione al momento stanno cercando di ricucire, ed un nuovo incontro si terrà nelle prossime ore con il Governo: «Siamo al lavoro per dare una proposta comune al governo» ha dichiarato il governatore della Lombardia, Fontana.
Lo schema attuale di decreto legge prevede la riapertura dal 18 maggio di tutte le attività economiche e produttive (ristoranti, parrucchieri, centri estetici, stabilimenti balneari) a condizione che rispettino i contenuti di protocolli o linee guida, idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio nel settore di esercizio o in ambiti analoghi, adottati a livello nazionale. Tuttavia «le singole Regioni possono adottare propri protocolli nel rispetto dei principi contenuti nei protocolli o nelle linee guida nazionali». Il mancato rispetto dei contenuti dei protocolli o delle linee guida che non assicuri adeguati livelli di protezione, determina la sospensione dell’attività fino al ripristino delle condizioni di sicurezza.
Nella bozza di decreto legge si evince anche che fino all’accertamento della guarigione o al ricovero in una struttura sanitaria chi è sottoposto alla quarantena, per la positività al virus, non può spostarsi dalla propria dimora. Nel decreto si prevede ancora che un Sindaco abbia il potere di decidere la chiusura temporanea di specifiche aree pubbliche o aperte al pubblico in cui sia impossibile garantire adeguatamente il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di un metro.
Un problema nasce dal fatto che le linee guida per ristoranti, stabilimenti balneari e parrucchieri previste dall’ Istituto Superiore della Sanità e dall’ Inail vengono considerate troppo restrittive dai settori produttivi – a partire dagli stabilimenti balneari e ristoratori – e anche alcune Regioni spiegando che le linee guida saranno reinterpretate a livello locale con flessibilità, hanno messo le mani avanti.
Davanti alle perplessità manifestate dai Governatori regionali l’esecutivo avrebbe manifestato volontà di ascolto. Un esempio su tutti è quello dei 4 metri quadrati previsti per i clienti di bar e ristoranti, che viene giudicata eccessiva dalle Regioni e sulla quale avrebbe convenuto lo stesso esecutivo. Del resto il Governo, oltre al decreto legge con le nuove regole sugli spostamenti e sulle riaperture, si accinge a varare un nuovo Dpcm con tanto di protocolli di sicurezza allegati.
Se le misure attuali verranno confermate dall’esecutivo nella versione di ingresso del decreto salvo che il fatto costituisca reato, le violazioni dei provvedimenti sono punite con la sanzione da 400 a 3.000 euro (ma è contemplata la misura ridotta). Nei casi in cui la violazione sia commessa nell’esercizio di un’attività di impresa, si applica altresì la sanzione amministrativa accessoria della chiusura dell’esercizio o dell’attività da 5 a 30 giorni.
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