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29 Novembre 2024 19:26

Stadi o cattedrali nel deserto ?

L'inchiesta del CORRIERE DEL GIORNO. Il discorso degli stadi è da sempre controverso,  sono troppi gli stadi non adatti alle necessità di un club di calcio moderno, nella nostra Serie A gli impianti sono di proprietà di enti pubblici che non hanno intenzione o possibilità di investire in ammodernamenti.
di Alessia Di Bella

Il calcio è la disciplina più praticata e seguita ed è la voce più importante per gli introiti del Coni, praticamente finanzia buona parte dello sport italiano. I “templi” del calcio sono i suoi stadi,  luoghi che alimentano l’appartenenza, la solidarietà e l’identità sociale, di chi condivide felicità e sofferenza attorno alla dedizione per i propri beniamini.  Eppure la domanda che oggi ci poniamo è: lo stadio si avvicina all’idea di un tempio o di una cattedrale nel deserto?

Gli stadi italiani non godono di buona salute per la presenza di impianti antiquati e non funzionali ad una completa ed ottimale fruizione dell’evento sportivo. Mentre in tutta Europa i campionati sono ripartiti con il pienone negli impianti, in Italia la Serie A è ricominciata con il 73% dei posti occupati, nella prima giornata, percentuale lontanissima dalla Premier League o dalla Bundesliga, con stadi moderni e gremiti che sfiorano costantemente il tutto esaurito. 

Tuttavia qualcosa si sta muovendo anche nel “sistema Italia”, tanto che alcune società hanno presentato progetti di ricostruzione o rinnovamento dei propri impianti. Si tratta di un timido segnale anche rispetto ai numerosi vincoli burocratici e amministrativi con i quali si devono confrontare le società calcistiche italiane.  Nello specifico la costruzione di impianti sportivi è disciplinata dalla legge di conversione n. 96 del 21 giugno 2017 che ha convertito il Decreto Legge del 24 aprile 2017, n. 50 che, con l’art. 62, ha introdotto una serie di interventi normativi in riforma alla disciplina di cui al comma 304 dell’art. 1 della Legge del 27 dicembre 2013, n. 147 (cd. Legge di stabilità 2014).

Stadi di proprietà, quali squadre ne fanno uso

Il discorso degli stadi è da sempre controverso,  sono troppi gli stadi non adatti alle necessità di un club di calcio moderno, nella nostra Serie A gli impianti sono di proprietà di enti pubblici che non hanno intenzione o possibilità di investire in ammodernamenti. Spesso la soluzione perché i club possano arrivare ad avere un impianto moderno è l’investimento privato.  Nel campionato di massima serie, il più celebre degli stadi di proprietà in Italia è l’Allianz Stadium di Torino, si tratta dello stadio di proprietà della Juventus: non si tratta di uno stadio particolarmente grande, sono solo poco più di 41.000 i posti a sedere disponibili. Il progetto è stato affidato agli studi GAU e Shesa sotto il coordinamento degli architetti Hernando Suárez e Gino Zavanella, e agli ingegneri Francesco OssolaMassimo Majowiecki.

La Dacia Arena (Stadio Friuli) di Udine. Dal 2015, la nuova struttura ha sostituito il vecchio Stadio Friuli, un progetto costato circa 25 milioni di euro, il riammodernamento dello stadio Friuli-Dacia Arena. A questa cifra bisogna aggiungere quanto speso dall’Udinese calcio per le opere antecedenti all’abbattimento degli spalti. I primi lavori, infatti, risalgono all’estate del 2013 quando, con una spesa di 976 mila 743 euro, il terreno di gioco venne avvicinato agli spalti di undici metri, attaccandolo alla tribuna. Successivamente il rifacimento degli spogliatoi è costato 622 mila 936 euro. Poi è arrivata la demolizione degli spalti, a partire dalla curva Nord, la posa della prima pietra a giugno 2014, la ricostruzione e installazione dei seggiolini colorati sul modello dell’Alvalade di Lisbona

Altro impianto di proprietà è l’Atleti Azzurri d’Italia, lo stadio dell’Atalanta e dell’ Albinoleffe, i due maggiori club calcistici della città di Bergamo. E’ l’impianto sportivo più grande della città, e fu costruito nel 1928 nel quartiere di Conca Fiorita, a poco più di 2 chilometri a nord-est del centro, lungo il Viale Giulio Cesare. Lo stadio ha una capacità di circa 21.000 posti a sedere. L’Atalanta ha comprato lo stadio nel 2017 e l’accordo prevedeva che la riqualificazione fosse completata entro cinque anni e mezzo dalla concessione dei primi permessi. Nell’estate 2019 è stata rifatta la Pisani, poi c’è stato il Covid che ha bloccato tutto e allungato i tempi concessi per finire queste opere. Nell’estate del 2020 si è scelto di riqualificare la Tribuna Rinascimento e grazie ai seggiolini (costati 1,5 milioni di euro e oltre a nuovi servizi) in Curva Morosini si è ottenuto l’ok della Uefa per giocare le partite di Champions (e poi di Europa League) a Bergamo. Con il passare del tempo, i costi  per la realizzazione della nuova Morosini e del parcheggio interrato, sono lievitati in modo esorbitante: a fronte di una stima di 20-23 milioni per l’ultimo lotto di lavori si è arrivati a costi effettivi che dalle ultime stime superano i 45 milioni (la stima iniziale, per tutta la riqualificazione, era di 30-35 milioni di euro). 

lo stadio Atleti Azzurri d’Italia di Bergamo

Lo stadio Benito Stirpe di Frosinone fu progettato nei primi anni settanta ed edificato a partire dalla seconda metà degli anni 1980, ma rimase incompiuto per circa trent’anni. Fu ultimato tra il 2015 e il 2017 su iniziativa del Frosinone Calcio, che ricevette dal comune il diritto di usufrutto della struttura. Esso è così diventato il terzo impianto moderno gestito direttamente da un club calcistico in Italia. Capace di 16. 227 posti tutti al coperto, è la più capiente arena scoperta della provincia, nonché la terza del Lazio dopo i due maggiori stadi di Roma (Olimpico e Flaminio). Il costo totale dell’impianto dall’origine alla sua ultimazione è di circa 20 milioni di euro, di cui circa 15 relativi all’opera di ristrutturazione e completamento eseguita nel terzo millennio.

lo stadio Benito Stirpe di Frosinone

Il Mapei Stadium-Città del Tricolore è lo stadio di Reggio Emilia in cui giocano il Sassuolo e la Reggio Audace (la vecchia Reggiana) e, per un certo periodo, anche il Carpi. Si trova a nord del centro storico di Reggio Emilia ed è noto anche con il suo vecchio nome di Stadio Giglio, ed è il primo stadio italiano ad essere di proprietà di un club calcistico: era infatti proprietà della Reggiana prima del fallimento. La storia del Mapei Stadium ebbe origine nel 1994, quando l’amministrazione cittadina, d’accordo con l’amministratore delegato della Reggiana Franco Dal Cin, decise di realizzare un nuovo stadio, che avrebbe sostituito il vecchio Mirabello, che causava un grosso disagio ai residenti in quanto situato in centro città. Lo stadio fu costruito da privati, e la spesa totale per la sua realizzazione fu di circa 11 milioni di euro. Di questi, una parte vennero versati direttamente da oltre 1000 tifosi della Reggiana, che sottoscrissero abbonamenti pluriennali. Inoltre, una parte del costo fu sostenuto dalla Giglio, principale azienda lattiero-casearia di Reggio Emilia, la quale diede il nome allo stadio. 
Lo stadio ha una capacità di quasi 22.000 posti a sedere, diminuiti dai circa 26.000 originari dopo la ristrutturazione del 2010, per renderlo adeguato alle nuove normative sulla sicurezza negli stadi. Oggi il principale utilizzatore dello stadio di Reggio Emilia è il Sassuolo, unica squadra della zona che gioca in Serie A, che ce l’ha in affitto dall’azienda Mapei, proprietaria dello stadio. 

lo Mapei Stadium-Città del Tricolore di Reggio Emilia

Nel caso del Monza, lo Stadio Brianteo (o U-Power Stadium) è di proprietà del comune di Monza, che lo ha dato in gestione alla squadra di Berlusconi fino al 2062. Non si tratta quindi di uno stadio di proprietà.

lo Stadio Brianteo di Monza

Lo Stadio San Nicola è il maggiore impianto sportivo della città di Bari, della regione Puglia e del sud Italia. Di proprietà del Comune di Bari, è il terzo stadio più grande d’Italia (dietro al “Meazza” di Milano e all’”Olimpico” di Roma) e il 34esimo impianto europeo per capienza.  La carenza di fondi per coprire le cospicue spese di mantenimento che la struttura comporta (circa 450.000€ annui per la sola manutenzione ordinaria) e il passare del tempo hanno comportato la crescente obsolescenza e il repentino decadimento dell’impianto, il cui riscontro più evidente è rilevabile nella copertura in teflon: danneggiata progressivamente dagli agenti atmosferici a partire dall’ottobre 2009.

lo Stadio San Nicola di Bari

In generale lo stadio, fin dalla sua progettazione, si è dimostrato concettualmente errato, sovradimensionato rispetto alle reali esigenze della città e dell’utenza e inadatto ad un uso prettamente calcistico per via della presenza della pista d’atletica: non essendosi mai realizzata la circostante “cittadella dello sport” prevista in fase di progettazione, il San Nicola è una vera “cattedrale nel deserto”, immersa in un contesto di abbandono e degrado. Vari progetti sono sempre stati accantonati con un nulla di fatto.

Lo stadio comunale Ezio Scida (già Campo sportivo Città di Crotone) è il terzo impianto sportivo più grande della Calabria, situato nella città di Crotone. I lavori di costruzione dell’impianto terminarono nel 1946. Nella sua conformazione originaria, l’arena poteva ospitare fino a circa 5000 spettatori, suddivisi su due tribune laterali (delle quali una coperta) e una singola curva sul lato meridionale del prato (sede dei collettivi della tifoseria organizzata crotonese). Complici le crescenti fortune del calcio crotonese, nel 2000, in seguito alla promozione in Serie B, venne riedificata la curva sud (ampliata a 2940 posti). La capienza totale passò a 9.400 spettatori,  presto ulteriormente aumentati a 11.640.
Dopo la promozione in Serie A, conseguita nel 2016, si è infine provveduto ad ampliare lo stadio a circa 16.500 posti: tale risultato è stato ottenuto mediante l’implementazione di nuove gradinate in tubi metallici e la modernizzazione degli spalti preesistenti. 

lo stadio comunale Ezio Scida di Crotone

Lo stadio Erasmo Iacovone, già noto come stadio Salinella, dal nome del quartiere cittadino nel quale è situato, è lo stadio di  calcio della città di Taranto. Con i suoi 27.584 posti è il terzo impianto più capiente della regione, nonché uno dei più grandi del Mezzogiorno d’Italia. E’ nei sogni dell’attuale sindaco di Taranto, un esagerato progetto di stadio per la ventesima edizione dei Giochi del Mediterraneo che, con 26 Paesi partecipanti e 4mila atleti attesi, si terranno a Taranto a giugno 2026.

Lo stadio Erasmo Iacovone di Taranto

Il progetto presentato da privati che al momento di bilanci da noi consultati non hanno alcuna capacità finanziaria ed esperienza necessaria per la realizzazione del nuovo stadio con una proposta di project financing da 85 milioni di euro di investimenti. Un follia totale per la realtà tarantina. Il reale obiettivo è quello attingere ai fondi (circa 20 milioni di euro pubblici) destinati alla ristrutturazione dello stadio Iacovone e mettere le mani su in impianto per 90 anni e per mettere le mani anche sulle aree adiacenti, realizzando 3 aree parcheggi, spazi commerciali, centro congressi, centro di medicina sportiva, aree uffici e coworking e persino un hotel a 5 stelle alto 80 metri con piscina scoperta, bar panoramico e servizi vari. 

il progetto futuristico di un nuovo stadio a Taranto

Media spettatori in Lega Pro: i più presenti al sud

Nonostante le critiche sull’obsolescenza degli impianti sportivi in Italia, il dato sulla media spettatori sulla stagione 21/22 della Lega Pro è incoraggiante. Il terzo campionato professionistico italiano ha chiuso i conti riuscendo a portare allo stadio durante tutto l’arco della stagione oltre 1 milione e 600 mila persone, tra i 59 club dei tre gironi, Catania escluso.

Secondo questi dati il calcio rimane lo sport più seguito al sud Italia, in fatto di presenze allo stadio.
L’affluenza nel girone C di Serie C ha fatto registrare oltre 792 mila presenze durante tutto l’arco della stagione con Bari, Palermo e Foggia al comando di questa classifica. Anche nel girone B si sono registrati ottimi numeri con una presenza totale sui seggiolini dei vari impianti che ha superato di poco i 604 mila tifosi, qui invece il podio è rappresentato da Modena, Reggiana e Cesena.
Nel girone A invece il totale delle presenze registrate è stato di 252.400 su 20 club/impianti.

Ecco il dettaglio girone per girone di Lega Pro

GIRONE A

  1. Padova “Stadio Euganeo” – Capacità: 19.376, Totale spettatori annuo: 35.697, Media: 1.879;
  2. Piacenza “Stadio L. Garilli” – Capacità: 21.668, Totale spettatori annuo: 30.596, Media: 1.610;
  3. Sudtirol “Stadio Druso” – Capacità: 5.500, Totale spettatori annuo: 25.600, Media: 1.347;
  4. Mantova “Stadio D. Martelli” – Capacità: 7.500, Totale spettatori annuo: 22.826, Media: 1.201;
  5. Lecco “Stadio Rigamonti-Ceppi” – Capacità: 4.997, Totale spettatori annuo: 17.170, Media: 904.

GIRONE B

  1. Modena “Stadio Braglia” – Capacità: 21.151, Totale spettatori annuo: 98.148, Media: 5.166;
  2. Reggiana “Mapei Stadium” – Capacità: 21.584, Totale spettatori annuo: 87.933, Media: 4.628;
  3. Cesena “Orogel Stadium” – Capacità: 23.860, Totale spettatori annuo: 84.108, Media: 4.427;
  4. Pescara “Stadio Adriatico” – Capacità: 20.476, Totale spettatori annuo: 46.017, Media: 2.422;
  5. Siena “Stadio Franchi” – Capacità: 15.373, Totale spettatori annuo: 43.408, Media: 2.285.

GIRONE C

  1. Bari “Stadio San Nicola” – Capacità: 58.270, Totale spettatori annuo: 191.666, Media: 10.648;
  2. Palermo “Stadio Barbera” – Capacità: 36.365, Totale spettatori annuo: 103.641, Media: 5.758;
  3. Foggia “Stadio Zaccheria” – Capacità: 25.085, Totale spettatori annuo: 69.000, Media: 3.833;
  4. Taranto “Stadio Iacovone” – Capacità: 12.154, Totale spettatori annuo: 58.106, Media: 3.228;
  5. Avellino “Stadio Lombardi” – Capacità: 26.308, Totale spettatori annuo: 50.603, Media: 2.811.

Ritrovare l’entusiasmo di andare allo stadio: la storia di un club risorto dalle proprie ceneri

Riprendendo il discorso sulle criticità dei nostri impianti, non è facile riempire gli stadi: un fattore che sicuramente incide sull’ipotetica scelte di andare allo stadio o godersi la partita comodamente da casa, è l’entusiasmo intorno a un progetto, la cultura sportiva di una città, senza considerare poi variabili più estemporanee come data, orario e giorno del match.

lo stadio Massimino di Catania

Un esempio di genuina passione e ritrovato entusiasmo è il progetto del nuovo Catania calcio nato dalle ceneri del fallimento e attualmente al comando della Serie D.  Poco importa che il palcoscenico sia quello dei Dilettanti: oltre 11.000 abbonati sotto il segno dell’elefante, segno tangibile della passione viscerale per i colori rossazzurri ma anche di supporto e fiducia nei confronti del progetto del Catania SSD presieduto da Ross Pelligra.

ABBONAMENTI – I NUMERI PIU’ ALTI RAGGIUNTI IN SERIE D

  1. Catania, 11.427
  2. Palermo, 10.446
  3. Parma, 10.089
  4. Cesena, 8.354
  5. Bari, 7.680
  6. Modena, 5.573
  7. Siena, 3.774
  8. Pisa, 3.004

Candidatura all’Europeo 2032, stadi: Supereremo i fardelli burocratici?

Lo sport italiano e il calcio in particolare, potrebbe cogliere l’occasione per cancellare fardelli burocratici, sfruttando la candidatura all’Europeo del 2032 per realizzare nuovi impianti e rimettere a nuovo quelli esistenti.  Sono 187 gli stadi costruiti e consegnati in Europa tra il 2007 e il 2021, 22 i miliardi investiti che hanno però comportato un aumento dell’affluenza del 50% e generato flussi e ricavi extra-partite perché sono impianti open tutta la settimana.

Secondo un dato presente nel report annuale della Figc, nella realizzazione degli stadi, l’Italia è scivolata oltre il decimo posto in Europa, sorpassata sì dalla Russia che aveva ospitato i Mondiali del 2018 ma anche da Polonia, Turchia, Ungheria e Israele. Nel dossier impianti, in prospettiva degli Euro2032 si lavora anche alla costruzione di strutture che garantirebbero patrimonializzazione alle società. Un’occasione da non perdere, per togliere strati e strati di polvere dallo sport più amato e ripartire con buoni propositi, cancellando anni e anni di rendering e ritardi.


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