TARANTO – Come il nostro giornale ha previsto in tempi non sospetti, l’avventura televisiva dei fratelli Cardamone, editori dell’emittente pugliese Studio100, più volte afflitta da fallimenti sempre della stessa proprietà, che incredibilmente ha sempre continuato la sua attività approfittando di giudici “amici” e magistrati troppo innamorati delle telecamere da cui farsi intervistare dimenticando di fare il proprio dovere, sembra essere arrivata al capolinea.
Infatti, il Tribunale Fallimentare di Taranto ha esteso e coinvolto nel fallimento della Jet srl anche la Mastermedia Club, i cui soci nelle due rispettive società erano sempre e soltanto i fratelli Gaspare e Giancarlo Cardamone, i quali avevano rilevato “fittiziamente” il ramo d’azienda della fallita Jet srl, un’anno prima della dichiarazione di fallimento e quindi sottoposta a revocatoria, secondo le norme di legge in materia fallimentare.
Già lo scorso 14 febbraio 2019 il Tribunale civile di Taranto aveva bloccato beni mobili e immobili nella disponibilità della “Mastermedia Club srl” società che dal novembre 2017 gestisce l’emittente jonica. Il curatore fallimentare dr, Cosimo Valentini commercialista nominato dal tribunale, rappresentato in giudizio dall’avvocato Adeo Ostilio, aveva chiesto ed ottenuto il sequestro di 900mila euro della nuova società editrice dell’emittente televisiva Studio100.
Il giudice dr. Casarano con la sua sentenza, aveva confermato che attraverso “la cessione del ramo d’azienda lo scopo perseguito dalle parti era anche quello di ottenere i contributi: la good company avrebbe potuto conseguire i benefici più facilmente di quanto avrebbe fatto, per così dire, la bad company” che ha accumulato debiti con il Fisco per oltre 5 milioni di euro ed ha anche accertato che il prezzo di cessione era stato simulato evidenziando che l’amministratore unico delle due società era sempre lo stesso cioè Gaspare Cardamone, e sempre in società con suo fratello Giancarlo.
Il giudice nella sua sentenza sostenne che “Le due società coinvolte nella cessione facevano capo alla stessa persona fisica, la quale assumeva il ruolo di amministratore unico anche della cessionaria, oltre che della cedente: eloquente nel senso della evidente ricorrenza dell’unicità del centro di interessi da considerarsi artefice della operazione, il rilievo che le due raccomandate nelle quali si sarebbe consacrato l’accordo simulatorio sul prezzo fossero a firma della stessa persona“.
Nel frattempo come rivelato “esclusivamente” da questo giornale, si era attivato anche Nucleo Speciale Radiodiffusione Editoria del Comando Generale della Guardia di Finanza, che affianca presso l’ AGCOM, l’ Autorità per le garanzie nelle comunicazione che affianca il Mise (Ministero dello Sviluppo economico).
I finanzieri del Nucleo Speciale Radiodiffusione Editoria avevano soffermato le proprie attenzioni e controlli sull’assegnazione e controllo della regolarità dei contributi pubblici di Stato per l’emittenza televisiva privata, delegando a delle approfondite indagini i colleghi del Comando Provinciale di Taranto, ed avevano scoperto che la Mastermedia Club srl, pur avendo solo rilevato fittiziamente un ramo d’azienda, aveva persino richiesto nel 2018 i contributi per Studio 100 per l’anno 2016 cioè quando non era neanche stato stipulato il contratto fittizio di cessione del ramo d’azienda.
Sulla vicenda era stata aperto un fascicolo d’indagine da parte della Procura di Taranto, che però si era perso in qualche cassetto di una ben nota scrivania, dove spesso e volentieri si insabbiano alcuni procedimenti, per i quali presto potrebbe arrivare un’ispezione del Ministero di Giustizia e l’apertura di un procedimento dinnanzi alla sezione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura dell’organo di autocontrollo della giustizia italiana, che dopo lo “scandalo Lotti-Ferri-Palamara”, sembra essere diventato molto rigoroso.
Secondo fonti del Tribunale di Taranto nel provvedimento vengono coinvolte anche le operazioni pubblicitarie e sponsorizzazioni con la società sportiva del Taranto Calcio, che a questo punto sarebbe anch’essa “vittima” delle spregiudicate operazioni pubblicitarie effettuate dai Cardamone.
Nel pomeriggio di ieri abbiamo provato a contattare telefonicamente il curatore dr. Valentini, ma non ci è stato possibile parlargli perchè “in riunione” e pur avendo fatto cortese richiesta di essere richiamati, il nostro telefono non ha ricevuto alcuna risposta o richiamata.
Vorrà dire che domani chiederemo ufficialmente al Presidente del Tribunale di Taranto facente funzione, la dr.ssa De Simone, di rispettare il nostro diritto di cronaca e di consentirci di avere accesso alla decisione del Tribunale che di fatto è pubblica e non “privata“.
Ai dipendenti e colleghi giornalisti di Studio 100 va tutta la nostra solidarietà, augurando loro di trovare forza e coraggio di costituirsi in cooperativa e chiedere al Tribunale fallimentare la gestione, quale creditori privilegiati, dell’emittente televisiva. Fare meglio dei fratelli Cardamone è possibile ed anche molto facile…