Tiziana Cantone, la giovane ragazza campana morta suicida in seguito alla diffusione dei suoi video hard e l’ex fidanzato, Sergio Di Palo, diffusero per primi. i video pubblicando i filmati hot su un sito di scambio di coppia, da cui in un secondo momento i video vennero copiati e diffusi. E questa la tesi del pm Alessandro Milita, dalla procura di Napoli che ha chiesto il giudizio immediato per l’uomo in virtù dell’evidenza della prova.
Le ipotesi di reato sono di “calunnia”, “falsa denuncia” e “accesso abusivo a dati informatici”, che sarebbero stati commessi in concorso con Tiziana, mentre la procura di Napoli Nord ad Aversa, competente per il territorio di Mugnano, procede contro ignoti per istigazione al suicidio.
La falsa denuncia si riferisce allo smarrimento dell’Iphone presentata da Tiziana nell’aprile del 2015.
La calunnia è invece in relazione alla denuncia sporta un mese più tardi nei confronti di cinque giovani accusati di avere diffuso i filmati, ma che sarebbero estranei alla vicenda, perchè l’invio dei video ad una chat privata sarebbe stata effettuata dallo stesso telefonino della ragazza. L’accesso abusivo a dati informatici per aver chiesto a un perito, senza il consenso di Tiziana, di accedere al suo cloud e di rimuovere alcune chat dalle quali si evinceva che i cinque amici, che avrebbe denunciato nelle settimane successive , non erano i responsabili della divulgazione dei filmati. La madre della ragazza suicida il giorno dopo il funerale della figlia, disse al magistrato Rossana Russo della procura di Napoli nord, che “Secondo me i video furono pubblicati da Di Palo per costringerla a rimanere con lui“.
Le accuse, contestate dal pm Alessandro Milita, a conclusione dell’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Fausto Zuccarelli, si riferiscono ai presunti illeciti relativi alla diffusione in rete dei video, Indagine portata avanti dalla Procura di Napoli a seguito dell’esposto presentato nel 2015 dalla stessa Tiziana Cantone nel quale la ragazza indicava i nomi delle persone che avrebbero ricevuto materiale fotografico, immagini in costume da bagno o a seno nudo, e i video che poi hanno trovato ampia diffusione sul web. La Procura aveva precedentemente chiesto l’archiviazione per i 4 indicati come responsabili della diffusione di foto e video sul web, accuse che secondo la Procura si sarebbero rivelate infondate.
Nel provvedimento di richiesta di archiviazione per i quattro ragazzi del magistrato Milita si legge che “Tiziana risultava, per confessione stragiudiziale resa poi alla madre, responsabile della originaria diffusione dei video su whatsapp avendo coperto il principale sospettato e probabile responsabile: il fidanzato Sergio Di Palo, mai querelato, ma vi è l’elevata probabilità che lo stesso, visto il comportamento della Cantone di evitare di includerlo fra i detentori del filmato, avesse agito d’intenzione”. Nella prima querela del il 23 ottobre 2015, la bella 31enne fornì una nuova versione dei fatti dopo quella falsa in cui sosteneva di aver perso il telefono con le immagini hot. Scriveva Tiziana : “Delle relazioni virtuali su internet tramite Facebook e Whatsapp il mio compagno di allora era a conoscenza infatti il tutto accadeva anche per nostro desiderio, nella dinamica relazionale del rapporto sentimentale anche sessuale che avevo con Di Palo. Ma i video sono stati sempre ed esclusivamente girati con il mio telefonino e ripresi dal compagno che non ha mai avuto una copia”. Manoscritto questo della della ragazza che è agli atti del procedimento per diffamazione nei confronti dei quattro ragazzi di Battipaglia, Aversa e Brindisi accusati di aver diffuso i video in internet.
Il pm Alessandro Milita non ha però creduto alla ricostruzione di Tiziana e, nella sua richiesta di archiviazione del caso, il magistrato scrive: “La querelante non indicava nessuna delle persone presenti alle relazioni sessuali. Ma indicando che il Di Palo era a conoscenza delle sue relazioni e tracciava implicitamente una dinamica del loro rapporto sentimentale e sessuale che difficilmente poteva essere disgiunta dalla condivisione, con lui, dei video prodotti dalla donna». Affermazioni in linea con quanto aveva dichiarato la madre di Tiziana, Maria Teresa Giglio: “In un solo in un video, quello girato nella cucina della loro abitazione, si sente la voce di Sergio Di Palo”. La prova che il che Di Palo fosse a conoscenza dei filmati arriva anche dalla deposizione della madre della ragazza che aggiunse “L’ex fidanzato di Tiziana sapeva dei filmati che la sua ragazza girava in compagnia di altri uomini – spiega la donna – mia figlia ha avuto dei problemi con l’alcool e una volta, dopo una telefonata con l’ex fidanzato, aveva tentato il suicidio. Dopo la diffusione dei video lui la mandò a Forlì da alcuni amici suoi. Lei mi aveva riferito che Sergio Di Palo aveva dei problemi”.
Dal tentativo maldestro di sviare le indagini con la falsa denuncia del “furto” dei filmati dal suo cellulare, si passava ai nomi e cognomi dei quattro ragazzi. Uno di questi in particolare, residente ad Aversa, aveva spiegato a Tiziana che aveva mandato il suo cellulare per un periodo in assistenza. Lei gli crede. Ma invece per il pm “il periodo relativo al gennaio 2015 faceva desumere logicamente – si legge nel provvedimento – che doveva già essere iniziato la divulgazione di foto e video: non avrebbe infatti altro senso indicare quel periodo, a fronte di una falsa successiva querela verbalizzata nell’aprile del 2015″. Sempre dalle dichiarazioni della madre della ragazza arriva anche un’altra constatazione: “0Mia figlia voleva cambiare avvocato perché quello che aveva era stato indicato da Di Palo. All’esito della sentenza civile, voleva far pagare interamente a Di Palo le spese legali perché lo riteneva colpevole”.
Di Palo, infatti, aveva diviso con Tiziana l’incarico di telefonare ai quattro ragazzi. È sempre lui che ingaggia e retribuisce Mirko Rivola, un tecnico informatico di Ravenna per rimuovere i file informatici , l ed è sempre lui che paga l’avvocato. “Mia figlia è venuta a conoscenza della pubblicazione della sentenza civile tramite l’avvocato Domenico Ciccarelli di Qualiano – racconta ancora la madre di Tiziana – questi mi riferì di aver trovato un post su Facebook con il quale l’avvocato di Tiziana portava a conoscenza di aver vinto la causa contro il social Facebook. Lei si risentì”. Secondo il pubblico ministero “è possibile il legame tra il diffusore e chi pubblicava gli articoli di giornale, con diffusione a livello internazionale” e risulta “incredibile che la donna conservasse solo lei la copia“.
Un vero e proprio pesante atto d’accusa del pm Alessandro Milita nei confronti di Sergio Di Palo l’ex fidanzato di Tiziana Cantone, che adesso è indagato per calunnia, per il quale ha chiesto il giudizio immediato.