L’inchiesta condotta dalla pm Savina Toscani della Procura di Bari che si occupa di reati contro la pubblica amministrazione, è stata delegata al Nucleo PEF (Polizia Economico Finanziaria) della Guardia di Finanza di Bari. Appalti per la manutenzione negli ospedali dell’ASL Bari sarebbero stati affidati a imprenditori in cambio di regali e favori. Alcuni degli arrestati erano già noti agli inquirenti per essere stati state coinvolte in precedenti indagini nel settore della sanità. In corso numerose perquisizioni operate dalle Fiamme Gialle . Le ordinanze di custodia cautelare sono state firmate dal Gip Giuseppe Ronzino del Tribunale di Bari. Sono in corso di esecuzione 10 misure cautelari personali e numerose perquisizioni nei confronti dei soggetti coinvolti.
L ’associazione a delinquere scoperta dagli investigatori sarebbe stata messa in piedi e condotta dall’ Nicola Sansolini, 64 anni (di Taranto) direttore dell’Area tecnica dell’ ASL Bari e zio dell’assessore all’ ambiente del Comune di Taranto Stefania Fornaro (estranea alla vicenda giudiziaria). Gli indagati sono complessivamente 17. Per questo motivo a Procura di Bari ha chiesto e ottenuto un’ordinanza di custodia cautelare per dieci, tra cui dirigenti e funzionari dell’azienda sanitaria barese, accusati, a vario titolo e secondo le rispettive responsabilità, di associazione a delinquere finalizzata a corruzione e falso.
Secondo l’impianto accusatorio della procura accolto dal gip Ronzino, le attività di indagine avrebbero permesso di confermare “l’esistenza di un mercimonio della funzione pubblica negli uffici strategici della Asl di Bari, nell’ambito delle quali tre pubblici ufficiali opererebbero nella gestione degli appalti pubblici ricompresi nel loro settore di competenza perseguendo gli interessi di una cerchia ristretta di imprenditori, a loro legati da uno spregiudicato sistema corruttivo, tuttora in corso“.
Oltre a Sansolini sono finiti dietro le sbarre anche i funzionari dell’ ASL Bari Nicola Iacobellis 59 anni di Giovinazzo (Bari), responsabile dell’edilizia sanitaria della Asl Bari; Concetta Sciannimanico 47 anni di Bari, funzionaria dell’Uoc Area gestione tecnica della Asl Bari, gli imprenditori Giovanni Crisanti 67 anni di Bari, amministratore della Costruzioni Bioedili srl; e Nicola Minafra 46 anni di Ruvo (Bari) titolare della Falegnameria Moderna di Ruvo, e Ignazio Gadaleta 52 anni di Molfetta (Bari), legale rappresentante della Gadaleta Ignazio srl; . Disposti arresti domiciliari per Paola Andriani, Nicola Murgolo 60 anni di Bari, legale rappresentante della Costruzioni Murgolo, Cataldo Perrone 73 anni di Corato (Bari), titolare della Perrone Global Service srl; e Giuseppe Rucci 46 anni di Bitonto (Bari) agente di rappresentanza della società Ism impianti servizi medicali srl e referente della Asl Bari.
Il sistema corruttivo messo in piedi comprendeva la realizzazione di opere pubbliche anche in assenza dell’emissione di una determina di affidamento della stazione appaltante. I lavori venivano quindi regolarizzati da una seconda altra impresa, che veniva indicata dall’impresa esecutrice dei lavori al pubblico ufficiale della ASL , al fine di camuffare una parenza di legittimità del “principio di rotazione“. Lo schema prevedeva anche una forte “lievitazione” dei costi nella fase di realizzazione delle commesse. Ne è la riprova un colloquio intercettato: “Io ho stimato che di quei lavori forse 5 mila euro stanno. Come li giustifichiamo gli altri 120 mila euro?”.
Le indagini sono durate sei mesi fa e sono state effettuate utilizzando intercettazioni telefoniche e ambientali, pedinamenti con riprese video e fotografiche che hanno immortalato mazzette di soldi che venivano messe sottovuoto in buste e poi inserite in cartelline in maniera da rendere più difficile l’individuazione e quindi consegnate a mano ai funzionari pubblici corrotti di mano. I componenti dell’ associazione di tangentisti comunicavano durante i loro incontri attraverso lo scambio di appunti scritti, dei veri e propri “pizzini”, facendo depositare i loro telefoni per sfuggire a possibili intercettazioni.
Nel corso delle perquisizioni effettuate dalle Fiamme Gialle contestualmente agli arresti ai tre funzionari pubblici coinvolti sono stati trovati 250mila euro in contanti e ad uno degli imprenditori 70mila euro. Sono state sequestrate anche 17 borse “griffate” Louis Vuitton e Gucci, che erano state acquista da alcuni imprenditori su richiesta dei pubblici ufficiali a cui venivano donate . Sulla base di quanto emerso nel corso delle indagini, tra le utilità consegnate in cambio dei favoritismi ci sarebbero persino dei lavori di ristrutturazione di appartamenti privati.
Tra gli appalti finiti al centro dell’indagine compare anche quello per la realizzazione nell’ospedale San Paolo di Bari della sezione di Medicina protetta , nel quale vengono ricoverati i detenuti quando hanno bisogno di assistenza ospedaliera, e la Casa della sofferenza di Giovinazzo. Come ha spiegato la pm Savina Toscani in conferenza stampa “diversi affidamenti diretti e senza rispettare il principio della rotazione . E’ stato portato alla luce che gli indagati avrebbero messo in atto “un sistema rodato”, incardinato sull’utilizzo di varianti alle opere inizialmente appaltate, che ne facevano lievitare i costi, con conseguenze sulla spesa pubblica. Sistema analogo a quello già emerso nel corso delle indagini sugli appalti della Protezione civile della Regione Puglia, dai cui accertamenti è nata l’inchiesta sulla ASL Bari.
I nomi degli indagati
Sono indagati senza essere colpiti da misure cautelari:
Nicola Di Bitonto della Di Bitonto Impianti di Ruvo;
Francesco Diaferia della E.S.A. di Corato;
Francesco Girardi della G.Scavi di Acquaviva delle Fonti;
Rocco Ianora, direttore della struttura complessa Area gestione tecnica dell’ Asl Bari;
Vito Minafra dell’omonima ditta di Ruvo.
Donato Mottola, imprenditore di Noci titolare della Dmeco engineering;
Federica Samela, funzionaria dell’area Gestione tecnica dell’ Asl Bari;
Alcuni degli indagati risultano coinvolti in indagini precedenti. Donato Mottola, è attualmente sotto processo a causa della tangente da 20mila euro consegnata a Mario Lerario (già condannato per lo stesso motivo) poco prima del Natale 2021 all’allora capo della Protezione civile regionale . Francesco Girardi è coinvolto in un’altra indagine sulla Protezione civile e di recente ha ricevuto un avviso di conclusione delle indagini preliminari per dei presunti appalti truccati in cambio di assunzioni e sostegno elettorale a Triggiano (provincia di Bari).