Nell’udienza di ieri dinnanzi al Tribunale di Lecce del processo con rito abbreviato l’ avv. Gaetano Sassanelli, difensore dell’ex avvocato penalista Giancarlo Chiariello, imputato con l’ex gip di Bari Giuseppe De Benedictis per corruzione in atti giudiziari, con riferimento a presunte tangenti pagate dall’avvocato al giudice in cambio di scarcerazioni, ha sostenuto che non sarebbe stato il legale a corrompere il giudice ma il contrario al fine di ottenere dei pagamenti per accogliere delle richieste scarcerazioni. Insieme all’ avvocato Chiariello ed al giudice De Benedictis sono imputate altre sette persone. Il difensore di Chiariello ha insistito affinchè non venga riconosciuta come invece richiede la Procura, l’aggravante mafiosa al suo assistito.
La Procura di Lecce ha chiesto condanne a 8 anni e 9 mesi di reclusione per Giuseppe De Benedictis ex Gip del Tribunale di Bari , e una condanna a 8 anni 5 mesi di reclusione per l’ex avvocato penalista barese Giancarlo Chiariello.
La difesa ha sostenuto nel corso dell’udienza che i fatti ammessi in parte circa un anno fa dall’ormai ex avvocato Chiariello nell’interrogatorio subito dopo l’arresto, non erano episodi di corruzione in atti giudiziari ma induzione indebita a dare o promettere utilità. Secondo l’ avv. Sassanelli, Chiariello non avrebbe corrotto il giudice per ottenere le scarcerazioni ma sarebbe stato indotto a pagare le tangenti. La chiave di lettura di questa interpretazione starebbe in alcune dichiarazioni rese dall’ex Gip De Benedictis ai magistrati inquirenti della procura salentina salentini, nelle quali avrebbe detto di aver chiesto più soldi a Chiariello per capire fino a che punto l’avvocato sarebbe stato disposto ad accontentarlo.
Si tornerà in aula il prossimo 22 marzo per la discussione dei difensori dell’ ex giudice De Benedictis.