Le “mazzette” continuavano a circolare anche dopo l’arresto del capitano Roberto La Gioia, comandante del quinto reparto di Maricommi, che venne effettuato all’interno della base Navale di Chiapparo. Un giro di tangenti che imponeva agli imprenditori vittime l’obbligo di dover far “scivolare” nelle tasche degli ufficiali il 10% dei propri appalti e ricavi.
Il “sistema” è continuato addirittura anche nei giorni scorsi in occasione dell’interrogatorio di due imprenditori tarantini, in qualità di testimoni dell’inchiesta denominata “Tangenti & Stellette”, che hanno rivelato il traffico di tangenti che giravano dietro le commesse e gli appalti di Maricommi. Un inchiesta giudiziaria che ha già spedito in carcere tra il marzo dello scorso anno e gennaio 2015 ben sei ufficiali di Marina , accusati di aver estorto delle tangenti ai fornitori appaltatori della MarinaMilitare .
Le tangenti alle divise bianche della Marina, vennero alla luce il 12 marzo dell’anno scorso, quando i Carabinieri, irruppero nell’ufficio del capitano Roberto La Gioia, che all’epoca dei fatti era il comandante del quinto reparto di Maricommi. Le manette, infatti, scattarono per La Gioia pochi secondi dopo aver intascato una mazzetta da duemila euro, versatagli proprio dall’imprenditore che con la sua denuncia aveva fatto scoprire agli investigato e fornito un importante impulso alle indagini dirette dal pubblico ministero Maurizio Carbone.
Il sistema però delle “tangenti-estorsioni” è andato andato avanti anche successivamente all’ arresto in flagranza di reato di La Gioia, che venne effettuato all’interno e all’interno della base navale Nato di San Vito. E’ quanto descrive e racconta il pubblico ministero , nella sua memoria depositata al Tribunale del Riesame a seguito del ricorso che è stato depositato dai quattro indagati, i quali nel frattempo hanno lasciato il carcere, ottenendo gli arresti domiciliari.
Il pm Maurizio Carbone, titolare dell’indagine, così scrive: “I verbali degli imprenditori ascoltati contengono numerosi omissis nelle parti concernenti il coinvolgimento di altri ufficiali che sempre all’interno di Maricommi Taranto avrebbero in questi anni preso tangenti dagli imprenditori anche per altri reparti, sempre con la regia della direzione di Maricommi. Tali dazioni – spiega il pm – sarebbero addirittura proseguite anche dopo l’arresto del La Gioia come riferito da alcuni imprenditori”.
In pratica i gestori del “sistema tangenti” avrebbero continuato ad estorcere tangenti ai fornitori-appaltatori anche dopo dopo quell’irruzione della polizia giudiziaria nella base. navale. “Tali nuove circostanze dimostrano l’assoluta attualità del sistema esistente all’interno della Direzione di Maricommi che neanche quell’arresto è riuscito a recidere tanto è diffuso e risalente nel tempo“. E’ stato questa la motivazione con cui cui il pm Carbone ha sostenuto che questa organizzazione di “tangentisti” militari deve ancora venire tutta a galla.