“Taranto città nel mondo” è stato il tema dell’assemblea degli industriali ionici, che si è tenuta ieri con un minuto di silenzio per ricordare la scomparsa di Giacomo Campo, l’operaio 25enne morto in ILVA lo scorso 17 settembre, e quella di tutte le altre vittime del lavoro. “Non possiamo permetterci il lusso di chiuderla” ha detto il presidente degli industriali italiani Vincenzo Boccia nel suo intervento, parlando dell’ ILVA di Taranto, scatenando la reazione del “novello ambientalista” Michele Emiliano governatore della Regione Puglia il quale ha sostenuto che “lo stabilimento dell’ ILVA di Taranto va bloccato, abbiamo un dossier sanitario che conferma dati di mortalità legati alle emissioni del siderurgico“.
Vincenzo Cesareo presidente di Confindustria Taranto, nella sua relazione introduttiva ricordando che “dall’inizio del 2016 si registra qualche percettibile segnale di ripresa” ha parlato del futuro industriale della città, di “una Taranto che vuole diventare sempre di più una città euromediterranea di industrie ecosostenibili, di musei e istituzioni di alta cultura, di infrastrutture strategiche per il Paese, di poli tecnologici, di eccellenze turistiche, di capitale umano pregiato” ricordando che tra Taranto e Provincia esiste un patrimonio di stabilimenti industriali che conta su 25mila operai e tecnici al lavoro, fornendo nella conclusione del suo apprezzato intervento che “l’area industriale di Taranto figura attualmente fra le prime dieci del Sud per valore aggiunto industriale, rappresentando dopo Bari la seconda area per volume di esportazioni ed è a pieno titolo una delle strutture industriali portanti del sistema Italia,”.
Claudio De Vincenti sottosegretario alla presidenza del consiglio, con un videomessaggio ha ricordato la vocazione industriale di Taranto ed il suo posizionamento nel Mediterraneo illustrando le risorse sulle quali il Governo Renzi sta puntando per avviare una nuova rivoluzione industriale: dal porto all’ arsenale, la base navale e sopratutto la valorizzazione della “prestigiosa storia culturale della Magna Grecia, che è conciliabile con l’industria“.
Il sottosegretario alla Presidenza ha illustrato i progetti già avviati nel Porto e nell’ Arsenale della Marina Militare, ed il concorso avviato da INVITALIA per le migliori idee per il progetto di riqualificazione della città vecchia. “E’ importante assicurare un futuro produttivo forte all’ ILVA – ha detto De Vincenti – ma con una tutela rigorosa della salute e dell’ ambiente. Gli esperti nominati dal ministero dell’Ambiente infatti valuteranno innanzitutto i piani ambientali e successivamente quelli industriali“.
“È in corso questa valutazione dei piani industriali delle offerte pervenute – ha concluso il sottosegretario De Vincenti – e solo le offerte che contengono un piano ambientale all’altezza potranno accedere alla seconda fase dell’offerta economica e dell’aggiudicazione“.
Immancabile la posizione dello “smemorato” Antonio Gozzi presidente di Federacciai che è tornato a criticare come sua abitudine la gestione commissariale del governo dicendo “abbiamo perso troppo tempo e denaro” portando come esempio la città siderurgica austriaca di Linz, “in cui per 25 anni sono state investite risorse per trasformare la fabbrica di acciaio in Disneyland. In Europa ci sono altre 11 realtà che producono acciaio come nell’ Ilva di Taranto: o convinciamo l’Europa a concentrare risorse sull’Ilva o è meglio chiuderla, non c’è una terza via“.
Il presidente di Federacciai come sempre ha dimenticato che il Gruppo Riva, suo grande elettore e sostenitore da sempre all’interno dell’ associazione, ha trasferito in Svizzera la modica… cifra di 2 miliardi di euro sottratti di bilanci ed utili dell’azienda, con delle fatture false di consulenza ricevuta da una consociata estera definita “una cartiera”, come sostenuto dalla Guardia di Finanza e dalla Procura di Milano (mentre quella di Taranto dormiva….) . Soldi che oltre a pagare le tasse, avrebbero potuto essere utilizzati dai Riva per il risanamento per lo stabilimento siderurgico di Taranto, che oggi la Federacciai invoca a spese però dello Stato e cioè del contribuente.
Il governatore pugliese Michele Emiliano novello “Robin Hood” dell’ambientalismo tarantino per ovvie motivazioni elettorali (a Taranto l’anno prossimo si vota per le Amministrative) ha detto “C’è uno studio epidemiologico, che pubblicheremo il 3 ottobre ma che ho già mandato al presidente del consiglio Matteo Renzi, dal quale emergono dati fuori scala sulla mortalità a Taranto sia per tumori sia per altri cause. Consegneremo il dossier alla Procura di Taranto e ai giudice della Corte d’assise del tribunale tarantino che si occupano del processo sul disastro ambientale causato dall’ ILVA in quanto ritengo che sia una prova che la produzione della fabbrica ha conseguenze delittuose. Non credo di dire sciocchezze se dico che va fermata una fabbrica che inquina e uccide i miei concittadini. Lo dice la Costituzione“.
“Questa battaglia è cominciata – ha aggiunto Emiliano – e tenterò con tutte le mie forze, e a qualsiasi prezzo, di portarla a conclusione” ed ha poi detto alla platea che “si può essere iscritti allo stesso partito di una persona che la pensa diversamente da te, ma io penso di avere diritto di fare dentro il mio partito la battaglia perché il mio partito cambi idea, non perché io debba cambiare partito“. “Sarebbe troppo comodo per loro – ha concluso – se me ne andassi dal Partito democratico. Ma io dal Pd non ho alcuna intenzione di andarmene e saranno loro a cambiare idea: combatterò fino all’ultimo perché lo facciano“.
“Capisco che la parola Pd a Taranto è quasi innominabile, e non è colpa mia – ha proseguito Emiliano che ha cercato come di consueto di attirare su di sè l’attenzione mediatica – che la parola centrosinistra è difficile da digerire, e devo anche dire non è colpa mia“. “Ma – ha concluso Emiliano – adesso sono io il presidente della Regione Puglia e mi devo occupare di ospedali e della fabbrica perché la gran parte di questi guai derivano da quella fabbrica“.
In realtà l’ex-magistrato dice un pò di inesattezze, in quanto tali risultanze sanitarie avrebbero dovuto essere raccolte dalla magistratura tarantina, e non certamente da associazioni con evidenti interessi per un risarcimento economico avendo cercato di insinuarsi fra le parti civili del processo Ilva-Ambiente Svenduto . Emiliano ha quindi raccontato di aver trasmesso a Palazzo Chigi la relazione sulla decarbonizzazione con la proposta di fornire all’ ILVA il gas che arriverà in Puglia al prezzo del carbone per fermare l’inquinamento, senza aver ricevuto al momento alcuna risposta.
“Chiedo a Confindustria di aiutarci in questo dialogo” ha concluso Emiliano manifestando di non aver alcun peso nelle decisioni del Governo , guidato dal leader dello stesso partito, cioè il Pd, di cui il governatore è stato segretario regionale sino a pochi mesi fa .
Boccia presidente nazionale di Confindustria , ha risposto citando Goethe: “Non è importante andare d’accordo, ma andare nella stessa direzione“. aggiungendo che sulla diatriba gas-carbone “proveremo a far dialogare il Governo e la Regione Puglia perché soltanto attraverso soluzioni di sistema si può risolvere il problema” ricordando che “troppe incertezze generano ansietà e assuefazioni” concludendo che ” ci giochiamo sull’ILVA e su Taranto un pezzo di futuro del Paese, ma una cosa deve essere chiara: lo stabilimento siderurgico di Taranto non può essere chiuso, perchè è parte di una filiera industriale determinante per il paese“.
Vincenzo Boccia ha ricordato agli industriali tarantini presenti che “Siamo un Paese di trasformazione. Vendiamo nel mondo prodotti e servizi, ma on abbiamo materie prime. Avere una industria primaria, competitiva nel Paese, è fondamentale ed importante per l’intero indotto dell’industria italiana, non solo per una questione territoriale legata a Taranto”.
“L’attenzione non deve essere rivolta solo all’ ILVA – ha aggiunto Boccia – ma anche nei confronti di altri settori dell’industria. La “questione industriale” deve diventare strategica per tutto il paese. Tutta l’Italia è un territorio fertile per l’industria. Siamo dopo i tedeschi il secondo paese manifatturiero d’Europa. Dobbiamo puntare sull’industria, ed in particolare qui al Sud è necessario un grande piano d’azione che parta proprio dell’industria. Dobbiamo far diventare attuativi i piani per il Sud al più presto possibile. La questione temporale è fondamentale e determinante quanto la questione di merito per un Sud che torni al centro dell’attenzione del Paese”.