Con il varo della giunta più squalificata ed incompetente dell’ Amministrazione Comunale di Taranto, il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, frutto di compromessi, ricatti politici con un palese voto di scambio (che non si capisce come mai la Procura non rilevi ed indaghi) tenta di salvare la sua ormai disciolta maggioranza. E corre voce che il “consigliere” (gratuito) l’ avvocato ed ex deputato del Pd Michele Pelillo sarebbe per lasciare il suo incarico per evitare di essere confuso con questa “Armata Brancaleone”.
Dopo la giravolta a 360° con Italia Viva, ingresso ed uscita nello spazio di qualche giorno, ed essere stato respinto da Michele Emiliano che non ha voluto riceverlo, Melucci si aggrappa ai soliti “cani sciolti” del Consiglio Comunale, cioè a quei consiglieri comunali che non hanno un partito di riferimento .e cioè che fanno riferimento a se stessi dopo essere entrati in consiglio con qualche centinaio di voti, e chiedendo aiuto e voti ad esponenti eletti nella coalizione del centro destra e notoriamente sul “mercato” in cambio di assessorati e posti nei CdA delle municipalizzate.
Ma lo squallore a Palazzo di Città non finisce qui. Infatti Melucci avrebbe intenzione di nominare direttore generale al posto del “revocato” Carmine Pisano, per il quale la procura ha chiesto per ben due volte l’ìarresto, che verrà deciso dal Riesame la prossima settimana, un altro esperto delle aule di giustizia (come imputato) e cioè l’ex-sindaco del Comune di Castellaneta Giovanni Gugliotti, il quale ci risulta indagato in un procedimento avviato per dei reati contro le forze dell’ordine, ed avvalendosi della riforma di legge Cartabia ha chiesto al pm Natale titolare del fascicolo d’indagine la sospensione del procedimento a suo carico e la messa in prova, per evitare un’altra pressochè sicura condanna.
Ma evidentemente a Melucci piacciono le persone che hanno problemi con la giustizia, e carichi pendenti, avendone anche lui non pochi. E non si capisce come mai abbia revocato ieri soltanto l’ormai ex direttore generale Pisano e non il comandante della polizia locale Michele Matichecchia, indagato con le stesse motivazioni e responsabilità per le quali la Procura di Taranto ha chiesto per ben due volte il suo arresto, lasciandolo al suo posto. Una presenza incombente e pericolosa per la legalità, condiderando che è anche il RUP della gara di appalto del valore di circa 79 milioni di euro per la seconda BRT di Taranto, vinta da un’ ATI (associazione temporanea di impresese) che ha come capofila la CISA spa di Massafra. Un esito di gara non reso noto alla città di Taranto, pubblicandolo solo sul quotidiano Milano Finanza.
Un profilo quello di Gugliotti sicuramente ambiguo e poco affidabile anche perchè sprovvisto di qualsiasi esperienza dirigenziale amministrativa,. L’ex-sindaco di Castellaneta era stato peraltro il promotore insieme a Massimiliano Stellato notte tempore in compagnia di Gugliotti e del suo notaio barese, della raccolta di firme di dimissioni (e quindi sfiducia a Melucci) che avevano messo fine con 6 mesi di anticipo alla precedente amministrazione comunale guidata dal sindaco di Taranto. Inoltre Gugliotti è stato sindaco a Castellaneta e presidente della provincia fino a giugno 2022 e non sono ancora passati due anni. Quindi una sua eventuale nomina come direttore generale sarebbe inconferibile per il famoso dlgs 39/2013.
Gugliotti peraltro è da qualche mese diventato un “organico” della Lega, vicino al senatore Roberto Marti (che ha anche lui qualche problema con la giustizia a Lecce) grazie al cui intervento ha ottenuto un distacco, cioè un trasferimento temporaneo d’ufficio statale e non una nomina come lui millanta a Roma all’ ex-ministero dei Trasporti guidato da Matteo Salvini, pur di non tornare a lavorare dietro la sua scrivania di funzionario dell’ ufficio provinciale INPS di Taranto. Ma non solo. Gugliotti è da sempre più che legato all’imprenditore Antonio Albanese, presidente della CISA spa di Massafra con cui è stato avvistato nelle ultime settimane in un noto bar di Castellaneta, comune nel quale Albanese ha diversi interessi ed appetiti economici, oltre ai rapporti con il Comune di Taranto che gli versa oltre 18milioni di euro l’anno per il conferimento e lo smaltimento dei rifiuti del capoluogo, appalto senza il quale il bilancio della CISA andrebbe in perdita.
Nel frattempo corrono le inchieste sul Comune di Taranto della Procura di Taranto e di Potenza, mentre Melucci cerca di restare incollato sulla sua poltrona di sindaco “lievitata” con uno stipendio di 11.000 euro al mese di stipendio, senza dei quali sarebbe un disoccupato e non potrebbe più avvalersi naanche del reddito di cittadinanza ormai revocato dal governo Meloni.