La multinazionale francese dei call center, Teleperformance ha deciso di smobilitare le attuali sedi di Taranto e Roma, aggravate da una gestione in passivo, lasciando aperto soltanto il presidio di Fiumicino con 400 dipendenti , mandando a casa circa 2 mila dipendenti. Il resto del gruppo è già migrato in Albania.
L’azienda ha informato questa mattina i sindacati locali della propria decisione, molto difficile da accettare in una città come Taranto che sta perdendo numerose attività basilari per la propria economia ed occupazione. Per domani è stato preannunciata dai dirigenti di Teleperformance la presentazione nel dettaglio del proprio piano.
Il call center tarantino occupa circa 1.700 dipendenti a Taranto, mentre a Roma sono appena 200, e costituiva per numero di occupati, dopo l’ ILVA , la seconda realtà industriale nel capoluogo jonico Teleperformance era stato preso ad esempio in passato da diversi governi di centrosinistra.
L’azienda a seguito della regolamentazione di settore voluta nel 2007 dall’ex ministro Cesare Damiano, che si avvaleva come collaboratore principale dell’ex senatore Giovanni Battafarano (Pd), aveva dovuto trasformare tutti i contratti di lavoro in vigore nella sede tarantina, in contratti a tempo indeterminato.
Qualche anno dopo la nuova disciplina introdotta dal ministro Sacconi (Forza Italia – ex PdL) modificò la normativa e quindi non rese più obbligatoria l’assunzione a tempo indeterminato, decisione che portò l’intero settore nel caos più totale. La sostanza adesso è che Teleperformance chiude Taranto ed altri 2000 lavoratori sono tutti a rischio.
Immediata la reazione dei sindacati. Per la Slc CGIL “Teleperformance ha annunciato la vendita delle sedi di Taranto e Roma, ma la verità è che in un momento storico come quello che stiamo vivendo questo significa soltanto chiusura e licenziamenti di oltre duemila dipendenti». Per il segretario generale della Slc Cgil di Taranto,al termine dell’incontro, non ci sono dubbi : l’azienda ha annunciato la trasformazione in società per azioni, delle due sedi italiane che, “a differenza di quella di Parco Leonardo a Fiumicino, non sono in attivo“.
Tale trasformazione societaria prevede che le due sedi andranno sul mercato in attesa di essere offerte a dei possibili compratori ed i dipendenti, nel migliore dei casi, verrebbero assunti con la nuova disciplina introdotta dal Jobs Act.