Il capogruppo di Forza Italia in Regione Basilicata, Francesco Piro, è stato posto ai domiciliari da questa mattina a seguito di un’ ordinanza disposta dal Gip Antonello Amodeo del Tribunale di Potenza nell’ambito dell’inchiesta sulla “mala politica lucana” condotta dalla da Polizia e Carabinieri, coordinati dal procuratore capo Francesco Curcio e dal pm Vincenzo Montemurro della Direzione distrettuale antimafia di Potenza. Secondo gli inquirenti Piro, aveva “relazioni con esponenti della locale criminalità organizzata“. E “non di rado per raggiungere proprie finalità personali, politiche ed elettorali, e a scopo intimidatorio, ostentava ai suoi interlocutori i suoi asseriti collegamenti con contesti criminali calabresi“.
Le accuse al capogruppo forzista, riguarderebbero, in particolare, degli spostamenti di personale da e verso l’ospedale di Lagonegro, dove Piro risiede, che è tra i presidi periferici dipendenti dell’azienda ospedaliera regionale San Carlo, e alcuni presunti reati elettorali commessi in occasione delle consultazioni comunali vinte dall’attuale prima cittadina Maria Di Lascio raggiunta da un’ordinanza di arresti domiciliari accusata anche di aver voluto “punire” chi non sosteneva Francesco Piro, il candidato (non eletto) di Forza Italia al Senato, tagliando i servizi telefonici e idrici.
Tra i politici colpiti dall’ordinanza figura anche Gianni Rosa neo senatore di Fratelli d’Italia , che è stato assessore all’ambiente della Regione Basilicata dalla primavera del 2019 sino allo scorso mese di febbraio, indagato per abuso d’ufficio in concorso con il governatore Vito Bardi e altri quattro assessori lucani in carica nell’aprile del 2020 (Francesco Fanelli, Rocco Leone, Francesco Cupparo e Donatella Merra)
Analoghe accuse nei confronti dell’ex assessore alla sanità, Leone, al quale verrebbe contestato, tra l’altro, di aver fatto pressioni sull’ex direttore generale dell’ ospedale San Carlo, Massimo Barresi, in relazione al trasferimento di alcuni anestesisti in servizio al San Carlo. Decaduto dall’incarico ad agosto del 2020 per effetto di una sentenza del Tar, Barresi aveva riempito pagine e pagine di verbali raccontando agli inquirenti una serie di circostanze finite al centro dell’indagine di carabinieri e polizia.
Un altro provvedimento cautelare di obbligo di dimora – è stato disposto dal gip Antonello Amodeo del Tribunale di Potenza nei confronti dell’assessore regionale all’agricoltura, Francesco Cupparo (Forza Italia) e dell’ex assessore regionale alla Sanità, Rocco Leone (ex esponente di Forza Italia recentemente passato in Fratelli d’Italia). “Ho già spiegato tutto al pm durante l’interrogatorio a cui mi sono sottoposto”. Questa la dichiarazione di Leone, contattato al telefono dai giornalisti lucani “La mia conflittualità con Barresi è un fatto notorio. Il problema degli anestesisti pure, e aveva già portato all’ìnterruzione dell’attività operatoria del San Carlo. Mi ritrovo coinvolto per aver provato ad accontentare tutti e a difendere gli interessi di una comunità, è una vergogna”.
“Io ho fatto gli interessi della gente”. ha aggiunto ancora Leone. “Mi sono battuto in un momento di grandissima difficoltà per la comunità, non per interessi personali o per privilegiare l’uno o l’altro tra gli anestesisti. Io quando dico a Barresi “devi seguire le mie indicazioni”, come si legge nelle intercettazioni, è perché c’è un indirizzo che la Regione deve dare a livello di programmazione. Non perché caldeggiavo questo o quel medico”.
Perquisizioni effettuate alla Regione Basilicata e all’ospedale San Carlo di Potenza, il cui direttore generale Giuseppe Spera risulta essere indagato e coinvolto nell’inchiesta e colpito da un divieto di dimora nel capoluogo, mentre il governatore Vito Bardi compare in un lungo elenco di oltre cento indagati a piede libero. “Si va avanti in un momento di crisi senza precedenti”, ha dichiarato Bardi all’Ansa. “Sono come sempre disponibile a collaborare con gli inquirenti per chiarire ogni aspetto”, ha aggiunto. Fonti vicine al governatore lucano hanno inoltre evidenziato che le delibere oggetto dell’inchiesta “sono atti pubblici, approvate senza secondi fini”. Per quanto riguarda i tamponi, Bardi ha sottolineato di “non aver ricevuto alcun favore”. Il presidente della Regione ha consegnato agli investigatori il telefono cellulare, mentre nel suo ufficio sono stati acquisiti il computer ed il tablet in suo utilizzo.
Non è la prima volta che Bardi finisce nel mirino del procuratore Curcio. Infatti in passato il governatore Bardi allorquando era un generale delle fiamme gialle, comandante in seconda della Guardia di Finanza, in pratica il numero due del Corpo, finì nel mirino dei pm Curcio e Woodcock con le accuse di favoreggiamento e rivelazione di segreto nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta “P4“. Al centro dell’inchiesta P4 c’era Alfonso Papa, ex deputato del Pdl accusato di essersi servito di notizie coperte da segreto su indagini in atto per ricattare alcuni imprenditori dai quali riceveva così denaro o altre utilità. L’anno successivo, tuttavia, la sua posizione fu archiviata dal Gip su richiesta dello stesso pubblico ministero Henry John Woodcock. Tutti gli indagati non prosciolti finirono a giudizio, ed a eccezione del giornalista-lobbista Luigi Bisignani che per motivi familiari ha patteggiato la pena