di Peter Gomez *
Ilfattoquotidiano.it, al pari di molte altre testate e siti online, si è comportato in maniera gravemente negligente sul caso di Tiziana Cantone, la ragazza di Napoli che si è suicidata dopo la diffusione sui social network di una serie di suoi video hard. Nella primavera del 2015, quando Tiziana era già diventata suo malgrado una star del web, anche il web-giornale che dirigo ha pubblicato un pezzo sul suo caso. Un articolo che dava conto del fenomeno esploso intorno al suo nome. Nel pezzo si raccontava come venissero vendute magliette che riportavano una frase da lei pronunciata, si parlava dei gruppi Facebook a lei dedicati, delle parodie e dei tanti video satirici che spopolavano su YouTube.
Sbagliando avevamo trattato la cosa come una sorta di fenomeno di costume e avevamo come altri ipotizzato che la vicenda potesse essere un’operazione di marketing in vista del lancio di una nuova attrice.
L’errore commesso è evidente e innegabile. Non eravamo davanti a un caso di costume, ma un caso di cronaca che come tale andava trattato e approfondito per poi avere in mano elementi sufficienti per decidere se pubblicare o meno. Detto in altre parole non ci saremmo dovuti accontentare del fatto che la povera Tiziana fosse introvabile, ma avremmo dovuto chiedere ai nostri collaboratori di cercare i suoi amici e familiari per capire cosa era realmente accaduto. E credo che se avessimo fatto fino in fondo il nostro mestiere quel pezzo del 2015 non sarebbe mai finito in pagina.
La scorsa settimana un giudice, su richiesta dei legali della ragazza, ha ordinato di rimuovere i contenuti su Tiziana a Facebook, Google, Yahoo e YouTube e a due giornali online che avevano anche ripreso i suoi video. In seguito alla notizia della sentenza – che a noi era francamente sfuggita – nei giorni successivi centinaia tra siti e testate online hanno cancellato quello che in quella primavera avevano scritto. Ieri notte poi, dopo la morte della giovane donna, da internet sono sparite altre centinaia di migliaia di pagine.
Alcuni quotidiani hanno oggi ipotizzato che il suicidio sia stato deciso dalla ragazza per lo sconforto di vedere nuovamente la sua storia riprendere vigore in Rete in seguito alla notizia della sentenza. Non sappiamo come siano andate le cose. E davanti alla tragedia non crediamo che sia nemmeno importante capirlo.
Il dibattito, che come sempre in questi casi, si è aperto sulla forza distruttrice dei social è senza dubbio importante. Così come sono importanti tutte le raccomandazioni ripetute agli utenti suglienormi rischi legati alla diffusione di filmati e immagini potenzialmente imbarazzanti. Ma oggi è il caso che qui si parli di noi, delle nostre responsabilità e delle nostre manchevolezze.
Questo solo mi sento di dire a chi ci legge, convinto che ogni altra parola sia di troppo.
- direttore de ilfattoquotidiano.it